Analizziamo il cosiddetto “decreto contenente misure contro la criminalità giovanile” provando ad evitare lo sciocchezzaio di luoghi comuni abitualmente caratterizzanti “la sinistra”, come suggerisce con sofferta intuizione Giovanni Iozzoli.
Intanto i contenuti, tutti molto in linea con un governo parecchio fascista-liberista e senza alcun “pentimento”.
Si abbassa da 9 a 6 anni la soglia della pena che consente di applicare la misura della custodia cautelare in carcere anche ai minori di diciotto anni e sopra i quattordici.
Il ‘Daspo urbano’ diventa applicabile anche in questa fascia di età.
Seguono misure definite “preventive”, come l’avviso orale del questore che convoca il minore sopra i dodici anni “unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la responsabilità genitoriale“.
Oppure l’applicazione di una sorta di “divieto social” proposto sempre dal questore e disposto dal magistrato, in caso di recidiva su reati di droga (esteso l’arresto in flagranza in caso di spaccio).
O ancora: il carcere fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola, togliendo loro anche la patria potestà, e il parental control obbligatorio gratuito in tutti i device contro il porno on line.
Da segnalare che, su quest’ultimo punto, è saltata la norma proposta dal ministro Roccella per vietare tout court l’accesso ai siti porno ai minori (cosa peraltro richiesta dalla quasi totalità delle famiglie).
Una misura certamente complicata da realizzare e facile da aggirare, ma rimandata con tutt’altra motivazione: “diamo tempo ai produttori di inserirla” nei device. In fondo anche questo è Pil, “crescita economica”, e – com’è noto – questo è un governo che “non vuole disturbare gli imprenditori”.
Come del resto fa per la vendita di alcolici ai minori, teoricamente vietata, ma totalmente lasciata al buon cuore del commerciante di turno…
In conferenza stampa, per spiegare la logica generale del decreto, si è fatto riferimento alla volontà di “sollecitare e sostenere la responsabilità educativa della famiglia”. Come se non facesse differenza vivere a Caivano o ai Parioli.
E qui si arriva al dunque di tutta la logica repressiva: non esiste la società, ma solo gli individui. Il vecchio slogan thatcheriano che ha fornito la spiegazione universale della “politica” occidentale degli ultimi 40 anni.
Come pretende la teoria del “libero mercato” tutti i soggetti singoli vengono immaginati come totalmente razionali, spinti unicamente dal proprio interesse individuale, e perfettamente a conoscenza di tutte le informazioni disponibili per cercare di realizzare i propri obiettivi senza violare le regole.
Lo stesso pseudo-ragionamento è stato fatto, soprattutto a destra ma non solo, nel caso dei migranti. Come se una persona costretta a fuggire dallo Zambia o dal Mali, prima di partire, consultasse giornali e tg italiani, ricavandone un quadro preciso sulle tendenze del governo in carica, e quindi nella piena libertà di decidere se partire o no a seconda della presenza di un governo “buonista” oppure manganellatore.
Fatto sta che il governo più anti-immigrati che ci sia mai stato è costretto a registrare il raddoppio degli sbarchi rispetto al passato. Prova provata che quel “ragionamento” è da dementi.
Ma viene riproposto pari pari anche nel caso della “criminalità giovanile”, categoria tutto-fare dove finiscono lo spaccio di droga (affidato a minori, in alcune piazze, proprio per evitare condanne agli “adulti”), come lo sballo del sabato sera dove può accadere – e accade – di tutto: dallo stupro alla bici gettata dai Murazzi, dal vandalismo sulle auto parcheggiate al massacro di una capretta da parte di “ragazzi-bene”.
E’ fin troppo facile dimostrare che in tutti questi casi la teoria degli “individui perfettamente razionali”, e dunque spaventabili con una aumento mostruoso delle pene, non sta in piedi.
Un ubriaco o in preda a qualunque sostanza sta forse lì a calcolare i mesi o gli anni di una ipotetica condanna futura? I bastardi infoiati di un branco di stupratori stanno forse lì col pallottoliere a fare gli stessi calcoli?
Quel comportamento – non paradossalmente – è abituale solo nei “professionisti del crimine”. Un rapinatore esperto, per esempio, può benissimo pianificare i suoi colpi dandosi come limite assoluto il non provocare morti o feriti, che farebbero aumentare la sua condanna (che dà per certa, ad un certo punto della sua “carriera”) fino all’ergastolo.
Chiaro che un minorenne, addirittura al limite dei quattordici anni (quelli della terza media, insomma…), non appartiene a questo genere. Anche se metti l’ergastolo come pena, neanche lo saprà…
Che tutti questi fenomeni vadano combattuti, vinti, superati definitivamente, è certo. Anzi, è urgente.
Che nel farlo occorra anche un qualche grado di “repressione”, anche. Ma solo un imbecille – o un fascista schierato in difesa del “libero mercato” – può credere che la repressione, e queste misure in particolare, servano a qualcosa.
Una famiglia così malridotta da rinunciare a mandare un figlio – o più – a scuola tornerà a portarcelo solo “grazie” alla minaccia di una condanna penale? Una famiglia senza reddito che vede il figlio portare soldi a casa, si chiederà come li ha fatti e correrà al commissariato a denunciarlo oppure si darà da fare perché finisca in galera il più tardi possibile?
Come si ricostruisce un “senso comune sociale” entro cui tutti – dai genitori ai figli, dai governanti agli “imprenditori”, ecc – avvertono la responsabilità di vivere in una collettività, anche quando si confligge aspramente su tutto l’arco delle diseguaglianze sociali?
Come si fa a ricostruire una percezione quasi istintiva di cosa è giusto e cosa è sbagliato, anche a prescindere dalla “legge che c’è”?
Silenzio…
E’ inutile, insomma, anche se giusto, limitarsi a gridare al “governo fascista” leggendo questo elenco di “misure” liberticide. E’ proprio quella roba lì, certo. I soliti vecchi fascisti con la ghigna da sbirro…
Ma quel che fanno è soprattutto inutile. Queste misure non correggono nessun fenomeno o comportamento ‘socialmente pericoloso’. Al massimo mettono in galera qualche ragazzino neet in più. E lasciano tutto com’è.
Lasciano insomma una società in cui tutti – ‘finalmente’, dal loro punto di vista – si sentono e si comportano come individui. Ossia come singoli senza alcuna responsabilità verso gli altri e verso l’intera collettività.
Singoli che vedono negli altri solo ostacoli al raggiungimento dei propri obiettivi oppure come materia per raggiungerli. Materia in senso tecnico-strumentale, da sfruttare, spremere e gettare via. Come insegnano gli imprenditori, no?
Singoli irresponsabili e disinteressati alle regole o al pagamento delle tasse, ma convinti di poter pretendere dallo Stato la… repressione degli altri.
Avete avuto la società che volevate. Quella dell’indifferenza e della guerra di tutti contro tutti. Ora vi spaventa. E non sapete cosa fare, se non chiamare la polizia. Che è fatta, ovviamente, di quella stessa materia lì. O anche peggio…
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Antonio
Ricordo quando è nato il telefono azzurro, mezzo importante per denunciare violenze verso i minori, che sembrava riuscisse a proteggere la parte debole. Oggi necessita domandarsi chi è la parte debole. Credo che serva un numero di telefono per i genitori.