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Ora e sempre Resistenza

Non li avrai
signora Merkel
i sacrifici che pretendi da noi europei
la società per la quale lavorare
a deciderla tocca a noi.

Non con la desolazione
degli ospedali straziati dai tuoi tagli

eseguiti da governi servili
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri padri e nonni uccisi dal corona virus
riposano senza il saluto dei propri cari
non con il sudore di milioni di lavoratori
che per venti anni hanno subito le direttive della troika
non colla primavera di questi paesi
che videro fuggire i tuoi antenati sotto i colpi dei partigiani

Ma soltanto col silenzio del diseredati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra sfruttati
che volontari si aduneranno di nuovo
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore degli usurai di Bruxelles.

Su queste strade sei tornata
ai nostri posti ci hai ritrovato
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA CONTRO L’UNIONE EUROPEA

 

Testo liberamente tratto dall’epigrafe di Piero Calamandrei contro Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia

Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue “gravissime” condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l’impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli… un monumento.

A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide “ad ignominia”, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista.

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