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“Censura!”. L’unico dissenso ammesso è quello morto…

Chiagn’e fotte… E’ la cifra più autentica del potere attuale. Vigliacco, retrogrado, finto moralista e “garantista” solo con i propri peggiori rappresentanti (quelli che incappano nelle precarie reti della magistratura).

Sapete già tutti che ieri mattina la “ministra della famiglia”, Roccella, è stata contestata da una cinquantina di attiviste di vari collettivi tranfemministi (Arancne, Artemis, ecc) durante l’apertura di un convegno pomposamente battezzato “stati generali della natalità”.

Una sorta di chiamata a raccolta dei cattolici più retrogradi per mettere a punto una “narrazione” secondo cui il calo drammatico delle nascite (oltre il 60% in meno rispetto a 60 anni fa) sarebbe colpa di “troppi aborti” (in drastico calo anch’essi, ohibò) e di una “cattiva informazione” somministrata alle donne che decidono di abortire.

Mai uno, di questi imbecilli reazionari, che guardi le tabelle dei salari per vedere come l’Italia sia invece l’unico paese al mondo in cui negli ultimi 30 anni sono addiritture scesi in termini reali, dunque drammaticamente sotto il livello della riproduzione. E infatti non ci si riproduce…

La ministra è stata sonoramente contestata da qualche decina di ragazze, fin quando non se n’è andata sdegnosamente indispettita.

Subito dopo è scattata la caccia ai “violenti”, la richiesta di “solidarietà” anche ai partiti della sedicente opposizione, la condanna della “censura”.

E “censura!” è diventata subito una parola da ripetere ossessivamente, secondo i dettami di Goebbels (“mentite, mentite… qualcosa resterà”).

Persino qualche liberal-atlantista di lungo corso non se l’è sentita di avallare questa idiozia interessata, argomentando – com’è scontato – che un ministro, una personalità politica, e persino un giornalista, in realtà parla tutti i giorni, molte volte al giorno, in diversi consessi e contesti.

E la cosa più normale che possa accadere è che riceva – una volta ogni tot mesi – qualche fischio nella selva di applausi a comando in stile talk show (dove, in effetti, nessuno viene mai contestato, forse perché il pubblico è fatto di comparse retribuite…).

Il liberale strafottente arriva a consigliare persino un sorriso, davanti a quelle grida, perché “tanto, passato qualche minuto, tutto finisce e quello che gli studenti o i contestatori volevano dire scomparirà dalle cronache; perché tanto le scriviamo noi e a quelli la parola non gliela diamo mai, se non per criminalizzarli”.

Quasi perfetto. Si omette ovviamente di ricordare che la censura – quella vera – viene fatta da un potere (politico, mediatico, ecc) che decide quali contenuti o messaggi devono o possono “passare” da una testa alla pubblica opinione. E questo accade tutti i giorni, tutte le ore, ogni singolo minuto. Perché viviamo in un sistema regolato da poteri, non nel mondo della “libertà di esprimere le proprie opinioni”. Chi non ha quel potere – o altri… – non può censurare nessuno, neanche un proprio eguale. Figuriamoci chi comanda…

Il trucco usato dalla ministra Roccella e dai suoi eguali, come da quasi tutto l’establishment politico-mediatico è… buttarla in ideologia.

Si fa finta che un ministro o un giornalista famoso sia alla pari con uno studente, un attivista, un lavoratore, un ambientalista vero (non Bonelli, insomma…), in un immaginario studio televisivo dove il conduttore dà la parola a tutti a turno, e dunque basta attendere pazientemente e alla fine riesci a dire quel che hai da dire.

Tutto falso. Nella realtà quotidiana quel microfono immaginario – a uno studente, un lavoratore, ecc – non arriva mai, mentre “quegli altri” parlano sempre. Anzi, li pagano pure, per dire quel che viene loro ordinato.

Abbiamo visto all’opera la stessa logica bastarda e repressiva quando gruppi di studenti hanno contestato Maurizio Molinari (direttore di Repubblica, non di un bollettino di quartiere… ) e David Parenzo (conduttore de La7, non di una radiolina online), andati – loro – nelle università a spiegare in viva voce perché Israele ha il diritto di compiere un genocidio, se gli va. E in viva voce hanno preso pernacchie…

Censura!”.

Ma censura de che? Perché una mattina, del tutto fuori dal loro ambito operativo abituale, hanno sbattuto in faccia contro quell’”opinione” che sui media da loro gestiti non apparirà mai?

Questi studenti (lavoratori, ambientalisti veri, ecc) la parola se la devono prendere da soli, perché nessuno gliela fa esprimere pubblicamente.

E lo fanno con intelligenza, determinazione, in modo assolutamente non violento (se non altro perché sanno che in quel caso verrebbe rovesciata loro addosso una valanga di sbirri che neanche a Totò Riina…).

Censura!”. A questo è ridotto il potere in crisi nell’”Occidente collettivo”. A recitare la parte della vittima mentre massacra impunemente migliaia di civili, contro ogni legge internazionale e ogni sentimento umano. Addirittura mentre il proprio campione, “l’unica democrazia del Medio Oriente” (falso come giuda anche questo…), è sotto processo presso una Corte istituita per tutt’altri obiettivi (bastonare i “nemici dell’Occidente”) ma fondata su quei princìpi che dice di rappresentare e quotidianamente viola.

Continuiamo a prenderci la parola. Perché tanto l’unico “dissenso” che questo potere ridicolo e infame è disposto a sopportare è quello che non si fa sentire mai. Un mugugno solitario, insomma, e soprattutto silenzioso. Cadaverico, ecco…

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1 Commento


  • Pasquale

    E’ stata solo una sceneggiata organizzata per provocare la reazione e appena esce una sillaba di contestazione gridare alla censura violenta, le manganellate al confronto sono caramelle, buttarla in ‘caciara’ invocando la solidarietà bipartizan e sperando così, come in questo caso, che non si ponesse l’accento su quello che è il vero nòcciolo della questione, ossia un vile e preordinato attacco alla legge 194 da parte del governo. Il potere non si censura. Lo si può solo contestare o, meglio sarebbe, abbattere.

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