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Grecia. Il programma politico di Unità Popolare

Unità Popolare nasce dopo il massiccio “NO” del popolo greco al referendum del 5 luglio. Al terrorismo delle forze dominanti nell’Unione Europea e in Grecia, una grande maggioranza sociale, con una forte presenza di giovani, ha opposto una genuina rivolta popolare.

La resistenza del popolo greco, una resistenza senza precedenti per durata e per carattere massiccio – soprattutto i primi due anni di imposizione dei memoranda – è un patrimonio prezioso per Unità Popolare. Il nostro partito è l’espressione della resistenza generalizzata contro il piano strategico d’imposizione di un’austerità permanente, di privazione di qualsiasi diritto del lavoro, accaparramento dei beni pubblici, smantellamento della democrazia e imposizione di un regime a sovranità limitata.

Non più di un mese dopo il “NO” del popolo greco al referendum, l’adozione del Terzo Memorandum ha causato uno scompiglio nel campo politico. L’équipe dirigente del governo, portata al governo dalle elezioni del 25 gennaio, ha brutalmente fatto a pezzi il contratto sociale che la legava alla maggioranza popolare, seminando desolazione e alimentando di nuovo la paura. Essa è passata sulla riva opposta, quella delle Forze dei Memoranda, bombardando i lavoratori e il ceto medio di nuove misure antipopolari. Questa inversione di tendenza ha permesso ai creditori di andare avanti di nuovo, con un colpo di Stato politico in violazione di qualsiasi nozione di sovranità popolare. Con il Terzo Memorandum, la sorveglianza internazionale diventa ancora più soffocante, l’esempio più evidente di questa umiliazione è la creazione del famoso «fondo», del Fondo incaricato di mettere sotto ipoteca i beni nazionali e la ricchezza sociale per generazioni intere.

Ma il Terzo Memorandum non è che l’inizio. All’ordine del giorno sono già scritti lo smantellamento completo del diritto del lavoro e delle relazioni professionali, una nuova riduzione, a livelli ridicoli, della pensione principale e della previdenza complementare, una razzia fiscale sui redditi degli agricoltori come anche degli strati sociali medio-bassi e tutta una serie di altre misure che saranno applicate nei prossimi mesi.

E’ per questa ragione, e per impedire la formazione di un fonte anti-memorandum di politica alternativa, che il governo è stato costretto a dimettersi e guidare il paese verso le elezioni anticipate. E’ il tentativo di monopolizzare del voto popolare, prima che il popolo possa informarsi e sperimenti, nella vita quotidiana e in tutta la loro estensione, gli effetti del Terzo memorandum. Questi tentativi godono del sostegno incondizionato dei dominanti d’Europa – Merkel, Junker, Moscovici, Dijsselbloem – i quali hanno fatto di tutto, da due mesi, per impedire che si eserciti il diritto di espressione democratica del popolo greco via referendum.

Nessuno può seriamente credere che queste misure, dalle conseguenze sociali catastrofiche, potranno in qualche modo, essere efficaci anche da un punto di vista strettamente finanziario. Esse sono destinate al fallimento, e questo fallimento porterà dritto a nuove ondate di misure antipopolari, per alimentare un circolo vizioso che avviamo conosciuto sotto i governi pro-memoranda precedenti. Operai, contadini, giovani, professionisti e piccoli imprenditori sono devastati al solo fine di garantire il pagamento delle tranches di “aiuti” che, non appena vengono incassati, al 99% sono rimborsati sia ai creditori che ai banchieri. Non resta nulla per l’economia reale e per i cittadini che si trovano sull’orlo dell’estinzione economica.

E’ ridicolo attendersi da questa classe dirigente, che ha firmato il Terzo memorandum e che è stata incensata dai rappresentanti dei creditori e dell’oligarchia nazionale, che essa giunga – un giorno lontano, in un modo ancora da stabilire – a liberarsi da questa catena. Se prendete il treno sbagliato, la stazione d’arrivo non sarà quella giusta. Si sbaglia chiunque crede che un governo, che ha accettato di ritirare immediatamente 93 euro al mese ai più poveri dei poveri, riducendo la pensione minima al livello umiliante di 393 euro, sarà in grado di scagliarsi contro gli interessi dominanti.

PER UN AMPIO FRONTE DEL «NO FINO IN FONDO»
Per tutte queste ragioni, si è rivelata urgente la necessità di formare Unità Popolare, un fronte politico e sociale di opposizione ai Memoranda, contro l’austerità che uccide, la deriva antidemocratica e la trasformazione della Grecia, con la leva del debito, in una colonia nel cuore d’Europa, .

Abbiamo bisogno di un ampio fronte popolare e patriottico, affidabile, coerente e disinteressato, che ripristini le speranze tradite, vinca la paura e conduca alla vittoria all’ampia corrente giovanile e popolare del “OXI” del 5 luglio. Parlano invano, quelli che denunciano a priori questo tentativo come una “operazione dei franchi tiratori”, presumibilmente responsabili della caduta del “primo governo di sinistra”. Non si è avuto un rinnegamento se non da parte di coloro che hanno scelto di diventare il terzo governo dei Memoranda del paese.

Unità Popolare non è una bandiera di comodo, e non vuole aggiungere ulteriormente il suo nome a quello dei partiti dell’establishment in bancarotta. Si tratta di un’alleanza di organizzazioni politiche, movimenti e cittadini impegnati senza etichette, e mira a dare la sua voce, ispirare e rafforzare un vero movimento popolare con iniziative auto-organizzate. Vogliamo che diventi la voce di coloro che ora non hanno voce, la forza dei deboli. Vogliamo che costituisca il punto di partenza del fronte che suggellerà l’alleanza dei lavoratori, dei disoccupati, dei contadini, dei lavoratori autonomi, dei ceti urbani medi e inferiori, degli intellettuali e degli uomini di lettere e di cultura, in uno sforzo comune perché la società greca cambi la direzione di marcia.

Questo punto di vista non è compatibile con la logica di egemonia e di verità esclusiva. Tutte le sensibilità sociali, tutte le tradizioni politiche progressiste e le inclinazioni ideologiche hanno il loro posto. Il funzionamento democratico è, per questo fronte, la conditio sine qua non della sua esistenza, attorno agli stessi attivisti, alle loro richieste e domande. Le forze, i militanti e le militanti che partecipano a Unità Popolare sono legati da un forte accordo politico per soluzione alternativa e radicale immediata, assolutamente necessaria, alla tragedia dei Memoranda.

Questa soluzione si dimostrerà efficace e a beneficio delle classi popolari, a scapito del grande capitale, e libererà la Grecia dalla dominazione mortale dei centri imperialisti. Siamo uniti dalla comune ricerca, attraverso diversi percorsi, di una società nuova, libera dalle catene dello sfruttamento e di ogni forma di oppressione, una società coesa, giusta e libera, sulla strada del socialismo del XXIesimo secolo.

MISURE IMMEDIATE PER L’USCITA DALLA CATASTROFE SOCIALE
Unità Popolare si da come obiettivo immediato la creazione, attraverso i movimenti sociali e l’azione politica, dentro e fuori dal Parlamento, di condizioni per una soluzione alternativa radicale alla realtà attuale dei Memoranda.

Le coordinate fondamentali dell’altra via sono già state definite da molte forze di sinistra, movimenti radicali e scientifici progressisti. La soluzione alternativa che noi difendiamo mira a fornire risposte a tutte le questioni cruciali della politica dell’economia, della società, dello Stato e della politica estera. Una alternativa che naturalmente non si limita alla questione della politica monetaria, come affermano falsari e sicofanti che denunciano un presunto «lobby della dracma».

Il problema di questa soluzione alternativa non sta nella presunta insufficienza del trattamento “tecnico” che presenterebbe, ma nella sua mancanza di preparazione politica: non è stato fatta sufficientemente fatta oggetto di discussione tra le persone e le comunità sociali. Vale a dire, tra coloro che saranno chiamati ad ingaggiare una lotta feroce, di fronte a enormi interessi, per fare di questa alternativa una realtà. E’ questo gap che noi aspiriamo a colmare senza indugio, per una massiccia campagna di dialogo pubblico, di fronte a coloro che cercano di imporre una nuova “attacco sui generis” per demonizzare e criminalizzare ancora il dibattito “proibito”.

Le misure immediate e urgenti che devono essere adottate per aprire una via, sono le seguenti:

– Soppressione dei Memoranda assassini tanto della società quanto dell’economia, nonché gli accordi coloniali di prestito che segnano l’ipoteca il nostro futuro che li accompagnano.

– Cessazione del rimborso del debito —di cui anche il Fondo Monetario Internazionale, dal suo particolare punto di vista, riconosce l’insostenibilità— con l’orizzonte della cancellazione globale della maggior parte di questo debito. La sospensione dei pagamenti sarà accompagnata da azioni politiche e giuridiche a livello internazionale, che sfrutteranno anche le conclusioni in materia della Commissione Verità sul Debito Pubblico del Parlamento ellenico.

– Indipendentemente da ciò, ma parallelamente all’azione internazionale sulla questione del debito saranno immediatamente e con insistenza poste delle esigenze —a carattere politico, giuridico nonché cittadino— per quanto riguarda il pagamento degli importi dovuti dalla Germania a titolo di riparazione per le vittime e la devastazione causata dal barbarie nazista.

– Fine immediata dell’austerità e attuazione di una politica di redistribuzione della ricchezza sociale a favore dei lavoratori e a spese degli oligarchi. Particolare attenzione deve essere data ai segmenti della popolazione più colpiti dalla crisi, con un rafforzamento del loro reddito e un aumento progressivo minimo dei salari, le pensioni e le indennità di disoccupazione, l’assistenza medica garantita e i beni fondamentali (elettricità, acqua, riscaldamento) per tutti.

Più in generale saranno sostenuti gli stipendi, le pensioni e la spesa sociale per l’istruzione pubblica gratuita, sanità popolare, la cultura. Il loro aumento graduale sarà promosso, in base al ritmo di crescita. Le misure fiscali e tutte le altre dei memoranda, che decimano gli agricoltori ei lavoratori autonomi, saranno revocate. L’ENFIA (imposta fondiaria unificata) verrà cancellata e sarà stabilita solo una tassa sui grandi patrimoni terrieri.

– Nazionalizzazione delle banche e loro funzionamento sotto controllo sociale, assicurando una garanzia assoluta dei risparmi popolari. Il nuovo sistema bancario, nazionalizzato e libero dal “patrocinio” della BCE, garantirà la cancellazione del debito per le famiglie sfinite dalla crisi. Esso fornirà liquidità indispensabile per i professionisti e le PMI, che sono in via di estinzione. In questo contesto, la Banca Agricola e la Cassa di Risparmio Postale riapriranno e gli scandali legati alla loro svendita saranno oggetto di indagine. La nazionalizzazione delle banche permetterà che siano individuati e indagati i prestiti facili [“thalassodània”] concessi ai gruppi in posizione di monopolio e i casi di evasione fiscale, attraverso varie liste, proprio come la lista Lagarde.

RICOSTRUZIONE ECONOMICA E RINASCITA CULTURALE
Accanto a queste misure di estrema urgenza che daranno un primo respiro all’economia e alle classi lavoratrici, riforme radicali saranno attuate in vista della trasformazione del modello di crescita fallimento e il rovesciamento dei rapporti di forza sociali in favore del popolo e a spese degli oligarchi e delle loro reti.

Queste riforme comprendono, tra le altre:

– La revisione radicale della legislazione del lavoro, con il ripristino dei contratti e della contrattazione collettiva. Prevenzione contro il dispotismo patronale, con misure di dissuasione e limitazioni poste in materia di licenziamenti, la mobilitazione e il rafforzamento degli ispettorati del lavoro. Un OAED [Organismo per l’impiego di manodopera, Ndt] riformato, sociale e pubblico, e l’abolizione delle società private subfornitura dei lavoratori.

– La creazione di un sistema fiscale stabile, socialmente equo e basato sul principio di redistribuzione, quindi il costo della crisi sarà, finalmente, non a carico delle solite bestie da soma, ma dei ricchi.

– La fine delle privatizzazioni rapaci, dei tagli all’occupazione e delle chiusure aziendali, reti e infrastrutture (gestione pubblica dell’energia elettrica, del gas naturale, dei porti, degli aeroporti, degli edifici edei terreni demaniali, ecc.); La rimozione immediata di TAIPED [Fondo per lo sviluppo dei beni della Repubblica ellenica, Ndt]. Il recupero dei beni pubblici trasferiti al capitale privato attraverso l’annullamento di decisioni illegali e incostituzionali circa la loro assegnazione, senza indennizzo, con l’eccezione dei piccoli azionisti. Nazionalizzazione, ricostruzione e rilancio, sotto il controllo operaio e sociale, di tutte le aziende, le reti e le infrastrutture di importanza strategica, che assumeranno il ruolo di locomotiva dell’economia. L’obiettivo è di garantire la rapida rivitalizzazione dell’economia che creerà posti di lavoro rafforzando il coinvolgimento dei lavoratori, ciò nel rispetto dell’ambiente.

– La ricostruzione del sistema sanitario nazionale —che è stato completamente smantellato—, ospedali pubblici e di un sistema sanitario che assicuri cure primarie di alta qualità, accessibili a tutti, nella capitale e nelle province.

– La lotta contro la desertificazione culturale e garanzia del carattere pubblico delle istituzioni culturali e l’accesso di tutta la popolazione alla produzione culturale. Il sostegno pubblico ad ogni iniziativa per creare uomini di cultura e per tutti i cittadini.

– Ricostruzione economica attraverso lo spostamento del centro di gravità: a) dal consumo di prodotti importati alla produzione —principalmente per la produzione industriale e agricola di prodotti di alta qualità, e b), della compressione del costo del lavoro alla massimizzazione del plusvalore. Noi siamo, infine, per una transizione da una crescita al servizio di chi sfrutta lavoro e natura ad una crescita centrata sull’adeguamento tecnologico, l’innovazione, l’organizzazione moderna e, soprattutto basata sui fattori di ricchezza sociale. Questa crescita sarà basata sui saperi, sull’entusiasmo e la creatività dei lavoratori. Questo orientamento richiede una politica di pianificazione democratica a livello centrale, come nella periferia, con una forte dimensione ambientale.

– Il sostegno sostanziale all’istruzione pubblica e gratuita ed a alla ricerca, che costitusice, oltre a tutte le altre misure, una condizione fondamentale della conversione verso un nuovo ed efficiente modello sociale.

– Il “Terzo settore” (a fianco dei settori pubblico e privato) è una componente essenziale della ricostruzione economica: le cooperative, le imprese autogestite che sono state abbandonate dai loro proprietari, strutture solidali, ecc … Si richiederà un sostegno sostanziale da parte del sistema bancario pubblico e dell’apparato statale.

– La politica di solidarietà e di umanità nei confronti dei rifugiati e dei migranti economici. Noi combatteremo qualsiasi comportamento xenofobo e razzista, di cui di Alba Dorata è un esempio estremo che tende a trasformare la guerra sociale del capitale in guerra “civile” etnico, all’interno dello stesso mondo del lavoro. Lotteremo contro le guerre imperialiste che aggravano il problema dei rifugiati e dei migranti. Rivendichiamo il sostegno deve essere dato al nostro paese e gli altri paesi della “prima linea” dagli altri paesi del Nord Europa, mentre chiediamo la rimozione degli Accordi di Dublino II che trasformano la Grecia in una gigantesca prigione per migranti.

USCITA DALLA PRIGIONE MONETARIA DELL’EUROZONA
Siamo pienamente consapevoli che anche solo la cancellazione dei memoranda, e le modifiche radicali che abbiamo descritto, susciteranno la reazione virulenta delle forze dominanti dell’Unione europea. Queste cercheranno di soffocare subito la nostra attività, utilizzando come leva principale l’arresto della liquidità fornita dalla BCE alle banche greche. Questo è esattamente ciò che abbiamo vissuto degli ultimi sei mesi, anche con il molto più moderato governo SYRIZA-ANEL.

Pertanto, le questioni relative alla uscita dalla zona euro e della rottura con le politiche neoliberiste dell’Unione europea —che s’incammina su strade sempre più conservatrici e anti-democratiche— sono all’ordine del giorno. Non si tratta di un’ossessione ideologica, ma del più elementare realismo politico. L’esperienza del mese scorso, pagata a caro prezzo, ha mostrato anche agli scettici che le forze dominanti all’interno dell’euro-germania, non sono né “alleata” né “partner”. Sono piuttosto dei ricattatori economici e degli stupratori politici. Non esitano a vendicarsi di un intero popolo, applicando la più feroce di “punizione collettiva” quando le decisioni di questo popolo non gli convengono.

La riconquista della sovranità monetaria e l’istituzione —su nuove basi: democratiche, sociali e orientate alla crescita— di una nuova moneta, non costituiscono un fine in sé. Sono solo uno degli strumenti necessari per realizzare i cambiamenti radicali abbiamo descritto; di questi cambiamenti, il garante finale non sarà il denaro, ma la lotta delle classi lavoratrici. Nonostante le inevitabili difficoltà del primo mese, nulla giustifica le Cassandre che identificano questa iniziativa con un olocausto economico e la morte della nazione. Nel corso del XX secolo, 69 unioni monetarie sono crollate senza provocare la fine del mondo. L’istituzione di una moneta nazionale, come condizione per l’applicazione di un programma progressivo di ricostruzione e per uscire dall’impasse non è solo una scelta praticabile; si tratta di una scelta di speranza, in grado di mettere il Paese su un nuovo percorso di sviluppo.

Non siamo affatto nostalgici della Grecia capitalista della dracma. Sappiamo bene che la situazione del nostro paese, prima dell’euro, era tutt’altro che idilliaca. Ma i 13 anni che abbiamo vissuto con l’euro, in particolare l’ultimo, non sono stati niente di meglio: i primi sette anni sono stati, per alcune parti della popolazione, un’era di ubriachezza, di credito facile e di consumi, ciò sulle rovine della base produttiva del paese. Tuttavia, i sei anni successivi sono stati quelli del brusco risveglio di questo ubriaco, e la discesa agli inferi dei Memoranda, senza un minimo di luce alla fine del tunnel. E’ giunto oramai il momento di provare un’uscita salutare.

La riconquista della sovranità monetaria, con la Banca di Grecia sganciata dalla BCE, che opera sotto la responsabilità del governo, pubblica e sociale, e l’emissione di una moneta nazionale, fornirà la liquidità necessaria all’economia, senza le condizioni odiose di finanziamento. Ciò contribuirà in modo decisivo a sostenere le esportazioni, la limitazione e la graduale sostituzione delle importazioni con prodotti locali, e il rafforzamento della base produttiva del paese ed infine i flussi turistici.

La riconquista della sovranità monetaria promuoverà la creazione di occupazione, grazie ad un programma di investimenti pubblici, di iniziative per lo sviluppo delle grandi imprese pubbliche, al sostegno del settore pubblico dell’economia e di avvio del credito concesso alle PMI. La rimozione di oneri, tasse incluse, che pesano sui redditi e le imprese modesti e medi —imposti dal memorandum al solo scopo di rendere sostenibile il rimborso del debito— consentirà di rilanciare la domanda e portare a una crescita. Presenteremo e sottometteremo al dibattito, un piano specifico per la Grecia, che realizzi un programma radicale, progressista, con una moneta nazionale.

PER UN POSTO EQUO DELLA GRECIA NEL MONDO MODERNO
L’uscita dalla “prigione” economica della zona euro non implica affatto, come affermano erroneamente i nostri avversari, l’ “autarchia” e l’isolamento politico internazionale. Al contrario, inaugurando la via del cambiamento radicale, il popolo greco sarò un faro di speranza per gli altri popoli d’Europa e del mondo, assicurandosi simpatie, appoggi e alleanze preziose. Il percorso alternativo che proponiamo priverebbe la Grecia solo delle sue attuali catene che la stringono nel ruolo di braccio euro-atlantico. L’uscita libererà le sue potenzialità in termini di sviluppo di relazioni reciprocamente vantaggiose con tutti i paesi che rispettano la sua sovranità e la sua decisione di essere amichevole nei confronti di tutti i popoli del mondo, senza sconti per nessuna potenza.

Noi ci daremo una nuovo orientamento politico, multidimensionale e indipendente nel campo delle relazioni internazionali, come in quello dell’energia, dell’economia e della politica. Queste relazioni internazionali non si limiteranno alle rigide frontiere dell’UE. Vogliamo sviluppare una cooperazione politica energetica nel Mediterraneo, nei Balcani, nel Medio Oriente. Questa politica metterà in evidenza le nuove potenzialità di partnership reciprocamente vantaggiose con le potenze emergenti dei BRICS, dell’America Latina e delle altre regioni.

Noi siamo contro la nuova “guerra fredda” e una nuova divisione dell’Europa, con la costruzione di un nuovo muro con la Russia. Lottiamo contro le scelte e le strategie imperialiste e avventuristiche della NATO. Ci impegniamo per l’uscita della Grecia da questa alleanza, una macchina da guerra che smantella Stati opprime i popoli e destabilizza l’ampio asse geopolitico della nostra regione, dall’Ucraina orientale al Medio Oriente. Lottiamo per la chiusura delle basi americane e della NATO, per la non partecipazione della Grecia a qualsiasi organismo imperialista. Noi desideriamo che i problemi relativi alle relazioni turco-elleniche causati dalle esigenze di Ankara vengano affrontate attraverso il dialogo pacifico, sulla base del pieno rispetto delle convenzioni internazionali, del diritto internazionale e in particolare del diritto marittimo.

Noi siamo fermamente contrari a qualsiasi tentativo di modificare i confini della nostra regione. Respingiamo qualsiasi riaccendersi di tendenze nazionaliste e scioviniste. Lottiamo per una soluzione giusta e duratura a Cipro sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite per una Cipro indipendente, senza le truppe di occupazione o basi straniere. Riteniamo necessario interrompere la cooperazione militare con Israele —potenza d’occupazione di terre straniere nella zona— e il riconoscimento immediato dello stato di Palestina. Siamo fermamente solidali con tutti i popoli del mondo che lottano per la libertà, la giustizia e l’autodeterminazione.

L’uscita della zona euro e l’attuazione di un programma radicale con il popolo organizzato come protagonista, comporta un conflitto con le scelte della UE e dei suoi antidemocratici organismi sovranazionali. L’accordo di Maastricht, il processo di costituzione della Ue servono cause neoliberaliste, rafforzano i punti di vista imperialisti delle grandi potenze e minano la sovranità popolare.

Di fronte agli attacchi inevitabili del capitale finanziario e dei suoi rappresentanti politici, il popolo deve essere pronto a tutto. La questione dell’uscita della Grecia dall’Unione europea può essere posta in qualsiasi momento all’ordine del giorno. In questo caso, chiameremo il popolo ad applicare l’agenda progressista che esso ha scelto, a pronunciarsi con un referendum per decidere se restare o uscire dall’Unione europea —come del resto è già stato fatto ed ancora viene fatto in altri paesi europei.

In tutti i casi, l’uscita della zona euro e la rottura con il quadro soffocante della Ue non significano l’isolamento della Grecia nei confronti del suo ambiente europeo. Ci rivolgiamo in particolare agli altri popoli, ai movimenti sociali ed alle forze progressiste dei paesi dell’Unione, ai quali siamo legati da profondi legami economici, politici e culturali. Il nostro obiettivo è di contribuire alla creazione di un movimento paneuropeo attorno agli obiettivi che riguardano gli interessi comuni del mondo del lavoro, a prescindere dalla nazionalità di ciascuno.

Il partenariato transatlantico di Commercio e gli Investimenti (Ttip) è un passo fondamentale della mutazione conservatrice della Ue. Questo accordo cede i beni pubblici (acqua, istruzione, sanità, ecc) alle imprese multinazionali e spalanca la porta agli alimenti geneticamente modificati, eliminando qualsiasi nozione di diritto del lavoro e di sovranità nazionale in quanto suscettibile di costituire un ostacolo alla impunità degli “investitori”. Ci batteremo con tutte le nostre forze, con tutti i movimenti progressisti in Europa, per impedire la ratifica di questo accordo mostruoso.

DEMOCRAZIA OVUNQUE, POTERE POPOLARE

Un elemento essenziale della nostra proposta alternativa è la radicale trasformazione dello Stato, della giustizia e della pubblica amministrazione. Il ristabilimento e l’ampliamento delle libertà democratiche, dello spazio del lavoro per il diritto di manifestare, la rimozione dei MAT [forze di polizia antisommossa, Ndt] e più in generale la lotta contro meccanismi repressivi contro il “popolo nemico”, la democratizzazione e la trasparenza nel settore dei media, la lotta decisiva contro la corruzione e la collusione; queste sono le misure più urgenti in questo campo.

In parallelo, esamineremo il ruolo e la direzione adottate, in settori cruciali, dalle “autorità indipendenti” che regolano i settori bancario, delle telecomunicazioni, dell’energia, dell’informazione, etc. Naturalmente, altre autorità indipendenti, che sono in grado di svolgere un importante ruolo sociale, come ad esempio ASEP [Consiglio superiore di selezione del personale, Ndt] saranno mantenute e sostenute con un rafforzamento della trasparenza e del controllo sociale. Inoltre, avvieremo un’ampia consultazione sociale per la revisione profonda della Costituzione e l’intero sistema politico, in vista di una nuova Assemblea Costituente che emergerà in apposite future elezioni. Questa revisione ha per obbiettivo centrale l’introduzione di una forma di democrazia nuova e più avanzata, che combinerà democrazia rappresentativa e democrazia diretta, il governo col sostegno all’iniziativa popolare, all’autonomia, con la partecipazione popolare diretta e decisioni popolari dirette, ciò basandosi sulle migliori pratiche ed esperienze che in questo campo si sono date in tutto il mondo.

Il perseguimento del potere governativo non è per noi un fine in sé. Fa parte dell’obiettivo generale per cui l’esercizio del potere politico è prerogativa di una grande alleanza popolare. Serve un programma per un’uscita immediata dall’impasse, che può essere messo in pratica da un governo che si baserà sulla forza di popolo organizzato e le sue istituzioni, sul movimento operaio, sul movimento giovanile, sui movimenti di solidarietà locali e ambientali, su forme popolari di autogestione.

L’attuazione di tale programma è anche suscettibile di modificare i rapporti di forza sociali facendo emergere la concreta possibilità di aprire una nuova strada per la società greca in una prospettiva socialista».

Atene, Mercoledì 2 settembre, 2015

 Fonte: Laikí Enótita

Traduzione a cura della redazione di Sollevazione.blogspot

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