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Gli “opposti estremismi” in salsa Draghi

Le “stranezze” di questo periodo storico sono davvero tante. Abbiamo piccole mobilitazioni, sicuramente non adeguate alla gravità della situazione.

Alcune sono chiaramente reazionarie – non solo per la visibilissima egemonia fascista, ma per l’irrazionalismo assoluto del “discorso” para-politico – che rovesciano i simboli storici (il green pass equiparato alla stella gialla identificava degli ebrei sotto il nazismo, il nazismo stesso considerato equivalente di ogni altro regime centralizzato, la “resistenza” evocata per sostenere valori opposti, ecc).

Vediamo le forze di polizia – mai come in questa fase in grado di controllare quasi ogni aspetto della vita sociale – prontissima a negare piazze o limitarne gli accessi, ma “stranamente” impreparata a trattenere qualche decina di fascisti ultranoti che si spostano – bastoni alla mano – da Piazza del Popolo a Corso d’Italia, con al fianco altre decine di agenti in assetto antisommossa ma niente affatto “ostili” nei loro confronti.

Vediamo uno stranissimo governo con “tutti dentro in nome della democrazia”, con la sola Meloni delegata a recitare la parte dell’”opposizione”. Un governo che soprattutto, come il predecessore, gestisce da cani una pandemia globale, preoccupandosi quasi soltanto di salvaguardare gli interessi produttivi delle grandi imprese.

Vediamo Draghi abbracciare il segretario della Cgil nel giorno in cui le piazze di tutta Italia si riempivano di manifestazioni per lo sciopero generale dei sindacati di base proprio contro il governo Draghi.

Un abbraccio di “solidarietà”, che dà invece la precisa sensazione di “completare dall’alto” l’operazione messa in campo con l’assalto dei fascisti alla sede della Cgil, come a dire: non pensate di poter tirare troppo la corda contro il Patto sociale, vedete poi che succede?

Vediamo un “pensiero unico mediatico”, dai grandi giornali ai talk show, che da due anni parla quasi soltanto di follie no vax (poi riciclate in “no green pass”, meglio gestibili politicamente), come fossero argomenti con larghissimo seguito di massa, gonfiando il richiamo per mobilitazioni a lungo di dimensioni infinitesime e con larga prevalenza di idiozia marginale.

Fino ad arrivare alla spudorata fake news di Mentana, su La7, che racconta lo sciopero generale dei sindacati di base contro le misure economiche del governo in “manifestazioni no green pass”.

Silenzio molto discreto, invece, su quanto questo “governo con tutti dentro in nome della democrazia” sta combinando in materia di “riforme strutturali” su ordinazione dell’Unione Europea, cioè del grande capitale multinazionale continentale (sia industriale che finanziario).

Un solo esempio può aiutare a capire. La nuova società che deve sostituire la storica Alitalia, secondo il progetto iniziale di questo governo, doveva partire con quasi 8.000 dipendenti (invece degli oltre 10.000 attuali).

Ma la Commissione europea ha preteso che quel numero fosse ridotto a soli 2.800, e che i nuovi assunti non fossero – se non marginalmente – provenienti dalla compagnia storica. Questo, detto esplicitamente, per impedire “qualsiasi continuità tra l’Alitalia e il nuovo micro-vettore low cost” imposto da Bruxelles.

Il ridisegno reazionario dell’Italia secondo le linee Ue

Questo esempio è solo uno dei tanti. Sanità, pensioni, giustizia penale e civile, fisco, catasto, esercito, spese militari, ecc, sono tutti comparti in cui questo paese viene sottoposto a una “cura di privatizzazioni” tale da non lasciare traccia del vecchio “modello sociale europeo”, ormai solo lontano parente del welfare continentale del secondo dopoguerra (tra gli anni ‘60 e i primi ‘80).

Un progetto disegnato su scala continentale, con compiti e divisione internazionale del lavoro, con obbiettivi e tempi di esecuzione che prevedono vincoli, interruzione dei finanziamenti, strutturazione amministrativa in deroga agli assetti istituzionali di ogni paese.

Non a caso, ci sembra, la definizione più calzante di Mario Draghi in questa situazione è quella di “commissario europeo al Pnrr”.

E’ una lunga lista di “riforme” antipopolari, che incidono pesantemente sui redditi e le condizioni di vita di decine di milioni di lavoratori (dipendenti o formalmente “autonomi”). Che dunque ampliano la sensazione di “insicurezza” esistenziale, instillano anche vere e proprie paure che vanno cercando disperatamente un senso, una logica, una rassicurazione e una “rappresentanza politica e sindacale” all’altezza.

E qui c’è ovviamente un enorme vuoto, da quando i comunisti (la “sinistra vera”, non quella spazzatura che sta al governo da quasi 30 anni alternandosi con una destra pressoché identica) sono andati, o si sono messi, fuori gioco, sommersi e spiazzati dai rimescolamenti della “globalizzazione” prima e della sua fine, poi.

Nei vuoti sguazzano gli avventurieri. Sia quelli che giocano in proprio, sia quelli che lavorano per i governi. E spesso non è facile neanche distinguerli. In questo vuoto svolazzano come droni gli agenti di influenza, emanazione diretta dei servizi segreti (non necessariamente del paese in cui agiscono).

Una serie di personaggi alla ribalta in queste ore, del resto, hanno una lunga storia in questo senso. Pensate a quel Roberto Fiore, oggi “presidente di Forza Nuova” e momentaneamente arrestato per l’assalto alla Cgil.

Negli anni ‘70 capo di Terza Posizione, poi fuggito in Gran Bretagna – subito dopo la strage di Bologna – portandosi dietro la “cassa” dei Nar (questa l’accusa rivoltagli da Giusva Fioravanti ed altri, che allora avrebbero voluto farlo fuori); poi arricchitosi con un’agenzia per studenti all’estero ed altre iniziative imprenditoriali, “chiacchierato” come collaboratore dei servizi segreti inglesi ed italiani, rientrato dopo esser finito in prescrizione.

Ascoltando il cronista del Corriere della Sera, Fabrizio Roncone, chiedere retoricamente “cosa facevano i nostri servizi segreti?, com’è possibile che non sapessero che chi aveva chiamato la manifestazione di Roma aveva quelle intenzioni?”, viene da rispondere subito: i servizi segreti stavano facendo esattamente questa operazione, tramite i loro “agenti di influenza” tra i fascisti.

E’ parte di un’operazione di normalizzazione preventiva del conflitto sociale, non “inesperienza” o “impreparazione”. Esattamente l’opposto, insomma. E Roncone ha troppa esperienza professionale – e “agganci” col Viminale – per non saperlo o capirlo.

Identiche “operazioni coperte” – con strumenti identici, ma personale ovviamente diverso – sono avvenute e avvengono anche “a sinistra”, palesemente in nome dell’eterna ricerca degli “opposti estremismi”, vera e propria chiave di volta per chiamare all’”unità nazionale” (il governo con tutti dentro) e criminalizzare qualsiasi opposizione di sistema. Di sinistra, per forza di cose, visto che la destra è tutta dentro il potere capitalistico.

Fateci caso, in queste ore, ai giornali e/o “politici” di destra che straparlano di “anarchici” pronti allo scontro a Milano nelle stesse ore in cui Forza Nuova e altri fascisti attaccavano la Cgil.

Non sono mancati del resto, negli ultimi mesi, i tentativi di spostare la già limitata capacità di mobilitazione dai temi veri (licenziamenti, Pnrr, “riforme”, ecc) alla “lotta al green pass”. Noi li abbiamo combattuti con ogni mezzo, ma qualche ingenuo c’è caduto lo stesso, facendosi immediatamente male…

Obbiettivi fasulli, seminati ad arte

Il governo Draghi è stato particolarmente abile nel creare questo milieu fatto di orrori nella gestione della pandemia, vuoto di rappresentanza, diffusione di follie antiscientifiche, decreti cervellotici, enfatizzazione e pubblicità gratis per scapocchioni senza cervello (gilet arancioni, no vax vari, stregoni in salsa italica, ecc), “fomento” di auspicati “opposti estremismi.

L’invenzione del green pass, in questo senso osceno, è stata un “capolavoro”. Invece di introdurre una misura sanitaria – l’obbligo vaccinale, come andiamo ripetendo da un anno – ha varato un obbligo burocratico senza alcun effetto sanitario. Al massimo un “incentivo” a vaccinarsi, nulla di più, sapendo benissimo che una piccola percentuale non l’avrebbe comunque fatto. Ma sapendo anche che questo rifiuto minimale poteva tornare utile, al bisogno…

Una misura non a caso voluta da Confindustria per due ragioni molto pratiche: a) evitare cause per malattia sul lavoro in caso di aumenti dei contagi (cosa avvenuta nella “prima ondata” della pandemia, quando i dipendenti sono stati obbligati ad andare al lavoro sotto la minaccia di licenziamento, con il beneplacito del governo Conte II); b) avere uno strumento di ricatto in più sui lavoratori (basti guardare Brunetta che pretende il green pass anche da chi lavora in smart working…).

Il green pass è così diventato così immediatamente un falso obbiettivo su cui canalizzare la parte meno “brillante” del malessere sociale. Sotto lo slogan “no green pass” è passata immediatamente tutta la follia novax, ma senza più lo stigma di “quelli contro la scienza”. Perché il “certificato verde” è effettivamente solo uno straccio di documento, al pari di qualunque altro..

Un’operazione di di normalizzazione preventiva del conflitto sociale

Per intuire i contorni di un’operazione di cui si ignorano strategie e tattiche non si può far altro che guardare al “risultato” che produce.

Da anni qualsiasi opposizione politica e sindacale viene oscurata. Gli scioperi ignorati fino all’ultimo minuto, e poi “narrati” solo per gli effetti negativi per la popolazione (un classico evergreen: i trasporti pubblici, di cui viene esaltata l’importanza solo quando vengono fermati, mai quando bisogna finanziarli, rinnovarli, estenderli).

E’ avvenuto lo stesso anche per lo sciopero generale di ieri, nonostante la sua “novità” (è il primo indetto unitariamente da tutte le sigle del sindacalismo di base).

Ma stavolta è stato fatto di peggio.

Se ne è parlato, sui media e nella “comunicazione di governo”, solo dopo e in conseguenza dell’assalto fascista alla Cgil. Se ne è parlato insomma come potenziale pericolo per l’ordine pubblico”, mentre gli stessi fascisti facevano sapere alla stampa di regime che avrebbero potuto anche “aderire” alle mobilitazioni previste per lo sciopero.

Gli “opposti estremismi”… Il copione è sempre lo stesso, da Piazza Fontana in poi.

E immediatamente l’argomento del discorso del potere è diventato: come restringere ulteriormente il diritto a manifestare.

L’invocazione dellalibertà”, diventata slogan dei fascisti e degli imprenditori, serve a realizzare restrizioni delle libertà. L’unica cosa che cambia è il soggetto attivo dell’operazione: non i fascisti dichiarati, ma il “governo democraticamente non eletto”, con a capo il banchiere centrale in funzione di Commissario Europeo al Pnrr.

Siamo alla fine del nostro viaggio nella apparente follia di questi giorni.

Tutto il discorso pubblico del potere non va in direzione della “messa fuorilegge dei gruppi fascisti” (è persino possibile che accada, ma solo una tantum, per accreditarsi meglio, come avvenuto trenta anni fa con la banda di Boccacci), ma nella limitazione assoluta – quasi una pura e semplice proibizione – delle libertà sindacali, politiche, di manifestazione.

E financo della partecipazione elettorale, peraltro già ristretta – nei fatti, se non ancora formalmente – alle sole forze che stanno al gioco (Meloni per prima, ci mancherebbe…).

Come se ne esce?

Non certo accettando lo scontro frontale, facendo la parte idiota dell’”estremista opposto”. Non certo ritirandosi a vita privata.

Abbiamo due compiti strettamente connessi. Far crescere la dimensione di massa dell’opposizione sindacale e politica cosciente, ossia dotata di idee realistiche e chiare, perché altrimenti non si cambiano i rapporti di forza sociali.

E far crescere il livello della nostra consapevolezza, come “soggetti alternativi”, buttando a mare molti luoghi comuni degli ultimi 30 anni, ideologismi da quattro soldi, fantasie infantili, pseudo-concetti “magici” e antiscientifici.

Il mondo ha ripreso a correre, gli sballottamenti diventano più forti e squilibranti. Ci vuole un punto di vista stabile, per potersi muovere nel caos senza perdere l’equilibrio.

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1 Commento


  • giancarlo+staffolani

    FRANCO FORTINI
    Parafrasando le parole profetiche di FRANCO FORTINI (poeta comunista) nel commento al film documentario “Allarmi siam fascisti..” (1962) e che tutti dovrebbero vedere:
    “Il fascismo c’è ancora? C’è, esso si annida nei centri studi e nei consigli di amministrazione delle banche e della grande industria, nelle cattedre universitarie, nelle aule dei tribunali……”. “Ha il viso della conservazione affinchè il poco fascismo visibile mascheri meglio il molto fascismo invisibile…“
    Ovvero il fascismo in camicia bianca è il potere del capitale finanziario Ue-Nato nelle sue forme concrete:
    Il comando assoluto del capitale finanziario sulla politica;
    Il “neo corporativismo tecnocratico” la sua forma di organizzazione “sociale”;
    l’irrazionalismo decadente, “brand” e modelli virtuali per la “distruzione della ragione” la sua forma ideologica;
    Gli opposti estremismi, stato di polizia e nuovi gruppi squadristi, i suoi strumenti di attacco e repressione di opposizione e resistenza popolare.

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