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Abbandonate le illusioni, preparatevi alla lotta

Nel 70° anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, ci sembra utile ripubblicare questo intervento di Mao, di poche settimane precedente al 1 Ottobre 1949 e pubblicato, insieme ad altri, come precisa la nota redazionale cinese, “in occasione della pubblicazione del Libro bianco del dipartimento di Stato degli Stati Uniti e della lettera di Dean Acheson.

Questi articoli denunciano la natura imperialista della politica degli Stati Uniti verso la Cina, criticano le illusioni nutrite da alcuni intellettuali borghesi cinesi verso l’imperialismo americano e danno una spiegazione teorica delle cause della rivoluzione cinese e delle ragioni che ne hanno determinato la vittoria”.

Risulta in qualche modo utile anche per inquadrare in modo più realistico i “fatti di Hong Kong”, che non sono certo riducibili allo schema proposto dai media mainstream.

Superfluo sottolineare come, nello scritto di Mao, l’esposizione delle caratteristiche e dei modi di aggressione militare e penetrazione culturale dell’imperialismo USA mantenga viva la propria attualità e come, al tempo stesso, i rilievi circa vari settori sociali possano servire da linea di azione dei comunisti, per sottrarre all’influenza del “pensiero dominante” quegli strati e gruppi che, per le loro condizioni all’interno dei rapporti borghesi, possano fornire un contributo fattivo alla liberazione dal capitale.

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Abbandonate le illusioni, preparatevi alla lotta

14 agosto 1949

Non è un caso che il Libro bianco del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti riguardante le relazioni tra la Cina e gli Stati Uniti e la lettera del segretario di Stato Acheson al presidente Truman siano stati pubblicati in questo momento. La pubblicazione di questi documenti riflette la vittoria del popolo cinese e la disfatta dell’imperialismo, riflette il declino di tutto il sistema imperialista mondiale. Il sistema imperialista è scosso da molteplici e insuperabili contraddizioni interne, e quindi gli imperialisti sono presi da una profonda desolazione.

L’imperialismo ha preparato le condizioni per la propria rovina. Queste condizioni sono la presa di coscienza delle grandi masse popolari nelle colonie e semicolonie e negli stessi paesi imperialisti. L’imperialismo ha spinto le grandi masse popolari di tutto il mondo a entrare nell’epoca storica della grande lotta per l’abolizione dell’imperialismo.

L’imperialismo ha preparato sia le condizioni materiali che quelle morali per la lotta delle grandi masse popolari.

Fabbriche, ferrovie, fucili, cannoni, ecc., queste sono le condizioni materiali. La maggior parte del potente equipaggiamento dell’Esercito popolare di Liberazione cinese proviene dall’imperialismo statunitense, una parte proviene dall’imperialismo giapponese e una parte è di nostra fabbricazione.

All’aggressione britannica del 1840 sono seguite le guerre di aggressione condotte contro la Cina dalle forze alleate anglo-francesi, dalla Francia, dal Giappone, e dalle forze coalizzate delle otto potenze (Gran Bretagna, Francia, Giappone, Russia zarista, Germania, Stati Uniti, Italia e Austria), la guerra tra il Giappone e la Russia zarista sul territorio cinese, la guerra di aggressione giapponese contro la Cina, nel nord-est, cominciata nel 1931, la guerra di aggressione giapponese contro tutta la Cina cominciata nel 1937 e durata otto lunghi anni e infine la guerra contro il popolo cinese condotta in questi ultimi tre anni in apparenza da Chiang Kai-shek, ma in realtà dagli Stati Uniti. Come è detto nella lettera di Acheson, in quest’ultima guerra gli Stati Uniti hanno dato al governo del Kuomintang un aiuto materiale per il valore di “oltre il 50 per cento della spesa monetaria” di quest’ultimo e “hanno consegnato all’esercito cinese” (cioè l’esercito del Kuomintang) “materiale bellico”. Questa è una guerra in cui gli Stati Uniti forniscono il danaro e le armi e Chiang Kai-shek fornisce gli uomini per combattere per conto degli Stati Uniti e massacrare il popolo cinese. Tutte queste guerre di aggressione insieme con l’aggressione e l’oppressione politica, economica e culturale hanno fatto nascere nei cinesi l’odio contro l’imperialismo, li hanno indotti a domandarsi che cosa poteva significare tutto questo e li hanno costretti a mobilitare il loro spirito rivoluzionario e a unirsi nella lotta. Essi hanno combattuto, sono stati battuti, hanno combattuto di nuovo, sono stati ancora battuti e hanno ancora combattuto accumulando 109 anni di esperienza, accumulando l’esperienza di centinaia di lotte grandi e piccole, militari e politiche, economiche e culturali, con o senza spargimento di sangue e solo così hanno riportato la fondamentale vittoria di oggi. Queste sono le condizioni morali senza le quali la rivoluzione non sarebbe stata vittoriosa.

Per soddisfare le necessità della sua aggressione, l’imperialismo ha creato in Cina il sistema comprador e il capitale burocratico. L’aggressione imperialista ha stimolato l’economia sociale della Cina, vi ha provocato dei cambiamenti e ha creato gli elementi opposti all’imperialismo – l’industria nazionale e la borghesia nazionale cinese, e specialmente il proletariato cinese che lavora nelle imprese gestite direttamente dagli imperialisti, in quelle gestite dal capitale burocratico e in quelle gestite dalla borghesia nazionale. Per soddisfare le necessità della sua aggressione, l’imperialismo ha rovinato i contadini cinesi sfruttandoli con degli scambi di valore ineguale, e di conseguenza ha creato larghe masse di contadini poveri che ammontano a centinaia di milioni e costituiscono il 70 per cento della popolazione rurale della Cina. Per soddisfare le necessità della sua aggressione, l’imperialismo ha creato in Cina milioni di grandi e piccoli intellettuali di un tipo nuovo che differiscono dal vecchio tipo di literatus o dotto-burocrate. Ma l’imperialismo e i suoi lacchè, i governi reazionari della Cina, hanno potuto controllare solo una parte di questi intellettuali e infine solo un piccolo nucleo come Hu Shih, Fu Sze-nien e Chien Mu; tutti gli altri sono sfuggiti al loro controllo e si sono schierati contro di loro. Studenti, maestri, professori, tecnici, ingegneri, medici, scienziati, scrittori, artisti e impiegati statali, tutti si rivoltano contro il Kuomintang o non lo vogliono più seguire. Il Partito comunista è il partito dei poveri e dappertutto e in ogni occasione viene descritto dalla propaganda del Kuomintang come una banda di individui che ammazzano e incendiano, violentano e saccheggiano, respingono la storia e la cultura, rinnegano la loro patria, non hanno pietà filiale o rispetto per i maestri e per gli anziani, non intendono ragione, praticano la comunanza dei beni e delle donne e impiegano la tattica militare del “mare umano”; in breve sono un’orda di mostri diabolici capaci di tutti i crimini e indegni del perdono. Ma, cosa strana, è proprio quest’orda che ha ottenuto l’appoggio di parecchie centinaia di milioni di uomini, compresa la maggioranza degli intellettuali e specialmente dei giovani studenti.

Una parte degli intellettuali preferisce attendere. Essi pensano: il Kuomintang non è buono e non è detto che il Partito comunista sia buono, perciò è meglio attendere. Alcuni appoggiano a parole il Partito comunista, ma nei loro cuori attendono. Sono coloro che si fanno delle illusioni sugli Stati Uniti. Non vogliono fare una distinzione tra gli imperialisti americani, che sono al potere e il popolo americano che non lo è. Si lasciano trarre facilmente in inganno dalle parole melate degli imperialisti americani come se fosse possibile che questi trattino con la Cina popolare sulla base dell’uguaglianza e del vantaggio reciproco senza una lotta dura e lunga. Essi hanno ancora molte idee reazionarie, cioè antipopolari, ma non sono reazionari del Kuomintang; essi rappresentano gli elementi di centro o di destra nella Cina popolare. Sono sostenitori di quello che Acheson chiama “individualismo democratico”. Le manovre ingannevoli degli Acheson hanno ancora in Cina una base sociale, ma molto debole.

Il Libro bianco di Acheson ammette che gli imperialisti americani non sanno assolutamente che cosa fare per quanto riguarda la situazione attuale della Cina. Il Kuomintang è talmente impotente che nessun aiuto, per quanto importante sia, può salvarlo dalla inevitabile condanna; gli imperialisti americani non hanno più la situazione in pugno e non possono fare più niente. Acheson dice nella sua lettera:

Il fatto sfortunato e inevitabile è che l’infausto risultato della guerra civile in Cina è sfuggito al controllo del governo degli Stati Uniti. Niente di quello che il nostro paese ha fatto o era in grado di fare nei limiti ragionevoli delle sue possibilità poteva modificare quel risultato; niente di ciò che il nostro paese ha lasciato di intentato vi ha contribuito. Esso è stato il prodotto delle forze interne cinesi, forze che il nostro paese ha tentato di influenzare ma non ha potuto.

Secondo la logica, la conclusione di Acheson, come pensano o dicono alcuni intellettuali cinesi dalle idee confuse, dovrebbe essere questa: bisogna fare come “il macellaio che depone il coltello e diventa all’improvviso un Budda”, o come “un brigante che si pente e diventa un uomo onesto”, bisogna trattare la Cina popolare sulla base dell’uguaglianza e del vantaggio reciproco e cessare di provocare disordini. Ma no, dice Acheson, noi continueremo a provocare disordini e li provocheremo certamente. Vi saranno risultati? Vi saranno, egli dice. Su quale gente egli conterà? Sui sostenitori dell’”individualismo democratico”. Acheson dice:

… alla fine la civiltà millenaria e l’individualismo democratico della Cina si affermeranno di nuovo e la Cina scuoterà il giogo straniero. Io penso che dobbiamo incoraggiare in Cina ogni sviluppo che tenda, oggi e in avvenire, verso questo fine.

Quanto è differente la logica degli imperialisti da quella del popolo! Creare disordini, fallire, creare ancora disordini, fallire ancora – fino alla loro disfatta; questa è la logica degli imperialisti e di tutti i reazionari del mondo nei confronti della causa popolare; essi non andranno mai contro questa logica. È una legge marxista. Quando diciamo: “L’imperialismo è feroce”, intendiamo che la sua natura non cambierà mai e che gli imperialisti non deporranno mai il loro coltello da macellaio, che non diverranno mai dei Budda fino alla loro disfatta. Lottare, fallire, lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora – fino alla vittoria; questa è la logica del popolo e anch’esso non andrà mai contro questa logica. Anche questa è una legge marxista. La rivoluzione del popolo russo ha seguito questa legge e così ha fatto la rivoluzione del popolo cinese.

Lotta di classe – alcune classi trionfano, altre vengono eliminate. Questa è la storia, questa è da millenni la storia della civiltà. Interpretare la storia da questo punto di vista è ciò che si chiama materialismo storico; mettersi in contrapposizione a questo punto di vista è ciò che si chiama idealismo storico.

Il metodo dell’autocritica può essere applicato solo in seno al popolo; è impossibile persuadere gli imperialisti e i reazionari cinesi a dar prova di benevolenza e a tornare sul giusto cammino. La sola via da seguire è quella di organizzare le forze per lottare contro di loro come nella nostra Guerra popolare di liberazione e nella rivoluzione agraria, di smascherare gli imperialisti, di “irritare” gli imperialisti e i reazionari, rovesciarli, punirli per aver violato la legge e “permettere loro solo di rigare diritto, senza tollerare alcun proposito o atto contro il potere costituito”.

Solo allora si potraà sperare di trattare con i paesi imperialisti sulla base dell’uguaglianza e del vantaggio reciproco. Solo allora vi sarà qualche speranza di dare agli elementi della classe dei proprietari terrieri e della borghesia burocratica, ai membri della cricca reazionaria del Kuomintang e ai loro complici che avranno deposto le armi e si saranno arresi, una educazione capace di trasformare per quanto è possibile i cattivi elementi in brave persone. Molti liberali cinesi – gli elementi democratici di vecchio tipo, cioè i sostenitori dell’“individualismo democratico”, sui quali Truman, Marshall, Acheson, Leighton Stuart e simili ripongono le loro speranze e che cercano costantemente di conquistare – si riducono spesso a una posizione passiva e hanno sovente torto nei loro giudizi sui governanti americani, sul Kuomintang, sull’Unione Sovietica e anche sul Partito comunista cinese. La ragione è precisamente che essi non guardano o disapprovano che si guardino i problemi dal punto di vista del materialismo storico.

È dovere dei progressisti – comunisti, membri dei partiti democratici, operai politicamente coscienti, giovani studenti e intellettuali progressisti – unirsi con gli strati intermedi, gli elementi del centro, gli elementi arretrati dei diversi strati sociali, con tutti coloro che nella Cina popolare sono ancora tentennanti ed esitanti (costoro tentenneranno ancora per lungo tempo e anche dopo aver preso una decisione, tentenneranno di nuovo non appena incontreranno delle difficoltaà), portare loro un aiuto sincero, criticare il loro atteggiamento tentennante, educarli, guadagnarli alla causa delle masse popolari, impedire che gli imperialisti li attirino dalla loro parte, dir loro che abbandonino le illusioni e si preparino alla lotta. Non bisogna pensare che non vi sia piuù lavoro da fare ora che la vittoria è conquistata. Dobbiamo ancora lavorare e lavorare molto di più e con pazienza per poter veramente conquistare questi elementi. Quando saranno stati conquistati, l’imperialismo saraà completamente isolato e Acheson non potrà più fare i suoi trucchi.

La parola d’ordine “prepararsi alla lotta” è indirizzata a coloro che nutrono ancora certe illusioni circa le relazioni tra la Cina e i paesi imperialisti, specialmente tra la Cina e gli Stati Uniti. Per questa questione essi sono ancora passivi, non hanno ancora preso una decisione, non sono ancora decisi a condurre una lunga lotta contro l’imperialismo americano (e britannico), perché si fanno ancora delle illusioni sugli Stati Uniti. Su questa questione essi sono ancora molto o alquanto distanti da noi.

La pubblicazione del Libro bianco degli Stati Uniti e della lettera di Acheson merita di essere celebrata perché essa è come una doccia fredda e fa perdere la faccia a coloro che credono nella democrazia di vecchio tipo o nell’individualismo democratico, che non approvano o non approvano interamente la democrazia popolare, il collettivismo democratico, il centralismo democratico, l’eroismo collettivo, il patriottismo basato sull’internazionalismo, che manifestano nei riguardi di essi del malcontento o un certo malcontento o anche avversione, ma che hanno ancora sentimenti patriottici e non sono reazionari del Kuomintang. È una doccia fredda soprattutto per coloro che credono che tutto ciò che è americano è buono e sperano che la Cina si modelli sugli Stati Uniti.

Acheson dichiara apertamente che bisogna “incoraggiare” gli individualisti democratici cinesi a scuotere il “giogo straniero”. Il che vuol dire che bisogna rovesciare il marxismo-leninismo e la dittatura democratica popolare diretta dal Partito comunista cinese. Perché questa dottrina e questo sistema, si sostiene, sono “d’origine straniera”, non hanno radici in Cina e sono stati imposti ai cinesi dal tedesco Karl Marx (morto sessantasei anni fa), dal russo Lenin (morto venticinque anni fa) e dal russo Stalin (ancora vivo); questa dottrina e questo sistema sono inoltre estremamente cattivi perché propugnano la lotta di classe, il rovesciamento dell’imperialismo, ecc., e quindi bisogna assolutamente liberarsene.

Del resto, si sostiene, “l’individualismo democratico della Cina si affermerà di nuovo” con l’“incoraggiamento” del presidente Truman, del comandante in capo Marshall che sta dietro le quinte, del segretario di Stato Acheson (l’amabile mandarino straniero responsabile della pubblicazione del Libro bianco) e dell’ambasciatore Leighton Stuart, che se l’è svignata. Acheson e i suoi simili pensano che in tal modo stanno dando “incoraggiamento”, ma quegli individualisti democratici cinesi che hanno ancora sentimenti patriottici, anche se credono negli Stati Uniti, si rendono conto forse di aver ricevuto una doccia fredda e perduto la faccia, perché, invece di trattare come si conviene con le autorità della dittatura democratica popolare cinese, Acheson e i suoi simili fanno questo sporco lavoro e, per di più, lo pubblicano apertamente. Che sfacciataggine! Che sfacciataggine! Per coloro che hanno ancora sentimenti patriottici, la dichiarazione di Acheson non è un “incoraggiamento” ma un insulto.

La Cina è impegnata in una grande rivoluzione. Tutta la Cina è pervasa dall’entusiasmo. Le condizioni sono favorevoli per guadagnare e unire a noi tutti coloro che non nutrono un odio profondo e implacabile contro la causa della rivoluzione popolare, anche se hanno idee sbagliate. I progressisti devono utilizzare il Libro bianco per persuadere tutte queste persone.

Mao Tsetung

Opere scelte, volume IV

Casa editrice in lingue estere, Pechino, 1975

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