Alla fine di giugno alcuni attivisti piemontesi denunciavano l’incredibile situazione che si era venuta a creare a Castelnuovo Scrivia (in provincia di Alessandria) dove le cosiddette forze dell’ordine, invece di perseguire gli imprenditori agricoli locali che ricorrevano al caporalato e allo sfruttamento più selvaggio dei lavoratori immigrati, se la prendevano con questi ultimi. Colpevoli di aver denunciato quanto accadeva con uno sciopero, e quindi denunciati dai Carabinieri insieme ad alcuni attivisti sindacali e ad alcuni militanti di Rifondazione che li affiancavano nella protesta.
All’inizio di luglio i Carabinieri di Castelnuovo Scrivia avevano denunciato alla Procura della Repubblica di Tortona per violenza privata ed arbitraria invasione ed occupazione, 28 dei 40 immigrati autori della protesta durata circa dieci giorni nei campi della località. I fatti incriminati si riferivano all’invasione e alla simbolica occupazione di alcuni terreni appartenenti alla cascina “Lazzaro”, ubicata sulla strada provinciale Tortona-Castelnuovo Scrivia. Sindacalisti, attivisti del Prc e lavoratori immigrati avevano realizzato una catena umana e si erano seduti sul suolo stradale per impedire che un camion potesse entrare nella cascina e caricare zucchine, visto tra l’altro che l’attività all’interno dell’azienda agricola in questione era stata sospesa dall’Ispettorato del lavoro.
In molti avevano paragonato la situazione di sfruttamento nei campi di Castelnuovo Scrivia a quella di Rosarno: lavoratori sfruttati e non pagati, minacciati pesantemente e perseguitati dai Carabinieri. Ma nonostante le denunce, le nuove iniziative di lotta e le prese di posizione durante l’estate nulla è cambiato, come denuncia un comunicato diffuso ieri dalla sezione locale del Prc:
Apprendiamo da un giornale locale tortonese di essere tra i denunciati per concorso in violenza privata (sic!), tutti manifestanti del Presidio di Castelnuovo Scrivia , in occasione dei blocchi stradali di agosto che hanno impedito o ritardato i rifornimenti dei camion della grande distribuzione in carico verso l’Azienda Lazzaro, indagata a sua volta dalla Procura di Torino (indagini affidate al giudice Guariniello) per riduzione in schiavitù, frode fiscale, violazione delle leggi sull’immigrazione, etc. etc.I blocchi erano azioni di protesta a fronte di tutto questo, decisi ed attuati dai lavoratori e dai solidali. Denunciati i braccianti, alcuni sindacalisti, le compagne del Prc Tortona , un compagno delle Brigate di Solidarietà Attiva di Pavia, membri di alcune associazioni tortonesi e alcuni privati cittadini che hanno partecipato alle azioni di protesta in solidarietà ai braccianti.Tutto ciò risulta ancora più grave di fronte alla palese illegalità di un’Azienda che, di fronte ad indagini, accuse, vertenze aperte, scandalo e rimbalzo mediatico su tutti i media nazionali, continua a lavorare indisturbata ed è ormai quasi riuscita a liberarsi dei lavoratori che hanno squarciato il velo dell’invisibilità e si sono ribellati. Un’Azienda che oggi, poco per volta, lascia a casa chi ha parlato e fa lavorare una cooperativa di Brescia, con altri migranti sfruttabili e ricattabili.Non pensiamo esista solo il caso Lazzaro, anzi siamo sempre più convinti che vi sia un sistema diffuso costruito su schiavismo e sfruttamento, al sud come al nord. Questo è un caso emblematico in provincia, però. Qui i lavoratori hanno parlato, giocandosi davvero tutto, clandestini compresi. Non è accettabile che chi è stato sfruttato e umiliato si veda anche denunciare perché rivendica con forza i propri diritti : questo vale per tutti i lavoratori, al di là delle loro origini. Certo è però che il clima che si respira è un clima razzista (pensiamo al famoso cartello affisso sul palo fuori dall’Azienda), è un clima di repressione e di intimidazione: un clima che noi non intendiamo accettare. Lo diciamo serenamente: la vicenda non è ancora chiusa e non sarà l’ennesima denuncia a fermarci; esiste un problema che va oltre questa Azienda e ci chiama tutti in causa: è il clima di omertà che si respira attorno a questa faccenda. Invitiamo tutti i solidali che leggono e che rifiutano benessere e cibo costruiti con lo sfruttamento di uomini e donne, fratelli e sorelle, ad esprimere la massima solidarietà a questi lavoratori e a chi ha lottato e lotta insieme a loro. Ne hanno bisogno, ne abbiamo bisogno: perché in molti, in troppi, non vedono l’ora che cali di nuovo il silenzio su tutto questo..l’omertà, ancora una volta.
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