Sono due mesi che tutto l’establishment italiano ed europeo provano a far passare come “narrazione condivisa” – senza riuscirci troppo – l’oscena equiparazione tra Resistenza antifascista e quella ucraina alla Russia. Singoli esponenti politici, il fronte compatto dei media (con qualche rara eccezione affidata a singoli “interventi”), propongono questo “pensiero unico” come forma di pluralismo democratico.
In questa equiparazione ci sono diversi falsi tenuti insieme dall’evidente necessità di imporre un revisionismo storico come nuova “cultura repubblicana”, negando le radici stesse della Costituzione del 1946. Quella, sì, “nata dalla Resistenza”.
Questo tentativo ha ricevuto, il 25 aprile, l’imprimatur dell’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con uno schematismo perfettamente aderente al carattere revisionista dell’operazione in corso.
Vediamo perché, partendo dalla sua frase più ossessivamente ripetuta da ogni tg..
“Nelle prime ore del 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate russe avevano invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio. Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe. E, pensando a loro, mi sono venute in mente queste parole: ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’“.
Prendere i versi di una canzone, peraltro bellissima, come “certificazione politica” degli eventi storici non è il massimo. Ed espone anche involontariamente a semplificazioni deformanti, anche quando fatto con le migliori intenzioni. Figuriamoci in casi come questo…
Senza mediazione alcuna, Mattarella riduce la Resistenza italiana a semplice “lotta di liberazione nazionale” nei confronti di un invasore straniero. In quanto tale, del tutto simile a qualunque altra, in qualsiasi parte del mondo, indifferente a contenuti ideali, programmi politici, ragioni sociali o religiose, ecc.
E lo conferma subito dopo: “Oggi c’è tra gli storici concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità“.
Qui sta il primo falso storico.
Come si può apprendere da qualsiasi manuale di scuola media, nel 1943 – nel giro di 24 ore, l’8 settembre – l’Italia si ritrovò in guerra contro l’alleato tedesco. Che aveva mandato truppe in questo paese per irrobustirne le difese contro “l’invasione” degli Alleati, cominciata dalla Sicilia il 9 luglio di quell’anno.
Se il sillogismo di Mattarella fosse valido, insomma, gli italiani avrebbero dovuto combattere contro gli Alleati. Ovviamente, e per merito dei Partigiani italiani, non andò così. E la canzone, giustamente, inizia dalla sorpresa generale della popolazione di ritrovarsi in casa – al risveglio – un “nemico” che fino alla sera prima era un “amico”, per quanto orrendo.
Ma per spiegare le ragioni per cui le cose andarono diversamente, è indispensabile mettere in primo piano una seconda caratteristica della Resistenza italiana (e francese, jugoslava, e di tanti altri paesi d’Europa) singolarmente “dimenticata” da Mattarella nel suo discorso: oltre che “guerra di liberazione nazionale”, la Resistenza fu una lotta armata antifascista.
Una guerra che non faceva distinzione di princìpio tra soldati tedeschi e miliziani fascisti, tutti egualmente nemici a prescindere dalla nazionalità. E del resto non sarebbe stato neanche materialmente possibile, visto che i collaborazionisti fascisti – proprio per il loro essere di nazionalità italiana – erano un nemico ben più infame ed odiato.
Non a caso, proprio il 25 aprile è la ricorrenza più osteggiata dalla destra italiana, fin dalla sua istituzione, perché sarebbe “divisiva”, distinguendo tra cittadini italiani onorabili in quanto artefici della Liberazione e della costruzione di uno stato democratico (sicuramente molto imperfetto e incompiuto) e concittadini esecrabili perché responsabili (o “tifosi”, quando nati più tardi) di una dittatura che aveva trascinato il paese nella tragedia della Seconda guerra mondiale al seguito del regime più criminale che sia mai apparso sulla Terra: la Germania nazista.
Su questa caratteristica antifascista esiste una letteratura storiografica sterminata, ma soprattutto una Costituzione che vieta esplicitamente la “ricostituzione del partito fascista”. Non a caso, uno dei dettati costituzionali meno rispettato dal 1945 ad oggi.
E Mattarella, come formale “garante della Costituzione”, nonché come ex membro della Corte Costituzionale, sicuramente non può ignorarlo.
Quindi la dimenticanza è sicuramente intenzionale.
C’è anche una terza caratteristica della Resistenza italiana che la storiografia ha certificato: una guerra di classe dei lavoratori contro padroni e latifondisti, ossia contro quelle figure sociali che avevano voluto, nutrito e sostenuto il fascismo ed hanno spesso continuato a sostenerlo anche dopo la totale sconfitta.
Capiamo bene che questa caratteristica non possa stare nelle corde di un vecchio democristiano, e quindi va benissimo che la ricordiamo soltanto noi comunisti.
Non è inutile invece guardare alle attuali forze militari ucraine per vedere se c’è qualche somiglianza, oppure no, con i resistenti italiani d’allora.
Sappiamo tutti – anche i più servili giornalisti mainstream – che esiste un esercito ucraino che ha incorporato, fin dal 2014, le formazioni armate apertamente neonaziste (il battaglione Azov è solo il più famoso, per il suo essersi nascosto nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, trascinando con sé centinaia di civili come scudi umani).
Una presenza nutrita e imbarazzante per la “narrazione democratica”, tanto da scatenare una lunga e ridicola campagna di “ripulitura” dell’immagine di queste formazioni che si richiamano a Stepan Bandera, nazista ucraino organizzatore di reparti delle SS, poi animatore – dalla Germania – del terrorismo antisovietico per conto della Nato (dopo essere stato liberato, nel 1944) fino alla sua morte (1959) per mano di agenti sovietici.
Abbiamo visto interviste dove tutta simbologia nazista (dalla svastica ad altri loghi “specificamente ucraini”) veniva ricondotta (e quindi perdonata) a vecchie mitologie indiane, quasi fossero delle curiosità new age…
E’ del resto la “spiegazione” che da sempre dànno i nazifascisti di casa nostra, le rare volte che vengono perquisiti o arrestati. Come se l’enorme lotta che il mondo ha condotto contro il nazismo – e i suoi simboli – potesse essere cancellata e ridotta a una discussione su una grafica dalle incerte origini.
Di sicuro, insomma, la “resistenza” ucraina non è antifascista. Dunque non solo non è “equiparabile” alla lotta partigiana, ma rappresenta per larghi tratto il suo opposto. Come recitava un cartello molto fotografato, ieri a Roma, “I Partigiani a quelli del battaglione Azov gli sparavano, altro che mandargli armi!”. Severo ma giusto, definitivo…
L’operazione cui Mattarella dà il suo pesante imprimatur implica lo sdoganamento del nazifascismo come “componente legittima” della “cultura democratica occidentale”. Non proprio uno strafalcione occasionale, insomma…
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Eros Barone
L’anniversario della Liberazione è il momento giusto per ricordare che il vero scopo delle forze reazionarie che mirano a mistificare l’antitesi tra fascismo ed antifascismo è quello di liquidare la lotta di classe tra capitale e lavoro salariato, giacché quell’antitesi è stata storicamente una delle forme di manifestazione di tale lotta. Occorre perciò riflettere sul significato attuale dell’antitesi fascismo/antifascismo e riaffermare la sua inscindibile connessione con l’antitesi capitale/lavoro salariato, prendendo coscienza del fatto che nel capitalismo contemporaneo si è ormai realizzata una palese alleanza con un vasto coacervo di forze nazi-fasciste, la quale trae la sua origine dal sanguinoso colpo di Stato reazionario preparato, sostenuto e finanziato nel 2014 dall’imperialismo euro-americano in Ucraina, ed è proseguita fino ai nostri giorni con il conflitto a bassa intensità contro le repubbliche popolari del Donbass. Questa alleanza trovò poi, nel 2015, un riscontro di eccezionale gravità nell’anti-antifascismo degli Stati Uniti e dell’Europa, teatro storico della tragedia nazifascista, in occasione della votazione della risoluzione contro la glorificazione del nazismo, adottata dalla III Commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu e promossa originariamente dalla Federazione Russa. 115 paesi votarono allora a favore, 55 si astennero pilatescamente e tra questi vi erano, non a caso, tutti i paesi dell’Unione Europea, quindi anche l’Italia; tre paesi votarono contro la risoluzione: si trattò degli Usa, del Canada e, ovviamente, dell’Ucraina. La strategia dell’anti-antifascismo era chiaramente prodromica alla strategia attuale della fascistizzazione, oggi goffamente mascherata dalle cortine fumogene della fraseologia ‘resistenziale’ di un presidente della repubblica e di un partito guerrafondaio, il PD. Sennonché, per citare un presidente di ben altra levatura, si può ingannare tutto il popolo per qualche tempo e una parte del popolo per sempre, ma non si può ingannare tutto il popolo per sempre.
giorgino
Mi sembra il caso di precisare ulteriormente che la resistenza fu di popolo,, ed aspirava a cambiare in qualche misura i rapporti sociali, cosa c’entra questo con un esercito regolare come quello ucraino, che ovviamente si limita a difendere il suolo patrio ?? Si vuole depoliticizzare la resistenza, . ricacciare i lavoratori nella insignificanza politica. anche col suggello della storia
Lo si deve dire senza risparmiare critiche alla resistenza, che poteva essere più immediatamente lotta di classe, la politica dei due tempi ha visto come secondo tempo solo il calcio nel culo dato da De Gasperi al partito comunista e la repressione di Valletta nelle fabbriche
In merito a questa deriva, Dimitrov criticò la scarsa determinazione di Togliattii, perfino Stalin disse che ” il compagno Togliatti dimostra troppa fiducia nei partiti antifascisti della borghesia e troppa poca fiducia nello sciopero generale” (Stalin, , non un trotzkista od un bordighista,)
In effetti la resistenza era iniziata con scioperi nelle grandi fabbriche ancor prima dell’ 8 settembre, ed il pci non fece nulla per mantenere viva questa impostazione sociale e di classe,, manifestatasi anche nelle campagne, al cui servizio sarebbe dovuta essere la lotta armata partigiana
Togliatti ci servi’ l’arco costituzionale, in nome del cui mantenimento furono ingoiati tutti i rospi possibili fino al 1968, ma questo atteggiamento datava da ben prima,, addirittura da prima della spartizione di Jalta o della bomba atomica americana, cose che giunsero quando la resistenza era iniziata da circa un anno e mezzo e che quindi non possono essere poste a giustificazione del moderatismo togliattiano
E neanche vale il presunto argomento assoluto, saremmo finiti come la Grecia per mano degli inglesi,, li infine fini male per la rottura tra la Mosca e Tito, per cui la Jugoslavia non potè essere la via di transito delle armi, una cosa molto più politica e meno trascendentale
Già c’era da dolersi la resistenza finita nelle mani del dal togliattiismo, adesso ci si mettono le falsificazioni di Mattarella, cioè, meglio dire della Nato e del grande capitale, questo già per bocca della Goldman Sachs o forse Morgan Stanley aveva definito le costituzioni nate dalle resistenze europee un “ostacolo allo sviluppo dell’economia”
Federico
Innanzi tutto Germania e Italia erano alleati, poi non più è l’ercito tedesco occupa l’Italia non più partner del conflitto.
Ora se le truppe NATO avessero invaso militarmente e l’Ucraina e questa non fosse stata d’accordo si poteva, vagamente fare il paragone con la resistenza italiana.
Mauroi
Le bombe nelle piazze,le bombe sui vagoni le mettono i fascisti pagati dai padroni..e dalla NATO…Do you remember GLADIO?In ogni esercito occidentale c’è una quota di nazi/fascisti,dalla truppa agli ufficiali ( la Folgore,la San Marco…) In standby che che alla bisogna possono tornare utili x le politiche di aggressione e conservazione del potere delle ‘democrazie’ liberal/democratiche, il battaglione Azov armato, addestrato dalla Nato ne è l’esempio più rivelato.E comunque alle ‘democrazie’liberal/democratiche ancora brucia il culo che l’Unione Sovietica abbia sconfitto il Nazismo..al costo di 20milioni di morti… quello si un Genocidio non 1800 morti civili in Ucraina..se i numeri hanno un senso…
Manlio+Padovan
Cosa ci si può aspettare da uno che nel 2015 approva la legge 107 sull’alternanza scuola-lavoro in un paese che a quell’epoca aveva dai 3 ai 4 morti sul lavoro al giorno e poi va. a fare il piagnone in Friuli per la morte di uno studente proprio sul lavoro al quale lui l’ha mandato?
Più ipocrita di così!
D’altronde ci hanno detto che la mafia uccise il fratello, ma non ci hanno mai detto il motivo per cui la mafia avrebbe ucciso il, fratello.
Redazione Roma
Sull’ultimo punto testimoni attendibili affermano che Piersanti Mattarella come presidente della Regione Sicilia stava facendo saltare diversi meccanismi clientelari e di potere della mafia e questo è il motivo per cui è stato ucciso
Manlio+Padovan
Grazie per la precisazione.
Pasquale
Idealmente, appartiene alla stessa banda che ha votato nel parlamento europeo la mozione che equipara nazismo e comunismo. Cosa aspettarsi. Perché meravigliarsi.