Menu

La sostituibile leggerezza del vuoto politico

A Bologna il referendum contro i finanziamenti pubblici alle scuole materne private ha registrato una vittoria importante per quanti, da sinistra, si oppongono a una politica nazionale dello stesso segno. È dunque un segnale “sul merito” e la qualità delle politiche, che rifiuta in modo informato e consapevole la favoletta infame del “privato che funziona meglio del pubblico”. Non è vero naturalmente, e la dimostrazione sta proprio nel fatto che “il privato” riesce a restare aperto soltanto se “il pubblico” ripiana le perdite. Potremmo dire tranquillamente che anche l’Ilva dimostra la stessa cosa, anche se in questo caso c’è un di più specificamente italiano: ovvero un’imprenditoria “anti-capitalista”, arretrata, “sanfedista”, che usa l’impresa per arricchire se stessa anche a danno dell’impresa. Insomma, che un’imprenditoria che “ruba” persino alla propria attività industriale – oltre che alle risorse pubbliche, sempre invocate per “aiutare le imprese” – per aumentare il patrimonio familiare (immobili, finanza, consumi di lusso, conti all’estero ecc).

Il secondo segnale è il dilagare dell’astensionismo. Qui bisogna essere chiari e non lasciarsi andare a interpretazioni “soggettivistiche”, stile “le masse sono pronte per la rivoluzione”. Il dato (un altro 16% in meno rispetto alle già deludenti elezioni politiche di febbraio, che è diventato un -19% a Roma) conferma le sensazioni già emerse in campagna elettorale, con le piazze dei comizi finali vuote e fredde.

Ci sembra chiaro che abbiano inciso due fattori solo apparentemente diversi.

Il primo deriva dalla formazione di questo governo ignobile. Pasticciata, faticosa, inguardabile, palesemente mirata alla composizione degli equilibri tra cordate di potere in ogni caso sotto il ferreo controllo della Troika (Bce, Ue, Fmi). Nessuna attenzione ai problemi sociali (chiacchiere e promesse a parte, com’è ovvio e com’è ormai evidente anche agli illetterati), nessuna considerazione per interessi diversi da quelli della finanza e delle imprese. Soprattutto, la congiunzione carnale e ufficialmente contronatura tra Pd e Pdl – per il solo fatto di essere avvenuta – ha sgonfiato la “voglia di partecipazione” dei rispettivi bacini elettorali, fin qui tenuti sulla corda proprio dalla “guerra” contro l’avversario. È possibile che il Pd abbia pagato dazio più dei berlusconiani, ma questo lo sapremo solo dai risultati elettorali.

Il secondo è il tendenziale esaurirsi della funzione del “grillismo” come contenitore politico di riserva, in bilico tra protesta antisistema (chiamata anche “antipolitica”) e ricerca di un’alternativa “dentro” il sistema politico attuale. Alla prova pratica, il Movimento 5 Stelle – e in particolare la sua coppia di guru – ha dimostrato un’inconsistenza al di là di ogni possibile immaginazione.

Poche sintetiche considerazioni “a pelle”, che ognuno può fare anche per conto proprio, e che portano a considerare inutile il voto. Perlomeno dentro questa “offerta politica”, che non presenta più alcuna alternativa. La ex “sinistra radicale”, qualsiasi sarà il risultato che da stasera potrà esibire, non è più – e da anni – percepita come una differenza apprezzabile. L’era di Bertinotti ne ha cancellato ogni credibilità. E i “cartelli elettorali” successivi non hanno davvero migliorato la sensazione…

Potremmo aggiungere un elenco lunghissimo di altre ragioni (a partire dall’osceno balletto sulle modifiche della legge elettorale, tra “porcellum”, “porcellinum” e altre bestiole da zoologia fantastica), ma non cambierebbe il quadro.

L’astensionismo di questi anni non somiglia però molto a quello degli anni ’70. Non esprime insomma un’”alterità antagonista”, ma semplicemente un vuoto, uno smarrimento, un distacco senza nuovi approdi.

Ma in natura non si dà a lungo una situazione di vuoto. Vediamo – in Grecia, prima di tutto – quanti pericoli possono diventare attuali quando non si attiva, in una situazione di crisi conclamata, un movimento di massa esplicitamente orientato al superamento del modello sociale e del modo di vita che ha prodotto la crisi. Tanto più quando, come ora, il sistema istituzionale di governo – dall’Unione Europea allo scombiccherato Stato nostrano – tendono a blindarsi negando ogni possibilità di “riforma”.

Ora più che mai, dunque, è necessario muoversi, agire con decisione lucidità nello sconcerto sociale, per costituire, radicare, organizzare questo movimento. ROSS@ sta prendendo forma, tra cento difficoltà e molte speranze. Dovrà dimostrare di essere qualcosa di radicalmente diverso dalla “carovana degli scontenti”, dall’adunata degli sconfitti. Potrà farlo se ne saranno protagonisti i soggetti che già ora guidano i momenti alti del conflitto sociale.

Ma non c’è più un giorno da perdere.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *