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L’ “intercomunitarismo rivoluzionario” di Huey Newton

Boston College, 18 novembre 1970

Nel 1970 Huey Newton tenne un discorso al college di Boston delineando una nuova direzione ideologica per il Partito delle Pantere Nere: l’Intercomunitarismo rivoluzionario. Newton descrisse il suo rifiuto dell’idea che le persone di colore fossero una colonia interna agli Stati Uniti; che la lotta di classe, piuttosto che la liberazione nazionale, fosse l’unica via per una società comunista (descrivendo il fallimento dei movimenti di liberazione in Africa come “neocolonialismo”); preoccupazioni sull’automazione e la classe operaia, e l’impossibilità di uno stato socialista negli Stati Uniti (contro la posizione del Partito laburista progressista), sebbene abbia comunque descritto il Vietnam e la Cina come paesi parzialmente liberati.

Chiunque scorra le righe che seguono scoprirà forti squarci di “contemporaneità”, come se fossero state scritte ora, anziché quasi 50 anni fa. Accade solo con i grandi, che dal presente frammentario colgono gli elementi portanti dell’evoluzione futura perché guardano ai fattori “strutturali”, senza farsi troppo distrarre dalle “evidenze”, che sono sempre caduche.

Discorso pronunciato al Boston College, il 18 novembre 1970

Potere al popolo, ai nostri fratelli, ed alle nostre sorelle. Vorrei ringraziarvi per la mia presenza qui stasera perché ne siete, in un certo qual modo, “responsabili”. Sarei infatti in un penitenziario di massima sicurezza se non fosse appunto, per la forza del nostro popolo. 

Presidente, per Ericka Huggins, per Angela Davis, per i New York 21* e i Fratelli di Soledad**. Per tutti i prigionieri politici ed i prigionieri di guerra. Il 28 e 29 novembre terremo una Assemblea costituente rivoluzionaria del popolo a Washington, DC. E non possiamo tenere questa Convention se la gente non viene. Dopo tutto, le persone sono i creatori della storia del mondo ed i responsabili di tutto.

Come possiamo tenere un’ Assemblea se non abbiamo persone? Alcuni credono che una Costituente popolare sia possibile anche senza la partecipazione delle persone. Ricordo che nel 1777 fu così.

Stasera, vorrei delineare per voi il programma del Black Panther Party; spiegare come siamo arrivati alla nostra posizione ideologica e perché riteniamo necessario istituire un programma in dieci punti. Un programma in dieci punti che non è rivoluzionario in sé, né è riformista. È un programma di sopravvivenza. Noi, il popolo, siamo minacciati di genocidio perché il razzismo e il fascismo dilagano in questo paese e in tutto il mondo.

E il ceto dominante nordamericano è responsabile. Ci proponiamo di cambiare tutto, e per farlo, ci deve essere una totale trasformazione. Ma finché non saremo in grado di raggiungere quella trasformazione totale, dobbiamo comunque esistere. E per esistere, dobbiamo sopravvivere; quindi, abbiamo bisogno di un kit di sopravvivenza: il programma in dieci punti. È necessario che i nostri figli crescano sani, con menti funzionali e creative. Non possono farlo se non ricevono la corretta nutrizione. Ecco perché abbiamo un programma di distribuzione gratuita della colazione ai bambini. Abbiamo anche programmi di salute per la comunità. Abbiamo un programma di bus. Lo chiamiamo “L’autobus per i parenti e i genitori dei prigionieri”. Ci rendiamo conto che il regime fascista, che gestisce le carceri in tutta l’America, vorrebbe compiere le proprie abbiette azioni nell’oscurità. Ma se noi prendiamo i parenti, i genitori e gli amici dei detenuti e li portiamo nelle carceri, loro diventano testimoni di quello che succede lì dentro e possono portare alla luce i crimini di cui si macchiano i fascisti. Anche questo è un programma di sopravvivenza.  Non dobbiamo considerare i nostri programmi di sopravvivenza come una risposta all’intero problema dell’oppressione. Non pretendiamo nemmeno che sia un programma rivoluzionario. Le rivoluzioni sono fatte di cose ed accadimenti più seri, drammatici. Per cui diciamo che, se le persone non sono qui, non si può realizzare la rivoluzione; perché le persone e solo le persone fanno le rivoluzioni.

Il tema della nostra Assemblea Costituente del Popolo Rivoluzionario è: “Sopravvivenza attraverso il servizio al popolo”. Alla nostra convention presenteremo il nostro programma di sopravvivenza in toto. È un programma che funziona proprio come il kit di pronto soccorso che viene utilizzato quando un aereo cade e ti trovi su un canotto di gomma in ​​mezzo al mare. Hai bisogno di un po’ di cose per durare fino a quando non raggiungi la riva, finché non riesci ad arrivare in quell’oasi dove puoi vivere felice ed in buona salute. Se non aveste le cose necessarie per portarvi su quella spiaggia, probabilmente voi non esistereste. In questo momento il ceto dominante ci minaccia nella misura in cui temiamo di non poter esistere per vedere il giorno dopo o partecipare ad una rivoluzione. Il Black Panther Party non accetterà la distruzione totale della propria gente. In effetti abbiamo tracciato una linea di demarcazione e non tollereremo più fascismo, aggressioni, brutalità ed omicidio di alcun tipo. Non ci sediamo ad aspettare, permettendo ad altri di ucciderci. Ogni persona ha l’obbligo di preservare sé stesso. Se non cerca di difendersi, di salvarsi, allora lo accuso di suicidio: un suicidio reazionario perché le condizioni sono reazionarie ed avranno causato la sua morte. Se non facciamo nulla, accettiamo la situazione e ci lasciamo morire. Noi non lo accetteremo. Se le alternative sono comunque molto limitate, noi ancora non staremo seduti ad aspettare la nostra fine; non moriremo la morte degli ebrei in Germania. Piuttosto preferiremmo morire la morte degli ebrei a Varsavia! 

Dove c’è coraggio, dove c’è rispetto di sé e dignità, c’è la possibilità che si possano cambiare le condizioni e vincere. Questo è chiamato entusiasmo rivoluzionario ed è il tipo di lotta necessaria per garantire una vittoria. Se dobbiamo morire, allora moriremo la morte di un suicidio rivoluzionario, il che vuol dire: “Se vengo sconfitto, se vengo cacciato, mi rifiuto di essere spazzato via con una scopa. Preferirei molto di più essere cacciato con un bastone, perché se venissi spazzato via con la scopa, mi umilierei, e così perderei il rispetto per me stesso. Ma se vengo cacciato con il bastone, allora almeno, posso rivendicare la dignità di un uomo e morire la morte di un uomo piuttosto che la morte di un cane. “

Certo, il nostro vero desiderio è di vivere, ma non vogliamo vivere sentendoci minacciati, non lo faremo.

Vorrei spiegarvi come il Black Panther Party è arrivato alla nostra posizione ideologica, e, ancora di più, vorrei fornirvi una struttura, una prassi di pensiero che potrebbe aiutarci a risolvere i problemi e le contraddizioni che esistono oggi. Prima di affrontare il problema, dobbiamo ottenere un quadro chiaro di ciò che sta realmente accadendo; un’immagine chiara, ma separata dagli atteggiamenti e dalle emozioni che solitamente proiettiamo in una situazione. Dobbiamo essere il più oggettivi possibile, senza accettare il dogma, lasciando che i fatti parlino da soli. Ma non resteremo totalmente oggettivi; diventeremo soggettivi nell’applicazione della conoscenza ricevuta dal mondo esterno. Useremo il metodo scientifico per acquisire questa conoscenza, ma riconosceremo apertamente la nostra massima soggettività. Una volta che applichiamo la conoscenza per raggiungere un determinato risultato, la nostra oggettività termina ed inizia la nostra soggettività. Chiamiamo questa teoria “integrata con la prassi”, e questo è ciò che realizza il Black Panther Party.

Al fine di comprendere un gruppo di forze che operano contemporaneamente, la scienza ha sviluppato quello che viene chiamato il metodo scientifico. Una delle caratteristiche o proprietà di questo metodo è una sorta di “disinteresse” per il risultato finale. Non indifferenza, ma disinteresse: il che vuol dire non avere alcun interesse in particolare nell’ influenzare il risultato che viene raggiunto alla fine del processo. In altre parole, lo scienziato non “promuove” un risultato, raccoglie solo i fatti. Tuttavia, nell’acquisizione dei fatti deve iniziare con una premessa di base: la maggior parte delle premesse di base derivano da una serie di presupposti, ed è molto difficile verificare una prima premessa senza queste ipotesi. Dopo aver raggiunto un accordo su alcune di queste ipotesi, può seguire un’argomentazione intelligente, in quanto, logica e coerenza sono tutto ciò che è necessario per raggiungere una conclusione valida.

Stasera vi chiedo di presumere che esista un mondo esterno. Un mondo esterno che esiste indipendentemente da noi. La seconda ipotesi che vorrei voi faceste è che le cose siano in uno stato costante di cambiamento, trasformazione o flusso. D ‘accordo su queste due ipotesi, possiamo continuare con la nostra discussione. 

Il metodo scientifico si basa fortemente sull’empirismo. Ma il problema con l’empirismo è che ti dice pochissimo sul futuro; ti parla solo del passato, di informazioni che hai già scoperto attraverso l’osservazione e l’esperienza. Si riferisce sempre all’esperienza passata.

Molto tempo dopo che le regole della conoscenza empirica erano state verificate, un uomo con il nome di Karl Marx integrò queste regole con una teoria sviluppata da Immanuel Kant basata sul fondamento logico e chiamata “della ragione” o più avanti “della Logica. Kant ha chiamato il suo processo di ragionamento “Critica della ragion pura” perché esso non dipendeva dal mondo esterno.  Dipendeva invece, solo dalla coerenza nella manipolazione dei simboli utilizzati allo scopo di arrivare a una conclusione basata sulla ragione. Per esempio, in questa frase: “Se il cielo è sopra la mia testa, quando giro la testa verso l’alto, vedrò il cielo” non c’è niente di sbagliato nella conclusione. È un dato di fatto, ed è corretto. Ma non ho detto nulla sull’esistenza del cielo. Ho detto “se”. Ma se utilizziamo la ragione, o la logica, ci accorgiamo di non dipendere dal mondo esterno. Con l’empirismo possiamo dire molto poco sul futuro. Quindi cosa faremo? Quello che ha fatto Marx. Per capire cosa stava accadendo nel mondo, Marx trovò necessario integrare l’empirismo con la ragione. Ha chiamato questo suo concetto “materialismo dialettico” . Se, come Marx, integriamo questi due concetti o questi due modi di pensare, non solo siamo in contatto con il mondo esterno a noi, ma possiamo anche spiegare il costante stato di trasformazione. Pertanto, possiamo anche fare delle previsioni sul risultato di certi fenomeni sociali che non sono solo in costante cambiamento ma anche in conflitto.

Marx, in quanto scienziato sociale, criticò altri suoi colleghi per aver tentato di spiegare fenomeni, o anche un solo fenomeno, estrapolandoli dal proprio ambiente, isolandoli, inserendoli in una categoria, e non accettando il fatto che una volta che il fenomeno era stato sradicato dal proprio ambiente si trasformava. Ad esempio, se in una disciplina come la sociologia studiamo l’attività dei gruppi – come essi si mantengono uniti e perché si disgregano – senza comprendere tutto ciò che è relativo a quel gruppo, possiamo arrivare a una conclusione falsa sulla natura di quel gruppo. Quello che Marx ha tentato di fare è stato sviluppare un modo di pensare che spiegasse questi fenomeni in modo realistico.

Quando gli atomi si scontrano, in fisica, si dividono in elettroni, protoni e neutroni, se ricordo bene. Cosa è successo all’atomo? Si è trasformato Nel mondo sociale succede una cosa simile. Possiamo applicare lo stesso principio. Quando due culture si scontrano si verifica un processo o una condizione che i sociologi chiamano acculturazione: la modifica delle culture come risultato del loro contatto reciproco. Marx chiamava la collisione di forze o classi sociali, una contraddizione. Nel mondo fisico, quando due forze si scontrano, a volte questo processo lo chiamiamo solo così: una collisione. Ad esempio, quando due auto si incontrano, cercando di occupare lo stesso spazio nello stesso momento, entrambe vengono trasformate. A volte accadono altre cose. Se quelle due auto fossero state girate, diciamo, schiena contro schiena, e avessero viaggiato in direzioni opposte, non sarebbero state una contraddizione, sarebbero state solo due auto che viaggiavano in due direzioni contrarie; avrebbero coperto spazi diversi in tempi diversi. A volte quando le persone si incontrano discutono e ciascuno fraintende l’altro perché pensano di avere una contraddizione, quando invece sono solo in disaccordo. Per esempio, posso dire che il muro è alto tre metri e tu puoi dire che il muro è rosso, e possiamo discutere tutto il giorno pensando che stiamo avendo una contraddizione quando in realtà siamo solo in disaccordo l’uno con l’altro. Quando le persone discutono, quando si offre una tesi e l’altra parte offre un antitesi, diciamo che c’è una contraddizione in termini e, sperando di discutere abbastanza a lungo, purché si concordi su una premessa, possiamo addivenire ad una sorta di sintesi. Stasera spero di poter avere qualche forma di accordo o sintesi con coloro che hanno criticato il Black Panther Party. 

Penso che l’errore sia che alcune persone, nonostante le loro pretese di ricerca accademica seguendo la disciplina del materialismo dialettico, hanno confuso l’apparenza con la realtà oggettiva. Non riescono a cercare più a fondo, come lo scienziato deve fare, per andare oltre l’apparente e trovare qualcosa di più rilevante. Lasciate che vi chiarisca come tutto ciò si può riferire al Black Panther Party. Il Black Panther Party è un partito marxista-leninista perché seguiamo il metodo dialettico e anche perchè integriamo la teoria con la pratica. Non siamo marxisti meccanici e non siamo materialisti storici. Alcune persone pensano di essere marxisti quando, in realtà, stanno seguendo i pensieri di Hegel. Altri pensano di essere marxisti-leninisti ma si rifiutano di essere creativi e, quindi, sono legati al passato. Sono legati a una retorica che non si applica all’insieme delle condizioni presente. Sono legati a una serie di pensieri che si avvicinano al dogma, quello gche chiamiamo il “flunkeyismo”.*** (servilismo?)

Marx ha tentato di creare una struttura, un quadro teorico, che potrebbe essere applicata a un determinato numero di condizioni. Nell’applicare questa struttura non si può avere paura del risultato perché sappiamo che le cose sono in divenire, cambiano e dobbiamo essere disposti a riconoscere questo cambiamento proprio perché ci diciamo oggettivi. Se stiamo usando il metodo del materialismo dialettico, non aspettiamoci di trovare qualcosa di identico, anche solo un istante dopo, perché “un istante dopo” è già Storia. Se le cose sono in uno stato costante di cambiamento, non possiamo aspettarci che rimangano identiche. Le parole usate per descrivere i vecchi fenomeni possono essere inutili, obsolete per descrivere il nuovo. E se usiamo le vecchie parole per descrivere nuovi eventi, corriamo il rischio di confondere le persone e di indurle a pensare che le cose siano statiche.

Nel 1917 avvenne un evento nell’Unione Sovietica, una rivoluzione, chiamato “Rivoluzione d’Ottobre”. Due classi vissero una contraddizione e l’intero paese fu trasformato. Nel nostro paese, nel 1970, il Black Panther Party ha pubblicato un documento. Il nostro Ministro dell’Informazione, Eldridge Cleaver, ora esule in Algeria, ha scritto un opuscolo intitolato “On the Ideology of the Black Panther Party”. In quell’opera Eldridge Cleaver afferma che né i proletari, né la classe operaia hanno le potenzialità per fare una rivoluzione in questo paese ed in questo momento. Sostiene che l’ala sinistra dei proletari, il sottoproletariato o cosiddetto lumpen proletariat, (dal tedesco letteralmente proletariato straccione N.d.R.) aveva sì quel potenziale rivoluzionario, e in effetti, agendo come avanguardia, avrebbe potuto portare il popolo del mondo al culmine della trasformazione della società. Alcune persone hanno affermato, da partiti ed organizzazioni diverse, anche dal PLP (Partito Progressista del Lavoro N.d.R.), che quella rivoluzione è impossibile. Come può il lumpen proletariat, il sottoproletariato realizzare una trasformazione socialista con successo quando è solo una minoranza? E in effetti come può farlo quando la storia ha dimostrato che solo i proletari, la classe operaia ha portato a termine una rivoluzione sociale di successo? Sono d’accordo sulla necessità che le persone che realizzano una rivoluzione sociale rappresentino gli interessi della maggioranza popolare. È necessario che questo gruppo rappresenti le grandi masse della gente. Abbiamo analizzato ciò che è accaduto in Unione Sovietica nel 1917. Sono anche d’accordo sul fatto che il sottoproletariato è la minoranza in questo paese. Nessun disaccordo. Mi sono forse contraddetto? Serve solo a dimostrare che ciò che è apparente potrebbe non essere effettivamente un dato di fatto. Ciò che sembra essere una contraddizione può essere soltanto un paradosso. Esaminiamo quindi questa apparente contraddizione.

L’Unione Sovietica, nel 1917, era fondamentalmente una società agricola con una vasta classe contadina; una serie di condizioni sociali esistenti lì, ed in quel momento, è stata responsabile dello sviluppo di una piccola base industriale. Le persone che lavoravano in questo settore venivano chiamate proletari. Lenin, usando la teoria di Marx, si accorse che alcune tendenze venivano concretizzandosi. Non era un materialista storico, ma un materialista dialettico, e quindi molto interessato allo status mutevole delle cose. Vide che, mentre i proletari erano una minoranza nel 1917, avevano il potenziale per portare a termine una rivoluzione proprio perché la loro classe stava aumentando, mentre la classe contadina andava declinando. Questa era una delle condizioni. I proletari erano destinati ad essere una forza popolare. Avevano anche accesso ai beni necessari per realizzare una rivoluzione socialista.

In questo paese il Black Panther Party, prendendo nota del metodo dialettico, prendendo attenta nota delle tendenze sociali e della natura delle cose, in continua evoluzione, vede che, mentre il sottoproletariato è la minoranza ed il proletariato operaio la maggioranza, la tecnologia è andata sviluppandosi ad un ritmo così rapido che l’automazione progredirà velocemente verso la cibernetica e la cibernetica probabilmente verso la tecnocrazia. Mentre venivo in città, ho visto il MIT (Massachusetts Institute of Technology N.d.R.) lungo la strada. Se il cosiddetto ceto dominante rimane al potere, mi sembra che i capitalisti continueranno a sviluppare i loro macchinari tecnologici, perché loro non sono interessati alla gente comune. Pertanto, da questi capitalisti mi aspetto che utilizzino la logica che hanno sempre seguito: fare più soldi possibili pagando le persone il meno possibile, finché la gente non chiede più ed alla fine chiede la loro testa. Se la rivoluzione non avviene quasi immediatamente, e dico quasi immediatamente perché la tecnologia sta facendo passi da gigante (in effetti ha fatto un salto fino alla luna), e se il ceto dominante rimane al potere, la classe operaia proletaria sarà sicuramente in declino, i lavoratori saranno dichiarati inoccupabili, in pratica inidonei al lavoro, e quindi ingrosseranno le fila dei sottoproletari, che sono gli attuali inidonei. Ogni lavoratore è in pericolo a causa del ceto dominante, ed è per questo che diciamo che il sottoproletariato ha il potenziale per la rivoluzione, probabilmente effettuerà la rivoluzione, e nel prossimo futuro sarà la maggioranza del popolo. Certo, non vorrei più vedere persone del mio popolo disoccupate o diventare inoccupabili, ma essendo obiettivi, perché siamo materialisti dialettici, dobbiamo riconoscere questi fatti come veri. 

Marx ha delineato un brutale processo di sviluppo della società. Ha detto che la società passa da una classe di schiavi a una struttura di classe feudale, a una struttura di classe capitalistica, quindi a una struttura di classe socialista e infine al comunismo. O in altre parole, dallo stato capitalista allo stato socialista al non-stato: il comunismo. Penso che tutti possiamo essere d’accordo sul fatto che la classe di schiavi nel mondo sia stata praticamente trasformata in schiavo dei salari. In altre parole, la classe di schiavi non esiste più come forza significativa e, se siamo d’accordo su questo possiamo essere d’accordo sul fatto che le classi possano cessare letteralmente di esistere. Se è così, se la classe degli schiavi può scomparire e diventare qualcos’altro – o non scomparire ma solo essere trasformata – e assumere altre caratteristiche, allora è anche vero che i proletari o la classe operaia possono verosimilmente essere cancellati. Naturalmente le persone stesse non scomparirebbero; assumerebbero solo altre caratteristiche. La caratteristica che ci interessa è il fatto che presto il ceto dominante non avrà più bisogno dei lavoratori, e se esso ha il controllo dei mezzi di produzione, la classe lavoratrice diventerà inoccupata e quindi sottoproletaria. Questo è logico; questo è dialettico. Penso che sarebbe sbagliato dire che solo la classe degli schiavi potrebbe scomparire. 

Marx era un uomo molto intelligente. Non era un dogmatico. Una volta disse: “Una cosa non sono…non sono marxista”. In quelle parole stava cercando di dire al Partito del lavoro progressista(PLP) e agli altri di non accettare il passato come presente o come futuro, ma di capire ed essere in grado di prevedere cosa potrebbe accadere in futuro, e quindi agire in modo intelligente per realizzare la rivoluzione che tutti noi vogliamo.

Dopo aver preso in considerazione queste cose vediamo che, mentre il tempo cambia e il mondo si trasforma, anche noi abbiamo bisogno di alcune nuove definizioni, perché se continuiamo ad usare i vecchi termini, la gente potrebbe pensare che la vecchia situazione esista ancora. Sarei stupito se le stesse condizioni esistenti nel 1917 esistessero ancora oggi.

Sappiamo che Marx e Lenin erano dei ragazzi piuttosto pigri quando si trattava di lavorare per qualcuno. Hanno guardato alla fatica, lavorando solo per ciò che era loro necessario, come se fosse una maledizione. E l’intera teoria di Lenin, dopo aver messo in pratica l’analisi di Marx, era volta ad abolire il proletariato. In altre parole, quando la classe proletaria o la classe operaia si impadronivano dei mezzi di produzione, progettavano la loro società in modo tale da essere liberi dal lavoro e dalla fatica. In effetti, Lenin vide un tempo in cui l’uomo poteva stare in un luogo, premere pulsanti e spostare montagne. Mi sembra che abbia visto una classe operaia trasformata ed in possesso di una massa di tempo libero, per dedicarsi alla creatività produttiva, per pensare allo sviluppo del loro universo, affinché possano avere la felicità, la libertà e il piacere che tutti gli uomini cercano e apprezzano.

Il capitalista di oggi ha sviluppato le macchine al punto tale da poter assumere un gruppo di persone specializzate che chiameremo tecnocrati. Nel prossimo futuro certamente farà di più e il tecnocrate diventerà troppo specializzato per essere identificato come proletario. In effetti i tecnocrati saranno così determinanti da indurci a fare qualcosa per spiegare la nostra presenza; dovremo trovare un’altra definizione e una ragione per esistere.

Ma non dobbiamo limitare la nostra discussione alla teoria; dobbiamo vedere l’applicazione pratica della nostra teoria per trovare qualcosa di utile. Nonostante le critiche che abbiamo ricevuto da certe persone, il Partito ha definito un’applicazione pratica delle sue teorie. Molte delle nostre attività forniscono alla classe operaia e ai disoccupati una ragione e un mezzo per esistere in futuro. Le persone non scompariranno, no, con i nostri programmi di sopravvivenza non lo faranno. Saranno ancora in giro.

Il Partito delle Pantere Nere dice che è perfettamente corretto organizzare i proletari perché dopo essere stati cacciati dalla fabbrica e chiamati “disoccupati” o “lumpen”, questi ultimi vogliono comunque vivere, e per vivere devono mangiare. È nell’interesse stesso del proletario appropriarsi della macchina che ha costruito per sovra produrre, così che lui e i suoi fratelli possano vivere. Non aspetteremo che il proletario diventi sotto​​proletario per educarlo. Oggi dobbiamo sollevare la coscienza della gente. Il vento sale e il fiume scorre, i tempi si fanno difficili e non possiamo più tornare a casa. Non possiamo tornare al ventre di nostra madre, né possiamo tornare al 1917.

Gli Stati Uniti, o quello che mi piace chiamare il Nord America, sono stati trasformati dalle mani del ceto dirigente, di una nazione hanno fatto un impero. Ciò ha causato un cambiamento totale nel mondo, perché nulla, se interconnesso con altre realtà, può cambiare e lasciare tutto il resto allo stesso modo. Quindi, quando gli Stati Uniti, o il Nord America, sono diventati un impero, hanno di fatto e di conseguenza cambiato l’intera composizione del mondo. C’erano altre nazioni nel mondo. Ma “impero” significa che il ceto dominante che vive nell’impero (gli imperialisti) controlla le altre nazioni. Ora qualche tempo fa esisteva un fenomeno che chiamavamo – beh, almeno io chiamo – l’impero primitivo. Un esempio di ciò sarebbe l’Impero Romano perché i Romani controllavano tutto ciò che si pensava fosse il mondo conosciuto. In realtà non conoscevano tutto il mondo, quindi alcune nazioni esistevano ancora, indipendentemente da esso. Adesso, probabilmente tutto il mondo è conosciuto. Gli Stati Uniti come un impero controllano necessariamente l’intero mondo direttamente o indirettamente.

Se comprendiamo la dialettica, sappiamo che ogni decisione determina una limitazione e ogni limitazione porta ad una decisione. In altre parole, mentre una forza può dare origine a una cosa, potrebbe schiacciarne altre, inclusa se stessa. Potremmo chiamare questo concetto “la negazione della negazione”. Così, mentre nel 1917 il ceto dirigente creava una base industriale e usava il sistema del capitalismo, creava anche le condizioni necessarie per il socialismo. Lo stavano facendo perché in una società socialista è necessario avere una certa centralizzazione della ricchezza, un’eguale distribuzione della ricchezza e una qualche armonia tra la gente.

Ora, citerò alcune caratteristiche che ogni popolo che si definisce una nazione dovrebbe avere. Si tratta di indipendenza economica, determinazione culturale, controllo delle istituzioni politiche, integrità territoriale e sicurezza.

Nel 1966 definimmo il nostro partito un Partito Nazionalista Nero. Chiamavamo noi stessi nazionalisti neri perché pensavamo che il concetto di nazione fosse la risposta. Poco dopo decidemmo che ciò di cui avevamo bisogno era un nazionalismo rivoluzionario, cioè nazionalismo più socialismo. Dopo aver analizzato le condizioni un po’ più a fondo, trovammo che questo era impraticabile e persino contraddittorio. Quindi, raggiungemmo un più alto livello di coscienza. Vedemmo che per essere liberi dovevamo annientare il ceto dominante e per fare ciò dovevamo unirci con i popoli del mondo. Così ci chiamammo “Internazionalisti”. Cercammo solidarietà con quelli che noi credevamo essere i popoli della terra. Ma cosa accadde? Ci accorgemmo che a causa del fatto che ogni cosa è in uno stato costante di trasformazione, a causa dello sviluppo della tecnologia, a causa dello sviluppo dei mass media, a causa della potenza di fuoco degli imperialisti, e a causa del fatto che gli Stati Uniti non sono più una nazione ma un impero, le nazioni non potevano più esistere, perché non avevano più i criteri da poterle ricondurre nell’alveo del concetto di nazione. La loro autodeterminazione, determinazione economica e determinazione culturale, era stata trasformata dal ceto dirigente imperialista. Non erano più nazioni. Trovammo che per essere internazionalisti dovevamo essere anche nazionalisti, o almeno riconoscere il concetto di nazione. Internazionalismo, se capisco la parola, vuol dire interrelazione tra un gruppo di nazioni, ma dato che non esiste alcuna nazione, e dato che, di fatto, gli Stati Uniti sono un impero, è impossibile per noi essere internazionalisti. Tali trasformazioni e tali fenomeni ci richiedono di chiamarci “intercomunitaristi”, perché le nazioni si sono trasformate in comunità del mondo. Ora il Black Panther Party nega l’internazionalismo e sostiene l’intercomunitarismo.

Marx e Lenin intuirono, con le informazioni che avevano raccolto, che quando alla fine del processo rivoluzionario, il non-stato sarebbe divenuto una realtà, ed il comunismo lo avrebbe introdotto e causato il popolo stesso . È successa una cosa strana: il ceto reazionario dominante, con il fatto di essere imperialista, ha trasformato il mondo in quello che chiamiamo “intercomunitarismo reazionario”. Essi hanno assediato tutte le comunità del mondo, dominando le istituzioni al punto tale che il popolo non era più servito da esse, nella propria terra. Il Partito delle Pantere Nere vorrebbe invertire questa tendenza e guidare la gente del mondo nell’era dell’ “intercomunitarismo rivoluzionario”. Questo sarebbe il momento in cui le persone dovrebbero afferrare i mezzi di produzione e redistribuire la ricchezza e la tecnologia in modo egualitario, alle molte comunità del mondo.

Vediamo ben poca differenza in quello che succede in una comunità qui in Nord America o in una in Vietnam. Vediamo ben poca differenza in ciò che accade, anche culturalmente, in una comunità cinese a San Francisco e in una comunità cinese ad Hong Kong. Vediamo ben poca differenza in quello che succede a una comunità nera di Harlem e a una comunità nera in Sud America, una comunità nera in Angola e una in Mozambico. Vediamo davvero poca differenza.

Quindi, ciò che è realmente accaduto, è che il “non-stato” si è già realizzato, ma è di tipo reazionario. Una comunità in via di definizione è un insieme completo di istituzioni che servono le persone che lì vivono. Questo differisce dal concetto di Nazione perché una comunità si evolve intorno a una struttura più grande che di solito chiamiamo Stato, e lo Stato ha un certo controllo sulla comunità sia che l’amministrazione rappresenti le persone sia che possa comportarsi come un commissario del popolo. Non è così in questo momento, quindi c’è ancora qualcosa da fare. Ho menzionato prima la “negazione della negazione”, ho quindi menzionato la necessità della ridistribuzione della ricchezza. Pensiamo che sia molto importante sapere che come stanno le cose nel mondo oggi il socialismo negli Stati Uniti non esisterà mai. Perché? Non esisterà perché non può esistere. Non può esistere in questo momento ovunque nel mondo. Il socialismo richiederebbe uno stato socialista, e se uno stato non esiste come potrebbe esistere il socialismo? Quindi, come definiamo alcuni paesi progressisti come la Repubblica popolare cinese? Come descriviamo alcuni paesi progressisti, o comunità come vogliamo chiamarli, come la Repubblica popolare democratica di Corea?

Come definiamo determinate comunità come il Vietnam del Nord e il governo provvisorio del Sud? Come spieghiamo queste comunità, se in realtà anche loro non possono rivendicare la nazionalità? Diremo questo allora: diremo che rappresentano il territorio liberato da quel popolo. Rappresentano una comunità liberata. Ma quella comunità non è autosufficiente, non è soddisfatta, così come il Fronte di liberazione nazionale non è soddisfatto del territorio liberato nel Sud. È solo il fondamento e la preparazione per la liberazione del mondo, che coglie la ricchezza del ceto dominante, la distribuzione equa e la rappresentazione proporzionale in un quadro intercomunitario. Questo è ciò che il Partito delle Pantere Nere vorrebbe ottenere con l’aiuto del potere del popolo, perché senza il popolo nulla può essere raggiunto.

Ho affermato che negli Stati Uniti il ​​socialismo non sarebbe mai esistito. Affinché si verifichi una rivoluzione negli Stati Uniti, si dovrebbe avere una ridistribuzione della ricchezza non a livello nazionale o internazionale, ma a livello intercomunitario. Perché come possiamo dire che abbiamo compiuto la rivoluzione se redistribuiamo la ricchezza solo alla gente qui in America del Nord, quando il ceto dominante stesso è colpevole di violazione e rapina di beni comuni. Cioè, hanno portato via i beni delle popolazioni nel mondo, li hanno trasportati in America e li hanno usati come propri.

Nel 1917, quando avvenne la rivoluzione, ci sarebbe stata una redistribuzione della ricchezza a livello nazionale perché le nazioni esistevano. Ora, se parli in termini di pianificazione di un’economia a livello mondiale, a livello intercomunitario, stai dicendo qualcosa di importante: sati dicendo che le persone sono state derubate come se un paese è stato derubato. La semplice riparazione non è sufficiente perché le persone non solo sono state derubate delle loro materie prime, ma della ricchezza accumulata dall’investimento di quei materiali, un investimento che ha creato la macchina tecnologica. I popoli del mondo dovranno avere il controllo – non una quota limitata di controllo per un “x” quantità di tempo, ma il controllo totale per sempre.

Per pianificare una vera economia intercomunitaria dovremmo conoscere come è collegato il mondo . Dovremmo anche riconoscere che le Nazioni, come le conoscevamo fino ad oggi, non esistono da un po’ di tempo. Alcune persone sosterranno che le Nazioni esistono ancora a causa delle differenze culturali. Per definizione, solo per ragioni pratiche, la cultura è una raccolta di modelli di comportamento appresi. Qui negli Stati Uniti i neri, gli africani, sono stati stuprati dei valori della madrepatria, abbiamo letteralmente perso la maggior parte dei nostri valori africani, perché ci hanno sradicato dalla madrepatria. Forse ci stiamo ancora aggrappando ad un certo concetto sopravvissuto di “Africanismo”, ma nel complesso puoi vedere la trasformazione che è stata raggiunta dal tempo e la società altamente tecnologica: gli immensi e potenti mass media funzionano come un centro di indottrinamento; il ceto dominante ha lanciato satelliti per proiettare un raggio attraverso la terra e indottrinare il mondo; ci sono diverse differenze culturali, e queste differenze non sono qualitative ma quantitative. In altre parole, se la tecnologia e il ceto dominante vanno avanti così come sono ora, i popoli del mondo saranno costretti ad adottare i valori occidentali. (Penso che il Giappone sia un buon esempio.) Le differenze tra le persone stanno diventando molto piccole, ma ancora una volta questo è nell’interesse del ceto dominante. Non credo che la Storia possa tornare indietro. Se il mondo è davvero interconnesso, dobbiamo riconoscerlo e dire che, affinché le persone siano libere, dovranno controllare le istituzioni della loro comunità e avere una qualche forma di rappresentanza nel centro tecnologico che hanno prodotto . Gli Stati Uniti, per correggere la sua rapina del mondo, dovranno prima restituire molto di quello che hanno rubato. Non vedo come possiamo parlare di socialismo quando il problema è la distribuzione mondiale. Penso che questo sia ciò che intendeva Marx quando parlava del Non-stato. 

Ero a casa di Alex Haley qualche tempo fa e mi ha parlato della sua ricerca sul suo passato. Lo ha trovato in Africa, ma quando di lì a poco, ci tornò, una volta fu preso dal panico. Il suo villaggio non era cambiato molto, ma nel mentre si trovava lì vide un vecchio che camminava lungo la strada, tenendo in mano qualcosa che lui avrebbe desiderato tanto per la sua auto. Era una piccola radio a transistor collegata alla rete di trasmissione britannica. Quello che sto cercando di dire è che i mass media e lo sviluppo dei trasporti ci impediscono di pensare a noi stessi in termini di entità separate, come Nazioni. Vi rendete conto che mi ci sono volute solo circa cinque ore per arrivare da San Francisco a qui? Ci vogliono solo dieci ore per andare da qui in Vietnam. Il ceto dominante non riconosce più nemmeno le guerre; le chiamano “azioni di polizia”. Chiamano le rivolte del popolo vietnamita” disturbo domestico “. Quello che sto dicendo è che il ceto dirigente deve comprendere e accettare le conseguenze di ciò che ha compiuto. Essi sanno che esiste un solo mondo, ma sono determinati a seguire la logica del loro sfruttamento.

Poco tempo fa a Detroit, la comunità è stata messa sotto assedio, e ora sedici membri del Partito sono in prigione. La polizia locale ha assediato quella comunità e quelle case, e hanno usato le stesse armi che usano in Vietnam (di fatto, anche due carri armati si sono presentati in piazza). La stessa cosa accade in Vietnam perché i “poliziotti” sono anche lì La “polizia” è ovunque e tutti indossano la stessa uniforme e usano gli stessi strumenti, e hanno lo stesso scopo: la protezione del ceto dominante qui in Nord America. È vero che il mondo è un’unica comunità, ma non siamo soddisfatti della concentrazione del suo potere. Vogliamo il potere al popolo.

Ho detto prima (ma ho un poco divagato) che la teoria della “negazione della negazione” è valida. Alcuni studiosi si sono chiesti perché in Asia, Africa e America Latina la resistenza cerchi sempre l’obiettivo di una società collettiva. Sembrano non voler istituire un’ economia capitalista. Sembrano voler saltare dal feudalesimo a una società collettiva, e alcune persone non riescono a capire perché. Perché non vogliono seguire il marxismo storico o il materialismo storico? Perché non andranno dal feudalesimo allo sviluppo di una base capitalistica e infine al socialismo? Non lo fanno perché non possono farlo. Non lo fanno per la stessa ragione per cui la comunità nera di Harlem non può sviluppare un capitalismo nero, che la comunità nera di Oakland o San Francisco non può sviluppare il capitalismo, perché gli imperialisti hanno già giocato d’ anticipo. Hanno già centralizzato la ricchezza. Pertanto, al fine di trattare con loro, tutto ciò che possiamo fare è liberare la nostra comunità e poi lanciargliela addosso come fosse una forza collettiva.

Abbiamo avuto lunghe discussioni con la gente comune sulle nostre opinioni. Prima di prendere coscienza, eravamo soliti definirci un gruppo di colonie disperse per il Nord America. E la gente discuteva con me tutto il giorno e la notte, chiedendomi: “Come possiamo essere una colonia? Per essere una colonia devi avere una Nazione, e noi non siamo una nazione, siamo una comunità. Siamo una serie di comunità disperse”. Dato che il Black Panther Party non è imbarazzato nel cambiare idea o ammettere errori, stasera vorrei accettare le critiche e dire che quelle persone, così critiche avevano assolutamente ragione. Siamo una serie di comunità proprio come il popolo coreano, il popolo vietnamita o il popolo cinese rappresentano una serie di comunità; una serie dispersa di comunità perché non abbiamo una sovrastruttura tutta nostra. La sovrastruttura che abbiamo è la sovrastruttura di Wall Street, prodotta da tutto il nostro lavoro. Questa è una forma distorta di collettività. E’ stato accumulato molto ma viene utilizzato esclusivamente nell’interesse del ceto dirigente. Questo è il motivo per cui il Black Panther Party denuncia il capitalismo nero e dice che tutto ciò che possiamo fare è liberare la nostra comunità, non solo in Vietnam ma qui, non solo in Cambogia e nelle Repubbliche popolari di Cina e Corea, ma nelle comunità del mondo. Dobbiamo unirci come un’unica comunità e poi trasformare il mondo in un posto dove le persone saranno felici, le guerre finiranno, lo stato stesso non esisterà più e avremo il comunismo. Ma non possiamo farlo subito. Quando la trasformazione ha luogo, quando si verifica un cambiamento strutturale, il risultato è di solito un ristagno culturale. Dopo che il popolo si riapproprierà dei mezzi di produzione, probabilmente non passeremo direttamente al comunismo, ma passeremo per una fase di transizione intercomunitaria e rivoluzionaria; fino al momento in cui potremo lavare via il pensiero borghese, finché non avremo potuto spazzare via il razzismo e il pensiero reazionario, fino al momento in cui le persone non saranno attaccate alla loro Nazione come un contadino è attaccato al suolo, fino al momento in cui quella stessa gente potrà ottenere la sua sanità mentale e sviluppare una cultura che sia “essenzialmente umana”, che servirà la gente invece di un dio. Poiché non possiamo evitare i contatti reciproci, fra popoli, dovremo necessariamente sviluppare un sistema di valori che ci aiuti a lavorare insieme in armonia.

Pubblicato da Mike Harman, 15 febbraio 2018

* NY Panther 21: gruppo ingiustamente accusato di aver tentato di compiere tre attentati dinamitardi il 17 gennaio 1969 in altrettante località dello Stato di New York City: due stazioni della polizia nel Bronx ed a Manhattan, ed un ufficio per l’istruzione al Queen’s.

Il 17 maggio 1971 gli imputati sono stati tutti prosciolti con formula piena per non aver compiuto il fatto.

** I Fratelli di Soledad: John Cluchette, Fleeta Drumgo e George Jackson, ingiustamente accusati nel gennaio del 1970, dell’ omicidio di un guardiano della prigione di Soledad trovato ucciso nel penitenziario dopo aver sparato, uccidendoli per sedare una rissa, a tre prigionieri neri. Angela Davis viene invece accusata di aver fornito le armi al fratello di Jackson, Jonathan, che nel tentativo di porre sotto i riflettori la liberazione del fratello George uccide il presidente della corte del tribunale di San Rafael.

*** Flunkeyismo: dalla voce scozzese “flank”, (servo estremamente ossequioso), si può tradurre con il termine “ servilismo”.

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Commenti

Spikymike

22 febbraio 2018 13:34

Lettura interessante e mi ha colpito il fatto che ciò rappresentasse una potenziale transizione nella politica delle Pantere Nere lontano da ciò che oggi potrebbe essere visto come una forma di “Identity Politics” verso una più rivoluzionaria basata sulle classi?

Mike Harman

22 febbraio 2018 14:34

@SpikeyMike è così, ma penso che ci sia stata un’eccessiva enfasi sul nazionalismo / separatismo culturale nelle Black Panthers del tutto.

Non sono esattamente un esperto, ma penso che tu avessi una tendenza socialista rivoluzionaria fino in fondo, e poi ci fu un crossover con i nazionalisti culturali, e ci vollero 2-3 anni per scuotere esattamente chi era chi tra il 1966 e il 1968 circa – (che non è poi così lungo sulla traiettoria di Novara verso la socialdemocrazia dal 2014 …).

C’è questo discorso del 1969 di Fred Hampton, in cui chiama in particolare Amiri Baraka (Leroi Jones), Ron Karenga e Kwame Ture (Stokely Carmichael) come nazionalisti di maiale https://libcom.org/library/fred-hampton-its-class- lotta-maledizione-novembre-1969

Kwame Ture era un membro delle Pantere nel 1967-8, ma se ne andò quando si trasferì in Guinea (partecipò al governo di Sekou Toure, in seguito collaborò con Kwame Nkrumah in Ghana) e pubblicò una lettera di dimissioni aperte al BPP nel 1969 dove ha denunciato la “linea di alleanze dei partiti con i radicali bianchi”, ma non riesco a trovare quella lettera online.

L’analisi della “colonizzazione interna” menzionata da Newton continuò fino all’esercito di liberazione nero – Assata Shakur, Kuwasi Balagoon, principalmente sulla costa orientale.

Le tensioni con la leadership della West Coast (espellere le persone che volevano continuare la lotta armata, l’appropriazione indebita dei fondi per la cauzione) hanno portato persone come Kuwasi Balagoon a guardare anche all’anarchismo. Quindi immaginavo almeno una duplice spaccatura organizzativa e ideologica, e non necessariamente con linee chiare per tutte le parti coinvolte: http://www.academia.edu/11691078/Maroon_Kuwasi_Balagoon_and_the_Evolution_of_Revolutionary_New_Afrikan_Anarchism

Potresti chiamare la colonia interna / roba semi-colonia maoista, ma la gente che persisteva con quella era profondamente antielettorale e per lo più finì in prigione. Non lo chiamerei ‘politica dell’identità’, ci sono versioni di esso che sono completamente opposte agli stati nazionali e quindi non intrinsecamente nazionalisti.

C’è anche un’intervista qui con Angela Davis che parla del “nazionalismo porkchop” e del modo in cui è stato commercializzato negli anni ’70 e ’80 https://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/race/interviews/davis2 .html

Spikymike

23 febbraio 2018 15:30

Grazie per questo utile follow-up – Suppongo che spesso gli individui trovino più facile, con la riflessione, allontanarsi dalle forme di ‘Identity Politics’ verso una forma di politica di lotta di classe rivoluzionaria più indipendente di quella di intere organizzazioni.

Juan Conatz

23 febbraio 2018 15:42

Non vedo come le Black Panthers, che hanno rifiutato il nazionalismo culturale e abbiano stretto alleanze con le organizzazioni socialiste multirazziali, siano “politiche dell’identità”, ma varie organizzazioni di radicali bianchi, che traggono ispirazione quasi interamente da figure europee storiche, scrittura, storia e immagini non sono un forma di politica dell’identità.

Spikymike

23 febbraio 2018 16:03

Forse in un modo o nell’altro, dipende piuttosto dalle organizzazioni alle quali ti riferisci e da quali periodi storici o fasi di sviluppo di quelle organizzazioni.

Red Marriott

23 febbraio 2018 18:49

Se leggi i resoconti sulla formazione delle Pantere – ad esempio, “Seize The Time” di Bobby Seale – vedrai che è stato creato come un’alternativa più rilevante ai nazionalisti neri del campus che sono stati visti come esistenti in un intellettuale distaccato “Torre d’avorio”. Proiettare categorie correnti sul passato è problematico, ma i nazionalisti neri privilegiano l’identità culturale rispetto alle relazioni di classe, vedendo tutti i bianchi come il nemico opprimente da combattere dal separatismo culturale – una “politica dell’identità” che i fondatori del BPP Seale & Newton respinsero. 
Di una certa rilevanza; http://libcom.org/library/james-carr-black-panthers-all-that

jc

26 febbraio 2018 15:01

Solo guardando le varie citazioni delle principali pantere sulla classe / razza penso che sia chiaro che non aveva NIENTE da fare con la moderna politica dell’identità. Hanno usato il linguaggio del nazionalismo nei loro primi anni, ma quello era il linguaggio dei tempi – e come questa trascrizione mostra che l’avevano totalmente respinto nel 1970.

La politica dell’identità nella sua forma moderna, con le sue liste di controllo dei privilegi e i suoi sensi di colpa, sembra provenire dal mondo accademico bianco di qualsiasi movimento antirazzista di base. Alcuni dei migliori scrittori neri che ho letto possono usare i termini, ma minano le ipotesi su cui si basa tutto ciò. Guarda come parlano i ganci delle campane in “femminismo è per tutti”, o le ovvie conclusioni che la Dichiarazione collettiva The Combahee River implicherebbe – se qualche “intersezionalista” effettivamente la leggesse.

Mike Harman

26 febbraio 2018 16:06

Il termine “privilegio della pelle bianca” deriva dal lavoro di Theodor W Allen e da altri teorici della razza critica come Noel Ignatiev, in genere Du Bois si fa onore per il “salario psicologico” del bianco.

Allen era un membro del PC per un po ‘, anche un minatore di carbone, operaio, bibliotecario, impiegato delle poste. Ignatiev divenne un accademico negli anni ’80, ma era stato coinvolto in SDS e altre cose dagli anni ’60. Abbiamo un archivio molto parziale del Race Traitor di Ignatiev sul sito: https://libcom.org/library/race-traitor-journal-new-abolitionism

Quindi, per non dire che nessuno nel mondo accademico ha scritto a riguardo, ma alcune delle persone più importanti non erano accademici.

Questo è estremamente diverso dal “Privilegio bianco: spacchettare lo zaino invisibile” di Penny McIntosh, che è dove la maggior parte dei critici della “teoria dei privilegi”, e alcune persone a cui piace, tendono a iniziare. Anche nei suoi stessi termini – elencando specifiche esperienze personali che descrivono il privilegio dei bianchi come è costruito socialmente o qualcosa del genere – quel saggio non è molto buono; attribuisce diverse esperienze all’essere bianco che sono in realtà classe sociale come essere in grado di comprare una casa in qualsiasi quartiere che si desidera.

Il problema è che la gente raramente dice di quali di questi stiano parlando, il che sarebbe come se ogni volta qualcuno menzionasse il marxismo che parlava di “Oh intendi Enver Hoxha !!”.

Mentre il discorso di Huey Newton dice che hanno rifiutato il nazionalismo, c’è ancora qualche palcoscenico che chiama il “territorio liberato” del Vietnam, Cina, Cambogia e Corea del Nord, ma non penso che ci siano abbastanza dettagli per esaminarlo veramente (cioè le opinioni sulla classe conflitto all’interno di quei paesi).

Anche se possiamo qui distinguere tra BPP e “politica dell’identità moderna”, il discorso stesso parla di nazionalismo culturale e di politica capitalista nera negli anni ’60, c’erano anche esempi precedenti come Booker T Washington.

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