I padroni ed il loro strateghi di comunicazione e pianificazione dello sfruttamento operaio stanno eliminando ogni orpello propagandistico dai loro messaggi ed assumono, sempre più, un lessico diretto, virulento ed autoritario.
Evidentemente l’inasprirsi della crisi economica, l’aumento dei fattori di competizione e l’assenza di forti risposte operaie all’intensificarsi dell’offensiva padronale fanno perdere ogni prudenza e spingono questi personaggi ad assumere una protervia senza limiti.
Come interpretare altrimenti la lettera inviata ai lavoratori Alenia di Nola – firmata da P. Corbusiero, responsabile risorse umane e M. Mainolfi responsabile di stabilimento – la quale, con uno stile tra l’ammiccante ed il sottilmente minaccioso, rivolgendosi a tutti gli operai della fabbrica, li invita “a massimizzare gli sforzi e capitalizzare tutte le energie per ottimizzare la produzione e la sua qualità”.
Non bastano, dunque, i normali aumenti di ritmi, non bastano le migliaia di ore di straordinario (gestito con logica discrezionale e speculativa) e non bastano, neppure, i continui cedimenti, da parte dei sindacati collaborazionisti, in materia di orario, di salario e di tutele psico/fisiche.
Siamo arrivati al punto in cui la Direzione Aziendale di Finmeccanica sceglie di rivolgersi direttamente ai lavoratori invitandoli a “fare squadra” e chiedendo loro di integrarsi e sottomettersi totalmente alla filosofia del massimo profitto e di “non tirarsi indietro in questo particolare momento della vita aziendale”.
Certo non è la prima volta che un padrone o anche il management di una grossa azienda decide di rivolgersi direttamente alle sue maestranze. Ma questa volta l’episodio accade in una azienda di un gruppo che – almeno formalmente – dovrebbe rispecchiare una modalità di relazione sindacale tipica di una “industria di stato” e, quindi, si presuppone più attenta alle regole ed alle consuetudini vigenti.
In realtà Finmeccanica decide questo tipo di comunicazione perché – alla vigilia di un nuovo ciclo di ristrutturazione degli stabilimenti che sta per abbattersi sulla testa dei lavoratori – ha bisogno di “fidelizzare” i suoi lavoratori, di azzerare qualsivoglia forma di protagonismo ed organizzazione politica e sindacale e di incutere un mix tra terrore ed individualizzazione coercitiva dei comportamenti dei lavoratori.
Naturalmente, al momento, non si registrano reazioni da parte di CGIL, CISL, UIL, le quali sono – da sempre – subalterne, seppur con diverse accentuazioni, alle decisioni di Finmeccanica come dimostrano gli autentici disastri sociali determinati nel corso del tempo in termini di chiusura di stabilimenti, posti di lavoro persi e diffusione del degrado economico nei territori.
Abbiamo voluto segnalare questo ennesimo atto di autoritarismo padronale per lanciare, ancora una volta, un allarme circa il futuro prossimo degli stabilimenti Alenia in Campania e la necessità – quindi – di ricostruire in fabbrica e sul territorio una adeguata organizzazione operaia autonoma ed indipendente in grado di tenere testa alle nuove tempeste che si annunciano.
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