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Karl Marx e l’inchiesta operaia. Storia, ricezione e prospettive politiche

Pubblichiamo, riprendendolo dalla rivista Machina la trascrizione riveduta dall’autore – Clark McAllister – della relazione tenuta in occasione della presentazione a Bologna (gennaio 2023) del suo volume Karl Marx’s Workers’ Inquiry. International History, Reception, and Responses, Notes from Below, London 2022.

In questo testo, McAllister ricostruisce l’immediata ricezione dell’Enquête ouvrière pubblicata da Karl Marx nel 1880, sulla rivista «La Revue Socialiste». La maggioranza degli studiosi ritiene che il progetto politico dell’inchiesta operaia si fosse rivelato un completo fallimento derubricandolo, così, ad una semplice curiosità dell’ultimo Marx. McAllister, falsificando questa lettura tendenziosa, dimostra la fortuna della proposta politica dell’inchiesta all’indomani della sua pubblicazione.

La presentazione del testo, organizzata dal centro di ricerca «Officine della formazione», ha interrogato l’inchiesta marxiana tentando di attualizzarne le prospettive. Il testo si può scaricare gratuitamente al seguente indirizzo: https://notesfrombelow.org/issue/karl-marxs-workers-inquiry.

Traduzione di Elia Alberici e Francesca Ioannilli.

*****

Oggi, il capitale imperversa in una tremenda crisi che getta le nostre vite e il nostro futuro in un’incertezza sempre maggiore. Chi detiene il potere scarica gli effetti della crisi sulle spalle dei lavoratori, su chi già sopporta il peso e la fatica del lavoro. Nel Regno Unito, ad esempio, il governo sta cercando di fare passare una legge che criminalizza le azioni di sciopero. Questa è la risposta alle lotte della classe lavoratrice e alla ripresa esplosiva, nell’ultimo anno, del conflitto contro i padroni e contro il governo.

Nonostante tale ripresa venga spesso esagerata, si tratta, comunque, di un evento significativo che ha mostrato come l’attuale organizzazione del lavoro sia insostenibile. Forse, in questo contesto, è possibile riconoscere quella che Marx chiamava l’angriffskraft proletaria – la forza-d’attacco di classe.

È opportuno, in questo senso, tornare a Marx per cercare l’ispirazione e la spinta ad immaginare la politica oggi. Invece di rivolgerci esclusivamente alle pagine del Capitale, credo valga la pena, in questo contesto, guardare al «capolavoro» meno conosciuto di Marx: L’inchiesta operaia del 1880.

Questo piccolo scritto – una vera dinamite proletaria – fu pubblicato per la prima volta in Francia nel giornale La Revue Socialiste. È stato definito «l’ultimo esempio di marxismo praticato da Marx stesso» e apparve in un importante momento di ricomposizione di classe, ovvero, dopo il decennio di dura repressione che seguì la sconfitta della Comune di Parigi [1].

L’inchiesta consiste in un questionario composto da 101 domande puntuali e dettagliate da rivolgere ai lavoratori. Le domande conducono a un rigoroso esame del processo produttivo capitalistico. L’obiettivo è portare l’intervistato a realizzare, a partire dalla propria esperienza, la radicale contrapposizione tra i lavoratori e il datore di lavoro, dimostrando empiricamente il conflitto tra interessi opposti all’interno dell’organizzazione capitalistica del lavoro.

Allora, l’inchiesta mina le relazioni sociali capitalistiche e si configura come un deliberato esercizio che mira a suscitare riflessioni critiche e a formare soggettività militante.

Successivamente, l’indagine di Marx ha viaggiato in tutto il mondo, dando nome alla più ampia pratica dell’inchiesta operaia. È considerata una sorta di testo fondativo di gruppi quali la Johnson-Forest Tendency negli Stati Uniti, Socialisme ou Barbarie in Francia e Classe Operaia e Quaderni Rossi in Italia, dove l’inchiesta marxiana è stata riprodotta da Dario Lanzardo.

Nonostante questa impressionante diffusione, l’esperimento che Marx condusse alla fine della sua vita viene solitamente considerato come un fallimento. Gli studiosi concordano – e i militanti lamentano – che l’inchiesta di Marx oltre a non ricevere risposte, non circolò al di fuori della Francia e che, dunque, sia stata completamente dimenticata per sessant’anni [2].

Questo modo di considerare L’inchiesta operaia consente di relegarla ad una semplice «curiosità» dell’ultimo Marx, mistificando così l’importante ruolo che ricopre all’interno del suo progetto politico.

Attraverso un importante lavoro d’archivio, questo libro dimostra come l’inchiesta di Marx, contrariamente a quanto sostenuto nella letteratura anglofona, ebbe un’ampia influenza negli anni immediatamente successivi alla sua pubblicazione originale. L’inchiesta circolò in forme diverse in Italia, in Polonia e nei Paesi Bassi pochi mesi dopo l’apparizione su La Revue Socialiste.

Inoltre, nel corso del XX secolo accompagnò alcune lotte oggi poco note. Ad esempio, l’inchiesta venne diffusa dal Partito Comunista della Gran Bretagna negli anni Trenta; venne stampata in massa dal Partito Socialista dello Sri Lanka negli anni Cinquanta; venne utilizzata dai giornalisti investigativi del nord America all’indomani del Movimento per i Diritti Civili ed è persino apparsa alla vigilia della Rivoluzione iraniana.

Una discussione di questi materiali risulta quindi necessaria. Certamente, bisogna contestualizzare questi materiali ma, soprattutto, vanno interrogati per trovare spunti teorici e prospettive politiche per agire l’inchiesta oggi. Discuterò due contesti fondamentali per la diffusione dell’inchiesta marxiana (al di fuori della Francia) all’indomani della sua pubblicazione: la Polonia e i Paesi Bassi.

Purtroppo, la versione italiana dell’inchiesta, pubblicata sul giornale La Lotta di Paolo Valera, fu sequestrata e soppressa dalla polizia – sarebbe stato bello poterne discutere in questa sede.

 

L’inchiesta operaia in Polonia

L’inchiesta di Marx apparve per la prima volta in polacco nel luglio 1880, sulla rivista radicale Rownosc [3]. Rownosc era una pubblicazione di Stanislaw Mendelson, un comunista polacco in esilio a Ginevra per sfuggire alla censura delle autorità russe che avevano occupato la Polonia.

La rivista fu un importante mezzo attraverso cui i socialisti esiliati potevano rimanere in contatto con il nascente movimento operaio, contribuendo a rendere possibile la redazione del primo programma socialista polacco. Rownosc veniva regolarmente contrabbandata in Polonia e molti militanti furono arrestati per il possesso della rivista.

I redattori di Rownosc non si limitarono a riprodurre le domande del questionario di Marx, ma inclusero anche una nuova introduzione. All’interno di questa dichiararono che nuove inchieste, basate sull’opera originale ma focalizzate sulla specificità del contesto polacco, sarebbero state pubblicate. Così, il questionario di Marx si rivela essere un vero e proprio modello per le successive inchieste.

La necessità di queste inchieste «aggiornate» fu confermata da un importante appello del giornale Przedświt, anch’esso diretto da Mendelson. Przedświt fece pubblicità all’Inchiesta Operaia durante tutto il corso degli anni Ottanta del XIX secolo, e il giornale lanciò un appello massiccio per la costruzione di un progetto di inchiesta operaia polacca. Invitò i suoi lettori a fare inchiesta per tutti gli anni Ottanta del XIX secolo, fino a lanciare un accorato appello nel maggio 1886 per il progetto di un’inchiesta operaia polacca.

In questo appello, i redattori affermano che:

non basta sapere che il socialismo è la risposta… Dobbiamo conoscere a fondo la struttura politica ed economica di oggi: dobbiamo rivelare tutti gli imbrogli con cui il popolo viene tenuto in schiavitù… Per sconfiggere il nemico dobbiamo conoscerlo bene: dobbiamo sapere dove colpirlo e quale forza usare… Che cos’altro c’è alla base delle relazioni sociali di oggi se non l’organizzazione del lavoro? [4].

Per coloro che non hanno accesso al questionario originale, Przedświt consiglia ai militanti di scrivere nuove domande. Combinandole, si mette in evidenza la possibilità di produrre conoscenza operaia, capace di favorire processi di ricomposizione di classe e promuovere un punto di vista antagonista.

L’appello di Przedświt sottolinea chiaramente come l’inchiesta non sia un esercizio neutrale di accumulazione di conoscenza sulle condizioni del lavoro. Al contrario, si tratta di una pratica militante per abolire l’organizzazione capitalistica del lavoro: per «sovvertire lo stato di cose presente e costruire un sistema sociale migliore». Con Marx, i militanti polacchi affermano che l’inchiesta non deve essere lasciata agli studiosi e agli accademici, poiché è prima di tutto uno strumento per i lavoratori.

Successivamente Przedświt pubblicò un report in risposta ai sopracitati appelli, scritto da un operaio che si faceva chiamare Wola. Quest’ultimo, parte di una cellula di fabbrica, descrive dettagliatamente la situazione di sei diverse fabbriche e officine polacche. Per Wola l’inchiesta è un mezzo per costruire un’organizzazione rivoluzionaria: «i ranghi della nostra piccola banda stanno crescendo…» afferma, «questo è un significativo passo avanti. Forse, per la prima volta, gli operai polacchi nel Principato cominciano a rendersi conto di cosa stanno sacrificando all’altare del patriottismo – del patriottismo capitalista, per essere precisi» [5].

L’appello di Przedświt si conclude con un’importante dichiarazione: «ci sono altri modi per inviare lettere dal Regno di Polonia, anche se, naturalmente, non possiamo scriverne pubblicamente». Questo testimonia le reti clandestine di militanti che contrabbandavano le inchieste e altri materiali di propaganda radicale all’interno del paese. In questo contesto di repressione statale, la letteratura radicale di Rownosc e Przedświt si ritrova spesso vicino a coltelli, tirapugni e pistole per difendere le tipografie e sfuggire agli agguati della polizia [6].

 

L’inchiesta operaia nei Paesi Bassi

L’inchiesta di Marx venne successivamente pubblicata nei Paesi Bassi, come risultato della collaborazione tra il fabbro militante Willem Ansing e la leader socialista Domela Nieuwenhuis. L’inchiesta apparve nel giornale di quest’ultima, Recht Voor Allen, nell’ottobre 1880, e, successivamente, sul giornale sindacale De Werkmansbode. In entrambi i casi, il questionario fu ridotto e leggermente modificato, ciononostante, una dichiarazione esplicita di Nieuwenhuis ricostruisce il modello ne La Revue Socialiste [7].

L’inchiesta olandese è particolarmente significativa per la raccolta di risposte, cinquantotto delle quali esistono ancora e sono state riprodotte nel libro Heren en Arbeiders di J. M. Welcker (1978). Le risposte provengono da lavoratori di diversi settori: macchinisti, mobilieri, operai di fabbrica, fabbri e lavoratori agricoli.

Alcuni degli intervistati dichiarano di essere iscritti ad un sindacato, ed è evidente come svariate sezioni abbiano partecipato attivamente all’organizzazione e alla distribuzione del questionario. Tuttavia, la maggior parte delle risposte indica un’assenza significativa di organizzazioni politiche formali in questi luoghi di lavoro.

In queste quasi duecento pagine di risposte, la produzione capitalista diviene bersaglio di un brutale attacco, poiché dipinta senza ideologia o illusione. Ci viene offerto uno sguardo diretto al «segreto laboratorio della produzione» che appaiono formare, solo dopo poche pagine, una vera e propria camera di tortura. I lavoratori rivelano una realtà orrenda, capace di fare rabbrividire anche il più accanito appassionato dell’orrido.

Alle domande di Marx sulle condizioni di lavoro e sulle misure di sicurezza, gli intervistati descrivono operai cadere in vasche di acido cloridrico bollente; lavoratori perdere arti a causa dei macchinari delle acciaierie e delle officine dei fabbri; individui rovinarsi la vista, l’udito, i polmoni, la salute fisica e mentale a causa di troppo lavoro e sfruttamento[8]. Per coloro che sono abbastanza fortunati da evitare lesioni mortali, i lavoratori lamentano una vita inghiottita da un lavoro estenuante: una morte lenta in cambio della sopravvivenza.

Lungi dall’essere casi estremi, ho scelto di riportare queste risposte poiché si configurano come norma. Come dichiara un intervistato: «è quasi impossibile trovare un operaio in fabbrica che non sia più o meno mutilato: alcuni hanno cicatrici, c’è chi ha perso la punta delle dita, altri hanno perso un occhio e qualcuno ha uno o due fratture. Chi ha perso le braccia o entrambi gli occhi non si vede più» [9]. Fabbri, falegnami, tagliatori di diamanti, calzolai, tessitori di tappeti e sarti si ritrovano tutti d’accordo: qui troviamo un lavoro che brutalizza il corpo, la mente e lo spirito.

Oltre a queste realtà tetre e raccapriccianti, nelle risposte al sondaggio olandese abbiamo anche la possibilità di osservare altri aspetti della vita della classe operaia. Possiamo conoscere la resistenza, la lotta, gli scioperi, le vittorie e possiamo persino intravedere una specifica composizione politica dei lavoratori. Inoltre, compare una forma di burnout dovuta non all’eccessivo lavoro, ma all’esaurimento politico.

Willem Ansing, il fabbro che aiutò a organizzare l’indagine, risponde a se stesso e riflette sul fallimento dei suoi tentativi di organizzazione politica: «le ho provate tutte: discorsi, riviste, scritti, Recht Voor Allen, mi è costato denaro e mi ha portato solo l’odio e il disprezzo della gente, dei capi e dei direttori; questo è quanto»[10].

Un altro intervistato si strappa i capelli per la frustrazione: vorrebbe convincere i suoi colleghi a partecipare alle riunioni politiche, ma tutto ciò che vogliono fare a fine turno è bere. Si lamenta: «tutto quello che senti appena uscito dalla fabbrica è ‘grazie a Dio, adesso possiamo bere!» [11].

Sono sicuro che si tratta di esperienze con cui ciascuno di noi si può relazionare a livello profondo. La frustrazione dell’organizzazione politica, l’odio per il lavoro, ma anche il sollievo e la gioia di poter condividere una birra al pub con gli amici. Nel complesso, le risposte non solo rivelano un ampio coinvolgimento nel sondaggio, ma costituiscono un notevole esempio di ricerca collettiva sulla classe operaia e una fonte diretta di inestimabile informazione sui luoghi di lavoro del XIX secolo.

 

L’uso dell’inchiesta

Dopo aver discusso i tentativi olandesi e polacchi di condurre un’inchiesta utilizzando il questionario di Marx, vorrei fare alcune considerazioni che spero possano dare origine ad una discussione.

In entrambi i casi, le forme di lotta entro cui si articolò l’inchiesta operaia furono condizionate dalle circostanze materiali. In Polonia, queste condizioni rendevano favorevole la lotta rivoluzionaria e i militanti erano costretti a operare in clandestinità. Nei Paesi Bassi il contesto stimolò un approccio più aperto e riformista alla lotta di classe, con la più cauta leadership socialista a promuovere in maniera rilevante l’inchiesta come impresa pubblica.

Ciò significa che entrambi i progetti si discostano dall’idea iniziale di Marx per l’inchiesta originale in francese, cosa che senza dubbio Marx stesso avrebbe apprezzato. Nel contesto di queste deviazioni, i socialisti polacchi si sono spinti oltre Marx, mentre gli olandesi hanno mostrato moderazione. Come dobbiamo interpretare tutto questo?

Nella loro introduzione all’inchiesta, i militanti polacchi di Rownosc affermano che l’inchiesta è uno strumento dei lavoratori, dichiarando esplicitamente che raggiungere un pubblico più ampio non è una loro preoccupazione. Un punto di vista operaio partigiano risulta, così, centrale: Rownosc rifiuta senza mezzi termini l’intellighenzia e la stampa borghese.

L’inchiesta è un’impresa operaista, che enfatizza chiaramente il punto di vista della classe operaia e si basa su una rottura rigida e partigiana con l’intellighenzia, la stampa borghese e così via. In altre parole, i compagni polacchi pronunciano un programma di lavoro militante: al diavolo la società e lo spettacolo della politica!

Per il direttore di Recht Voor Allen, nei Paesi Bassi, invece, l’utilità dell’inchiesta risiede proprio nella sua capacità di portare alcune problematiche all’attenzione della società più in generale. Infatti, Nieuwenhuis sottolinea che il benessere della classe più numerosa, la classe operaia, è la condizione necessaria per il benessere del paese. L’inchiesta olandese viene così presentata come rimedio curativo per i mali dell’interesse generale, a cui i lavoratori sono chiamati a contribuire.

I bisogni della società – cioè i bisogni di ogni membro della società – potranno essere effettivamente soddisfatti solo quando il modo di produzione capitalistico sarà definitivamente demolito. Nel frattempo, gli appelli all’interesse generale spesso funzionano come riaffermazione dei valori borghesi e come mezzo per reprimere le lotte. «L’interesse pubblico» è sempre utilizzato come arma per contrattaccare i lavoratori in sciopero e i sindacati: come se il «pubblico» non fosse composto anche dalla classe operaia! Questi appelli vanno sempre considerati con una buona dose di scetticismo: spesso, è proprio contro la società che la classe operaia deve combattere.

Qui c’è chiaramente un elemento di tensione che deve essere ulteriormente elaborato e che metto a fuoco nel libro. Lungi dal voler esprimere un giudizio su cosa costituisca una vera inchiesta operaia, credo sia sufficiente, per ora, illustrare che in entrambi i casi – quello riformista e quello rivoluzionario – il metodo di Marx ha ispirato alcune lotte importanti che hanno aumentato il potere della classe operaia.

In conclusione, quindi l’inchiesta operaia fu tutt’altro che un fallimento durante la vita di Marx. Il suo questionario è stato capace di dare forma a lotte globali per tutto il XX secolo e ancora oggi continua ad ispirare generazioni di militanti. Come affermato da Marx stesso: «solo i lavoratori possono descrivere con cognizione di causa le disgrazie di cui soffrono e solo la classe operaia, e non dei salvatori mandati dalla provvidenza, può mettere in campo con risolutezza i rimedi per curare i mali sociali».

Note

[1] Lawrence, K. (1973) A Workers’ Inquiry by Karl Marx.

[2] Haider, A. e Mohandesi, S. (2013) ‘Workers’ Inquiry: A Genealogy’, Viewpoint Magazine, Issue 3; Ovetz, R. 2020) Workers’ Inquiry and Global Class Struggle, Londra: Pluto.

[3] Rownosc – Kwestyjonaryjusz Robotniczy (1880) – in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 58.

[4] Przedświt, Do Towarzyszy (1886) – in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 63.

[5] Przedświt, Do Towarzyszy (1886) – in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 69.

[6] Blit, L. (1971) The Origins of Polish Socialism, the History and Ideas of the First Polish Socialist Party, 1878-1886, Cambridge, Cambridge University Press: 84.

[7] De Werkmansbode, Dear Editor (1881) – in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 84-85.

[8] Workers’ Responses to the Inquiry, in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 86-117.

[9] Ansing, W., Workers’ Responses to the Inquiry, in Karl Marx’s Workers’ Inquiry: 112.

[10] Ibid: 112.

[11] W. P. G. Helsdingen, ibid: 114.

* * *

*Clark McAllister è un redattore di «Notes from Below» e un dottorando presso Open University (Londra). La sua attività di ricerca riguarda i lavoratori migranti del settore agricolo e la storia dell’inchiesta operaia.

Dal sito: Machina

 

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1 Commento


  • M.P.

    Classe operaia? Dov’é?
    Io sono stufo di parlare con “operai” che dicono di votare Salvini, Meloni & Co.
    Mala tempora. :-/

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