Dal 30 marzo al 15 maggio 2018 decine di migliaia di palestinesi hanno partecipato alla “Marcia del Ritorno” indetta in occasione dei 70 anni dall’inizio della Nakba( termine che indica lo sradicamento dalle loro case e terre dei palestinesi e la conseguente diaspora forzata) per chiedere il ritorno dei profughi palestinesi nei territori che attualmente fanno parte dello stato di Israele e per contestare lo spostamento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. La risposta israeliana alle mobilitazioni pacifiche dei dimostranti palestinesi è stata un massacro: 133 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco dei cecchini dell’esercito israeliano durante le manifestazioni popolari svoltesi lungo le linee di demarcazione tra Israele e la striscia di Gaza.
A 70 anni dall’inizio della Nakba il numero di rifugiati palestinesi costretti a lasciare le loro case è passato dagli 800 mila del 1948 ai 5,6 milioni del 2016 (il 42% della popolazione totale della Palestina) secondo quanto ha reso noto il Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS). Oggi, su una popolazione complessiva di 12,7 milioni, almeno 8,26 milioni di palestinesi sono forcibly displaced (sfollati forzati) in tutto il mondo in conseguenza delle politiche criminali israeliane di annessione territoriale, colonizzazione e trasferimenti forzati della popolazione che nega agli sfollati palestinesi le riparazioni dovute e ne calpesta i più fondamentali diritti umani nell’indifferenza della comunità internazionale. Il rimanente terzo, poi, è preda continua dei trasferimenti forzati da parte delle forze di occupazione israeliane che fanno saltare per aria le abitazioni delle famiglie palestinesi con la dinamite oppure le occupano manu militari per farle abitare dai coloni.
Il 20 giugno scorso è stata celebrata la “Giornata mondiale dei profughi”. Tra le 25,4 milioni di persone rifugiate censite dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) nel 2017, sono attualmente compresi più di 5,5 milioni di profughi palestinesi. l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), nel suo rapporto pubblicato nel 2017, ha rivelato che il 95% dei profughi palestinesi che si trova in Siria sopravvive solo grazie agli aiuti internazionali. Secondo tale rapporto, più del 95% della popolazione palestinese rifugiata in Siria necessita di urgenti aiuti umanitari, quali soldi, cibo e altri prodotti non alimentari. A 7 anni dall’inizio della guerra, dei 560mila rifugiati palestinesi registrati in Siria dall’UNRWA, circa 450 mila sono ancora lì. Inoltre, circa 280 mila persone si sono spostate all’interno del paese e 43 mila sono rimaste bloccate in zone inaccessibili. L’UNRWA stima che ci siano più di 120 mila rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria che non si trovano più lì mentre altri 31.000 si sono trasferiti in Libano e 16.000 in Giordania relegati in una condizione di grave emarginazione in virtù della loro situazione giuridica incerta. Di recente, per sostenere la comunità dei rifugiati palestinesi in Siria, l’UNRWA ha lanciato un appello: sono necessari più di 411 milioni di dollari per Siria, Libano e Giordania per assicurare ai rifugiati palestinesi la possibilità di istruzione, cure mediche, crescita dei giovani e servizi di protezione.
Negli ultimi anni Israele e Stati Uniti hanno promosso una dura campagna contro l’UNRWA – unica agenzia internazionale incaricata di fornire assistenza umanitaria ai rifugiati palestinesi – arrivando persino a chiedere di porre termine al suo mandato. Non è la prima volta che USA ed Israele tentano di delegittimare l’UNRWA così come non è la prima volta che l’amministrazione statunitense applica, o minaccia di applicare, drastici tagli ai finanziamenti dell’agenzia come forma di ricatto politico. La scomparsa di UNRWA – nata proprio per sopperire all’indifferenza della comunità internazionale nei confronti della più antica e numerosa crisi di rifugiati – sarebbe catastrofica per i rifugiati palestinesi e, tuttavia, continua ad essere uno degli obiettivi pincipali della strategia di USA ed Israele. All’inizio del 2018 l’amministrazione Trump ha tagliato 65 milioni di dollari destinati all’UNRWA e nelle casse dell’agenzia, dunque, sono arrivati quest’anno soltanto 60 milioni di dollari. A causa di questi pesanti tagli l’UNRWA è costretta ad affrontare una grave crisi finanziaria che ne sta compromettendo le capacità di soddisfare anche i bisogni più elementari dei rifugiati palestinesi.
#RefugesDay
Fonti: Nena News; Agenzia stampa Infopal
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