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Russia, crisi senza interruzioni

Nel rapporto politico del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa (Pcfr), presentato dal Segretario Gennadij Zjuganov (riconfermato alla guida del partito) al XVII Congresso, svoltosi lo scorso 27 maggio, un paragrafo è dedicato alla crisi attraversata dalla Russia. Ne pubblichiamo la traduzione.

Traduzione di Fabrizio Poggi

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Crisi senza interruzioni

Compagni, dopo il 1991 nel nostro paese si è stabilito un capitalismo regressivo, parassitario, oligarchico e comprador, fondato sui settori bancario e dell’export delle materie prime. Ciò riflette chiaramente la trasformazione della Russia in un’appendice di materie prime e mercato di sbocco di merci straniere.

Tendendo a rafforzare le proprie posizioni nel paese, la leadership statale ha intensificato la retorica patriottica, intraprendendo una serie di passi diversi. Si è riportata la Crimea nei confini patrii. Si è fornito sostegno al legittimo governo siriano. E tuttavia, l’oligarchia russa non ha né la forza né la volontà di rompere con il sistema del capitalismo globale. E’ per questo che, tuttora, non si sono riconosciute DNR e LNR. E’ in chiara fase di stallo “la svolta verso l’Oriente”. Continuano gli attacchi alla Bielorussia.

Dopo le “riforme”-pogrom di Serdjukov (Anatolij Serdjukov: ex Ministro della difesa e precedentemente Capo dell’Agenzia delle entrate. ndt) si sono risolti molti, ma certamente non tutti, i problemi legati all’effettivo potenziale delle Forze Armate. Si sta procedendo a ridurre il bilancio della Difesa; ma, senza un’industria potente, indipendente dalle forniture straniere, è impossibile una difesa efficace della sovranità del paese.

In un quarto di secolo di “riforme” liberali, si è insediato in Russia un capitalismo oligarchico-burocratico periferico.

Una pesante concessione al capitale globale è stata rappresentata dall’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio; contro tale passo, si è mosso attivamente solo il PCFR. A causa delle riduzioni tariffarie, in 5 anni di adesione al WTO il nostro bilancio ha perso circa 800 miliardi di rubli e le perdite indirette hanno superato i 4 trilioni.

E’ stata data carta bianca ai grossi proprietari nel saccheggio della Russia. Solo negli ultimi due anni, la fuga di capitali ha superato i 70 miliardi di dollari. Le autorità stanno tranquillamente a guardare come gli oligarchi esportino i capitali in società off-shore e in banche estere e per di più invitano noi alla “pace sociale” con chi sta derubando la Russia.

La dipendenza dal capitale straniero sta cominciando a minacciare la sovranità del paese. La quota di società con capitali stranieri è del 75% nel settore delle comunicazioni, del 56% in quello estrattivo e del 49% nel settore manifatturiero.

Da oltre due anni sta riducendosi il PIL del paese. Il bilancio dello Stato perde miliardi di rubli. Dissesto ovunque, tranne che nel settore delle materie prime; sono fallite la modernizzazione e la diversificazione dell’economia.

La politica socio-economica ha trasformato il paese in una società di povertà di massa. Secondo i dati ufficiali, negli ultimi tre anni i redditi reali dei cittadini russi sono calati di circa il 13%; quasi 20 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà e, secondo il PCFR, il minimo ufficiale di sussistenza è ridotto deliberatamente di 2-2,5 volte.

La Russia è diventata un paese di straordinarie disuguaglianze. Il 62% delle sue ricchezze è nelle mani di milionari in dollari e il 29% in quelle di miliardari. Secondo la società internazionale di ricerche New World Wealth, il nostro paese è al primo posto nel mondo in termini di disuguaglianza dei redditi. Solo nell’ultimo anno, la ricchezza complessiva dei 200 più ricchi uomini d’affari russi è cresciuta di 100 miliardi di dollari. I “campioni del reddito” possiedono 460 miliardi di dollari: cioè due volte tanto il budget annuale di un paese con una popolazione di 150 milioni di persone!

La realtà della Russia di oggi è descritta esattamente dalle parole del francese nel “Mistero Buffo” di Majakovskij:

“Hanno promesso di dividere in parti uguali:

a uno – una ciambella, all’altro – il buco della ciambella.

Questa è la repubblica democratica”.

Dunque, i problemi principali dell’economia russa sono:

– il suo modello basato sulle materie prime;

– la distruzione del potenziale industriale;

– la povertà e il basso potere d’acquisto dei cittadini;

– l’erronea politica monetario-creditizia;

– l’inefficienza del sistema di direzione statale.

Estremamente inefficiente è anche la politica regionale del governo. Sono soltanto nove le regioni che portano utili. Il debito dei bilanci regionali raggiunge già i 2,5 trilioni di rubli.

Il PCFR è pronto a mutare radicalmente la situazione. Noi sosteniamo che la crisi in Russia sia dovuta al fattore umano; essa è dovuta al governo, privo di un coerente programma di sviluppo. Già Spinoza diceva “Chi non sa verso dove stia navigando, non ha venti favorevoli”. Così che, o al governo della Russia ci sono cattivi nocchieri, oppure essi stanno deliberatamente guidando la nave dello stato verso gli scogli.

La contraddizione tra gli interessi del paese e quelli del capitale russo è una di quelle fondamentali. Solo un nuovo socialismo consentirà di far fronte alla disuguaglianza sociale, alla rovina economica e permetterà di dar vita a un efficiente sistema di direzione. Così è stato nel 1917. Allora la Russia fu salvata dal “progetto rosso” del Grande Ottobre. I bolscevichi ristabilirono la sovranità del paese e lo difesero dall’essere inghiottito dallo stomaco insaziabile del capitale mondiale.

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