La discussione sull’innovazione tecnologica e sulla nuove frontiere dell’industria 4.0 è oramai all’ordine del giorno: lo vediamo dai controversi braccialetti di Amazon alla nuova proposta di sperimentazione nello stabilimento FCA di Melfi di una nuova figura di lavoratore meccanizzato attraverso l’utilizzo di supporti finalizzati ad una maggiore efficienza. L’obiettivo dichiarato è sempre garantire una maggiore produttività al minor costo.
Di fronte a questi cambiamenti radicali, anche negli ambienti di lavoro, è necessario iniziare ad interrogarsi sul ruolo del progresso scientifico all’interno del sistema economico e sociale. Fin dalle sue origini la tecnologia infatti non ha rappresentato uno strumento neutro, ma ha avuto una specifica funzione nel mantenimento e nel potenziamento del dominio dei capitalisti sui lavoratori e quindi non si possono non affrontarne i nodi economici e politici che sottendono.
Non si tratta di condannare la tecnologia in sé, ma di valutarne le implicazioni e le contraddizioni che emergono dal momento che è (come tutti sappiamo) utilizzata dalla classe dominante. Come ricorda David Harvey, uno dei teorici più puntuali che si sia occupato del neoliberismo, la deindustrializzazione tramite l’automazione e la robotizzazione è stata una delle armi della rivincita del capitale sul lavoro. L’automatizzazione dei processi e l’impiego di nuovi dispositivi storicamente ha diminuito il potere contrattuale dei lavoratori, con un abbassamento dei salari e aumentando il controllo massivo sulla produttività e la sorveglianza continua.
Il cambiamento delle mansioni dovute all’introduzione di nuovi strumenti digitali aveva indotto una parte della analisi politica a ritenere che il concetto di classe non fosse più cosa attuale, ma oggi ci troviamo sempre più a dover ribadire che queste posizioni sono state sconfessate dalla realtà. Urge anche quindi una ripresa dell’analisi marxista che sappia riconoscere anche in questa nuova configurazione di lavoro il blocco sociale di riferimento per un radicale cambiamento sociale.
Partendo da queste considerazioni, Noi Restiamo ha deciso di costruire un ciclo di iniziative per riflettere sull’argomento e proporre una discussione tanto attuale quanto necessaria.
+++Appuntamenti+++++++++++++++
==>12 aprile ore 16:00
Aula 2, facoltà di ingegneria Sapienza, via Eudossiana 18
AUTOMAZIONE E DISOCCUPAZIONE TECNOLOGICA
Riflessioni su Industria 4.0: trasformazioni dei processi produttivi e ricadute sul mondo del lavoro a partire dall’ opuscolo di Noi Restiamo “Automazione e disoccupazione tecnologica” (http://noirestiamo.org/2017/01/31/automazione-e-disoccupazione-tecnologica/)
Con Francesco Piccioni (giornalista Contropiano), Luciano Vasapollo (professore Sapienza) e collettivo di economisti Coniare Rivolta
==>19 aprile ore 16:00
Aula 5 facoltà di economia Roma Tre, via Silvio d‘Amico 77
LAVORO MENTALE E CLASSE OPERAIA
Dibattito su una lettura marxista di internet e sull’appropriazione di valore nel mondo della conoscenza a partire dal testo di Guglielmo Carchedi “Sulle Orme di Marx”
Con Paolo Trabucchi (ricercatore universitario), Mauro Casadio (Rete dei Comunisti) e FGCI – Federazione Giovanile Comunista Italiana
==>26 aprile ore 18:00
Via dello Scalo San Lorenzo 77
TECNOLOGIA E CONTROLLO SOCIALE
Discussione sulle nuove forme corcitive nell’ immaginario collettivo e nei luoghi di lavoro
Con Renato Curcio (saggista e sociologo) e collettivo Clash City Workers
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