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La crisi del Pc

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, come si usa dire… I travagli delle organizzazioni comuniste sono parte della crisi sistemica generale. Avvengono in modalità ogni volta differenti, ma in ogni caso a partire dal rapporto irrisolto tra ragioni ideali dichiarate e  prassi politiche reali.

Perché, abbiamo imparato,

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente».

Qui di seguito il comunicato diramato ieri dalla Federazione di Roma del Partito Comunista (quello che ha come segretario Marco Rizzo, per aiutare i lettori a districarsi tra le sigle). Il Fronte della Gioventù Comunista (la federazione giovanile) ha dichiarato sospeso il “patto d’azione con il Partito Comunista”.

In conclusione, c’è anche la risposta di Marco Rizzo, che “rivela” un punto politico di contraddizione interessante: l’accusa a Mustillo, “i romani” e i giovani è di aver sostenuto la necessità di un’alleanza elettorale con Potere al Popolo.

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Nella giornata di ieri (11/3/2020) è stata notificata alla federazione di Roma del Partito Comunista la decisione di commissariamento degli organismi dirigenti. L’accusa è quella di non aver sostenuto sufficientemente la candidatura di Marco Rizzo alle elezioni suppletive dello scorso 1 marzo.

Una decisione che sarebbe comica, se non fosse tragica dal momento che arriva in un momento tanto complesso per l’intero Paese e per i lavoratori e le classi popolari, in cui il ruolo di un Partito che sia realmente comunista – e non affermi solo di esserlo – sarebbe quello di essere in prima linea per vigilare e lavorare con ogni mezzo per organizzare il necessario contrattacco dei lavoratori e delle classi popolari di fronte al tentativo dei settori padronali, di far pagare a loro i costi in termine di salute, salari e condizioni sociali.

È in momenti come questi che si misura la natura reale di un Partito, che rinuncia a svolgere il proprio ruolo e preferisce invece regolare i conti interni, sperando che la vicenda passi inosservata visto il contesto. Un Partito che approfitta di questa condizione, senza discutere e senza lasciare che i compagni possano discutere date le restrizioni alle riunioni, e commissaria la più grande federazione con una votazione on line.. Un Partito, infine, ormai ridotto a un nucleo ristretto di seguaci di un segretario generale che sbanda ad ogni dichiarazione, che accetta una rottura con tutta la propria organizzazione giovanile che in questi anni è stata il vero fattore di svolta nella ricostruzione comunista in Italia.

Sappiamo bene cosa viene fatto: con pretesti e false accuse si vuole mettere a tacere chi, in vista del congresso nazionale aveva richiesto con forza un cambio di passo, per uscire dal vicolo cieco dell’elettoralismo in cui siamo piombati, per dotare il partito di una vera strategia rivoluzionaria, per smetterla di strizzare l’occhio a settori reazionari di destra. Si colpisce chi ha osato criticare un segretario generale che ormai ritiene il Partito una sua riserva personale, un fondale da palcoscenico per le sue uscite mediatiche sempre più ambigue. Ci fermiamo qui, perché siamo dell’idea che i panni sporchi si lavano in famiglia e lo faremo non appena sarà ristabilita una normale attività democratica degli organismi dirigenti, da tempo mancante.

Tra le accuse più significative rivolte quella di aver preferito la partecipazione al corteo di Valerio Verbano, ad un’iniziativa sulle case popolari, riguardante la prima applicazione a Roma dei decreti sicurezza, e alle commemorazioni per Roberto Scialabba piuttosto che organizzare attività elettorali. Accuse di tal genere dimostrano quali sono le vere priorità di una certa parte del partito e vanno condannate senza riserva.

Detto ciò la federazione romana non accetta i risultati di una votazione on line nella quale non è possibile avere alcun riscontro sull’effettività dei voti ricevuti, lasciando all’arbitrio del nazionale una conta priva di controllo. Non accetta questo risultato perché nella votazione sono state inserite persone, che dovrebbero rivestire ruoli nella commissione di garanzia, ma non sono iscritte al Partito (alcuni dei quali pur residenti a Roma, non risultano nei nostri elenchi) semplicemente perché parenti o conoscenti del segretario. Abbiamo per anni giustamente criticato i cinque stelle per l’assenza di democrazia interna, contrapponendo un metodo di discussione democratica nelle sezioni e nelle istanze di Partito, ma all’occorrenza i metodi imposti sono stati gli stessi

Accetteremo le decisioni del Partito quando non saranno una farsa.

Nel frattempo, continuiamo a lavorare e a stare ai nostri posti, a partire dal sostegno diretto che il Partito sta apprestando in queste ore ai lavoratori delle grandi concentrazioni della produzione e della distribuzione, che vedono a rischio la propria salute e la propria condizione economica.

La classe operaia italiana merita di più di questi personaggi.

La storia non lascerà spazio alle ambiguità e all’opportunismo di ritorno.

Su comunisti della capitale!

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La “bolla” di Marco Rizzo

Il Partito Comunista basa la sua diversità sul centralismo democratico, la discussione e le votazioni che avvengono al suo interno diventano l’asse portante della sua struttura decisionale. All’interno di questo sistema di discussione e decisione non debbono tuttavia crearsi correnti per non inquinare il dibattito, replicando ciò che ha logorato tutte le realtà comuniste del nostro Paese fino ad oggi. Prevenire questo cancro deve essere il compito di ogni comunista per preservare l’unità e la longevità dell’organizzazione.

Come è noto, a seguito delle elezioni regionali in Umbria, l’ipotesi sostenuta da Mustillo di una possibile alleanza con PaP è finita in minoranza nell’Ufficio Politico, la stessa realtà che in altri territori si è alleata con forze politiche antitetiche ai nostri programmi politici. Cosa diversa da quella che si poteva fare e cioè prendere nominativi da inserire nella nostra lista con falce e martello. Da quella discussione, per sua stessa ammissione andato in minoranza, Mustillo ha dato le dimissioni dall’ufficio politico esplicando sui social tutto ciò, quando fino a poco tempo prima riteneva la disciplina in generale e dell’utilizzo degli stessi in particolare una legge inderogabile.
Da quel momento, e lo abbiamo ben visto qui nel Lazio, intorno a lui si è creata una corrente che ha costruito nei fatti una frazione che, nel corso del tempo ha mostrato come l’egemonia nel partito, ed in particolare nel Fronte della gioventù, da parte della federazione di Roma voleva essere esercitata come atto di forza e di ricatto, espresso chiaramente da alcuni appartenenti ad entrambe gli organismi che in Ufficio Politico minacciavano di “rompere il patto d’azione”.

Ci domandiamo a questo punto se tale minaccia, nei fatti portato a termine oggi con una lettera di sospensione del patto, esprima la volontà del FDG a livello nazionale, o se tutte le federazioni sono subalterne alla federazione romana (del partito!) che è oggi al centro di un commissariamento. Da tempo infatti diversi militanti che utilizzano il doppio tesseramento (PC-FGC) possibile senza reciprocità, utilizzano ad esempio le pagine social della federazione di Roma ed in parte anche del Fronte, per esprimere posizioni in pieno spirito frazionista in piena autonomia dal Partito. A dimostrazione di ciò perfino alcuni dirigenti della stessa Federazione che con l’attività del fronte per età non possono avere niente a che fare, pubblicizzano per mesi solo questa attività e oltretutto boicottando e denigrano pubblicamente quelle del Partito, flirtando con posizioni eclettiche a favore di Greta, delle Sardine, ora chiedendo l’apertura delle carceri e sposando la posizione dei radicali.

Da questa situazione siamo arrivati alle elezioni suppletive alle quali ha partecipato il segretario generale Marco Rizzo a Roma, boicottate e una volta raggiunto il risultato presentato giustamente dai giornali come un avanzamento (si è arrivati quasi al 3% nel collegio più difficile della capitale, quello del centro) questi è stato pubblicamente sminuito e denigrato attraverso gli stessi social, della federazione e dagli account personali di alcuni dirigenti con la scusa che tra i certificatori per alcune firme (non determinanti) ci fosse un consigliere metropolitano di destra, come peraltro uno di centrosinistra in quanto noi privi di rappresentanza. Ovviamente questa è solo la punta di un iceberg costituito da prove presentate internamente ma che, essendo pubblica, può essere tranquillamente confutata da ogni iscritto o simpatizzante. Oggi i social sono una vetrina alla quale tutti possono accedere. E di fronte a questi atteggiamenti, non fosse stata una frazione, una corrente con un chiaro indirizzo, qualcuno sarebbe intervenuto.

Basterebbero solo questi atteggiamenti e fatti per giustificare l’attivazione di una disciplinare interna che non è stata fatta. Questa comunicazione era necessaria per tutti gli iscritti che possono finire colpiti dal vittimismo in atto, ma che, di fronte alla realtà dei fatti, si squaglia come neve al sole. Continueremo nella nostra strada, dalla decisione che ha generato il tutto, di non svendere il nostro progetto con alleanze elettoralistiche (mentre per paradosso veniamo accusati proprio da questi di opportunismo e mire elettorali) e mettendo sempre davanti ad ogni cosa l’idea Comunista, il Partito, la disciplina e il centralismo democratico. Dritti per la nostra strada.
W il Partito Comunista!

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1 Commento


  • Mario Galati

    Da quanto leggo, quella di Rizzo non mi sembra una bolla, ma un ragionamento che fila, salvo conoscere bene i fatti.
    Poi, se si pretende che in questo momento il partito viva totalmente lo stato d’eccezione e non possa continuare la sua vita interna, questo è un discorso non scontato.

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