Il circo dei pagliacci dementi che si muove per conto del capitalismo finanziario si è arricchito di un nuovo personaggio, a suo modo sorprendente: Alice Weidel, “capa” del partito neonazista Alternative für Deutschland che si appresta a contendere la vittoria alla Cdu/Cdu nelle elezioni tedesche, tra sei settimane.
La signora, com’è noto, nel corso dell’intervista su X, realizzata direttamente da Elon Musk, ha deciso che era ora di togliersi dalla spalla l’ingombrante eredità di Adolf Hitler definendolo “un comunista”.
Definirla dunque un pagliaccio demente potrebbe sembrare sufficiente, viste le migliaia comunisti tedeschi morti o imprigionati da Hitler in Germania, a cominciare dal segretario Ernst Thälmann, ucciso nel ‘44 nel campo di concentramento di Buchenwald. Stiamo parlando del segretario di un partito che nel ‘32, nelle ultime elezioni celebrate e che videro i nazisti in testa, aveva ottenuto il 20%.
Per non parlare poi dei 22 milioni di sovietici, comunisti e non, che morirono nella Seconda Guerra Mondiale, prima sotto l’attacco nazista e poi – dopo la battaglia di Stalingrado – nell’offensiva che portò l’Armata Rossa fin dentro il Reichstag, a Berlino, ponendo fine all’esistenza del nazismo come regime e alla vita infame del suo capo/fondatore.
Ma non stiamo qui a misurare il grado dell’offesa che l’ennesimo pagliaccio demente ha fatto nei confronti di tanta parte dell’umanità, segnatamente la migliore. Per quell’offesa, come si dice da sempre, col nazifascismo non si parla, lo si combatte. Punto.
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E’ importante invece mettere bene in luce l’operazione ideologica che sta alla base dello sproloquio di Weidel, perché involontariamente chiarisce quale sia la vera natura del risorto nazifascismo del Terzo Millennio, nelle pieghe della radicale crisi dell’imperialismo occidentale.
L’operazione si regge su due pilastri decisamente contemporanei.
In primo luogo Hitler, secondo lei, era “comunista” perché “ha nazionalizzato l’economia, voleva le grandi imprese collettive”, mentre lei e l’AfD sono “per il libero mercato.”
Come si vede, la realtà storica del nazifascismo così scompare quasi del tutto. La teoria della “razza ariana”, “geneticamente superiore”, il disprezzo per tutte le altre etnie – anche “bianche”, oltre che “colorate” – il suprematismo razzista, il Mein Kampf e qualsiasi altro carattere fondamentale del ventennio “nazional-socialista” viene dimenticato.
E soprattutto il “complotto demo-pluto-giudaico”, i “protocolli dei savi di sion” e tante altre invenzioni che hanno prodotto i lager…
La vera critica a Hitler sarebbe insomma solo la “nazionalizzazione” delle imprese.
Si comprende che un’ex funzionaria di Goldman Sachs sia rimasta colpita da quella scelta politica del “padre ignobile” del suo movimento.
Seppur ai “gradi bassi” – premette il Corriere della Sera – di una grande banca d’affari, ha comunque respirato a pieni polmoni il clima “intellettuale” che portava per esempio i colleghi di JP Morgan a stigmatizzare, già nel 2014, le Costituzioni dei paesi del Sud Europa perché “mostrano una forte influenza delle idee socialiste”.
Nel cervello bipolare di un finanziere, insomma, “socialismo” è sinonimo di “nazionalizzazione”. Il resto è contorno…
Si potrebbe parlare a lungo della Grande Depressione degli anni ‘30 del secolo scorso, conseguenza di lungo termine della ”crisi del 1929”, esplosa con il crollo di Wall Street. Depressione particolarmente grave per la Germania, appesantita dal dover rimborsare i “danni di guerra” previsti dal Piano Dawes e dai Trattati di Versailles con cui si mise fine al primo conflitto mondiale.
Un “debito pubblico esorbitante”, anche quello, ma non certo dovuto ad una grande spesa sociale…
A quella crisi, tutti i principali paesi capitalistici reagirono ad un certo punto con “politiche keynesiane”. Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, indipendentemente dal regime politico vigente, “nazionalizzarono” parte del sistema economico.
L’Italia fascista, per esempio, lo fece in modo piuttosto radicale, nel tentativo (solo in parte riuscito, anche se a forza di olio di ricino) di modernizzare un paese ancora fondamentalmente agricolo.
Lo stesso New Deal rooseveltiano, pur senza toccare la proprietà privata delle grandi imprese, promosse i consumi popolari con grandi iniezioni di spesa pubblica, anche a costo di far lavorare milioni di persone “per scavare buche e poi riempirle”.
In Germania la “nazionalizzazione” fu molto parziale – altrimenti i Krupp non avrebbero finanziato il regime… – e concentrata soprattutto nella produzione di armamenti destinati ad allargare lo “spazio vitale” per il “popolo eletto” (un altro…).
Ma tutto questo è inutile spiegarlo a gente come Weidel, che deve ora solo legittimarsi agli occhi di un elettorato che potrebbe essere meno entusiasta del previsto (i grandi “padroni” non ci fanno più caso…). Via dunque il fantasma di Hitler, quel “comunista inconsapevole” che ha cercato di sterminarli…
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Il secondo pilastro del nuovo nazifascismo è ancora più infame. Siamo nel 2025, c’è un genocidio a Gaza commesso da Israele, ovvero dallo Stato che ha preso vita su decisione dell’Onu per cercare di “rimediare” all’orrore dell’Olocausto. Creando sciaguratamente le premesse di un altro genocidio da parte di un altro “popolo eletto”…
Il peso dell’accusa di antisemitismo, per quanto screditata dall’uso strumentale quotidiano che ormai ne fanno i sionisti, soprattutto in Germania e soprattutto per gli eredi ufficiali del nazismo, è ancora decisamente invalidante.
Cosa c’è di meglio, dunque, che rigettarla sulla “sinistra” e quindi scaricare Hitler perché “antisemita in quanto comunista”? In fondo c’è l’aiuto di Musk, ex sudafricano con miniere di diamanti, che sa altrettanto bene come si trattano “i negri” e i sindacati…
Anche qui, è inutile elencare gli innumerevoli ebrei – russi e non – che hanno avuto ruoli di rilievo nel movimento comunista internazionale e in genere nel movimento operaio.
Con i nazifascisti non si parla, è uno spreco di tempo.
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Con due frasette da avanspettacolo, insomma, Weidel (grazie a Musk) prova a scrollarsi di dosso una storia che non ha avuto eguali per livelli di infamia inumana.
Ma proprio questo – il fatto che sia possibile “aprire la bocca” e sparare la qualsiasi, senza trovare qualcuno che ti sputi in faccia togliendoti il microfono – spiega cosa sta avvenendo nel panorama ideologico della crisi di egemonia capitalistico-occidentale.
In ogni paese dell’Occidente ci sono movimenti o partiti nazifascisti che accrescono la propria presenza, influenza, presa elettorale. Tutti questi soggetti, nel loro paese e nel loro insieme, vengono quotidianamente “sdoganati” dal sistema mediatico, oltre che dal resto del panorama politico. Ovvero dai leccapiedi del capitale finanziario e industriale (che possiede quasi tutti i media e foraggia “la politica”).
Non è un caso, non è una tendenza fortuita, non è un imprevisto della Storia, né una disattenzione…
Il fiato del “sistema economico” è corto, le disuguaglianze sociali sono abissali, il mercato mondiale si va frammentando a velocità crescente, da nessuna parte c’è un’idea minima di come ricreare un “modello per il futuro” che sia appetibile per tutti gli strati sociali. O almeno per la maggioranza delle popolazioni.
Si va ad occhi chiusi verso la disoccupazione di massa (solo in questi giorni esce fuori che l’Intelligenza Artificiale farà prestissimo fuori almeno 200.000 funzionari di banca, a Wall Street e dintorni), salari sempre più bassi anche per le funzioni “cognitive”, servizi sociali solo a pagamento, ecc.
Per governare le prevedibili tensioni sociali in tutto l’Occidente la “democrazia” e i “diritti” sono un lusso non più funzionale. I nazisti, invece, tornano utili. Quindi “di moda”. Qualsiasi cazzata dicano…
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Eligio
Il New Deal roosveltiano fermò in certa misura la crisi con grandi opere pubbliche, fino al punto di scavare buche e riempirle. Ma, se non sbaglio, la effettiva fuoruscita dalla depressione e dalla stagnazione dell’economia successive alla crisi del 1929 si realizzò solo con l’entrata in guerra nel 1941.
m
il naziqualcosa non è un’ideologia, ma un modo (arrogante) di essere qualcosa di malevolo