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La stanza dei bottoni

Ci sono novità importanti nella presunta “trattativa†sull’altrettanto presunta “riforma†del mercato del lavoro. I sindacati confederali hanno scoperto che per loro è probabilmente finita.

Intendiamoci: il lavoro sta messo molto peggio, e non da ora. Anni e decenni di compromessi al ribasso hanno portato tutele e salari per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato quasi al livello pre-’69. L’apertura – accettata dai sindacati – di due potenti varchi attraverso cui far irrompere la condizione precaria in concorrenza con il lavoro “normale†(pacchetto Treu e legge 30), ha posto in essere quel “dualismo†della condizione lavorativa che ha scavato potentemente sotto le pseudo-trincee poste a difesa dei diritti acquisiti. Ora, il governo vuole dare il colpo finale, tornando direttamente al fascismo o ai livelli di inizio ‘900. E non è chiaro quale delle due condizioni sia la peggiore.

Stiamo ai fatti. Negli “incontri informali di Milanoâ€, sabato, Monti e Fornero l’hanno messa giù dura: “O firmate per l’abolizione dell’art. 18 o lo facciamo da soli, senza il vostro consensoâ€.

Per i lavoratori, ripetiamo, è un disastro epocale. Per i sindacati, questa volta, anche.

 

Diciamola così: la lunga stagione della “concertazione†si è retta su uno scambio politico ineguale, con Cgil, Cisl e Uil che concedevano arretramenti sostanziali (salariali e normativi) sul lavoro e al tempo stesso acquisivano un maggior peso politico. La lunga parentesi berlusconiana ha approfondito e modificato in parte questo assetto, conferendo un ruolo privilegiato a Cisl e Uil per emarginare, a tratti, la Cgil, identificata tout court con i “comunisti†(dal Pd in là, verso sinistra). Ad ogni governo di centrosinistra la situazione si ribaltava, apparentemente, ma con la Cgil sempre orientata a “ricostruire l’unità sindacaleâ€; ovvero senza affondare a sua volta il colpo nei confronti dei due cugini-concorrenti.

La concertazione, insomma, ha modificato dall’interno ruolo e funzione del sindacato nelle relazioni industriali reali, senza però toccarne – anzi aumentandone, apparentemente – il peso politico. All’interno delle tre confederazioni si facevano largo a spallate i “trattativisti†a oltranza, quei funzionari che ormai guardavano agli iscritti come a un semplice bacino di fornitori di denaro cash, e a cui non bisognava più render conto dei “risultati†del proprio trattare. Il non mobilitare mai, o quasi, i lavoratori era visto come un punto di forza della propria capacità di esercitare la mediazione sociale in sede politica. Così facendo, però, si sono scavati la fossa con le proprie mani. Stavano dilapidando il “tesoretto†accumulato nella seconda metà del secolo scorso, ma pensavano fosse un “investimento†che li avrebbe portati nel gotha dei “decisoriâ€. La pacificazione è riuscita fin troppo bene; ora “i mercati†pensano che si possa fare a meno anche di loro.

La frase con cui Raffaele Bonanni, ha cercato sabato di spiegare ai “colleghi†Angeletti e Camusso che andava cercato un compromesso “attivo†sull’art. 18 (formulando una proposta che accogliesse in buona parte, ma limitandola, l’offensiva governativa), è in questo senso rivelatrice: “se continua così usciamo dalla stanza dei bottoniâ€.

È un’illusione, naturalmente. La partita è chiusa e Monti detta i tempi: in settimana si chiude. Forse non domani direttamente, ma si chiude. E lo si fa sul testo che il governo aveva messo sul tavolo fin dall’inizio, chiedendo a quei “fini trattativisti†che aveva davanti di tenere per sé, come un segreto vergognoso, quello che poi i ministri sbandieravano davanti ai taccuini e alle telecamere.

 

Abituati a “trattare†su tutto, volpi della tattica senza princìpi e senza paletti “ideologiciâ€, venditori al dettaglio di conquiste realizzate da altri, hanno smesso di pensare strategicamente. E sono arrivati a questa svolta storica – il sindacato, dicono “i mercatiâ€, va eliminato; secondo il modello americano, che ora la Spagna prova a copiare, non secondo quello “tedesco†– i tre confederali “scoprono†che stanno per cadere in quella fossa.

Se non fosse tragico, farebbe ridere il frame in cui la Camusso – nel disperato tentativo di aumentare il proprio peso “contrattuale†– adotta strumentalmente la posizione della minoranza di sinistra in Cgil (“estensione dell’art. 18 anche a chi non ce l’haâ€). Un leader noto per la facilità con cui svende i contratti non è per nulla credibile quando fa la faccia dura.

da Il Giorno, 12 dicembre 1995

Ma non serve davvero a nulla consolarsi con la debacle “concertativaâ€. La nuova condizione, che in questa settimana verrà sancita anche formalmente, con decreti governativi, stabilisce che il lavoro è nulla. Chi non è d’accordo deve iniziare col prenderne atto. Perché il movimento operaio è a questo punto costretto a ricominciare da zero. O quasi. La storia non passa invano, se qualcuno ne assume gli insegnamenti.

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