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La priorità di riaffermare il via le basi militari Usa e Nato dal nostro paese

Nel cuore del nordest militarizzato dalla presenza di basi Usa e Nato, si è tenuto a Vicenza un importante convegno contro guerra e basi militari, promosso da un arco di forze molto ampio e diversificato, promosso da Pax Christi da altri movimenti cattolici, dalla Rete dei Comunisti, Rifondazione, Unione Popolare, Potere al Popolo, USB, CUB, PCI, Gruppo No armi in Ucraina ed altri.

La data prescelta, il 4 luglio, non è stata affatto casuale, coincidendo con la festa dell’indipendenza statunitense, così come il luogo, Villa Tacchi, a poche centinaia di metri dalla base militare statunitense Ederle.
Durante il convegno abbiamo sentito i fuochi artificiali dei festeggiamenti promossi dalle gerarchie militari statunitensi e italiane, con il solito codazzo di imprenditori e amministratori locali al seguito.

La base vicentina, come ha ricordato il segretario del PRC vicentino Roberto Fogagnoli nell’introduzione, e’ in fase di piena espansione, trasformandosi progressivamente in uno dei più importanti avamposti di guerra dell’esercito USA in Europa. Inutile ricordare e specificare qui il ruolo giocato da questa base in tutte le recenti guerre di aggressione della NATO contro i paesi dell’Europa orientale, a partire dalla distruzione della Jugoslavia nel 1991. Oggi la base e’ proiettata nella guerra in Ucraina, nelle forme possibili di sostegno all’esercito locale e al governo quisling di Zelensky.

Un convegno importante e molto partecipato, ben oltre le stesse aspettative degli organizzatori, rompendo in quella città il clima di torpore sui temi del no alla guerra che la accomunava alla situazione di tutto il paese, dove le mobilitazioni sono ancora ben lontane dal rispondere all’altezza  dei rischi per la pace che il conflitto ucraino determina, con le pericolosissime escalation quotidiane, foriere di potenziali sbocchi apocalittici.

Di questo hanno parlato i relatori principali, a partire da Maurizio Mazzetti di Pax Christi, che ha ricostruito, in un mosaico di citazioni e testimonianze storiche di esponenti politici e intellettuali italiani,   il filo rosso della coscienza pacifista originata dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale, dalla quale non a caso e’ scaturita una Costituzione che nell’Art 11 sancisce un no alla guerra netto e chiaro.

Gli altri interventi, da Valter Lorenzi in rappresentanza dell’appello “Fermare la guerra, imporre la pace” a Paolo Ferrero del PRC sino a José Nivoi del CALP di Genova, hanno spaziato dall’analisi sulle cause profonde che spingono l’Occidente a continuare la guerra, sino alle esperienze concrete di conflitto che hanno coinvolto importanti settori del mondo del lavoro, dai porti agli aeroporti, come nel caso di Genova, con il blocco delle navi delle armi e i ripetuti scioperi e manifestazioni, così come a Pisa, dove il 19 marzo del 2022 i lavoratori USB dello scalo G. Galilei denunciarono il traffico di armi in aerei civili mascherati da vettori umanitari, bloccando definitivamente lo scellerato traffico, che continua dall’aeroporto militare contiguo a quello civile.

Alle relazioni principali e’ seguito un dibattito molto vivace, dal quale e’ scaturito il comune intento a riprendere con forza la strada della mobilitazione contro la guerra, a partire dai territori dove le politiche militariste euroatlantiche stanno investendo miliardi di euro per potenziare l’industria militare, la ricerca pubblica (Università, CNR, centri di eccellenza) e le basi stesse, italiane, europee, statunitensi e NATO.

Il successo del convegno vicentino e’ di buon auspicio per le mobilitazioni del prossimo autunno, perché rimettono al centro di un percorso in atto una delle città storiche della lotta contro la guerra nel nostro paese, insieme alle mobilitazioni contro le basi che si stanno svolgendo a Pisa, in Sicilia, in Sardegna, a Ghedi e in altre città investite dai progetti di morte del governo Meloni, dell’Unione Europea, statunitensi e NATO. L’obiettivo e’ quello di costruire, su questi punti ed obiettivi, una grande manifestazione nazionale a Roma a novembre.

Su questa strada a Vicenza e’ stato fatto un importante passo in avanti.

 

 

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2 Commenti


  • Antonio Dori

    Perchè, in nome di che cosa, ci si deve sempre sentire in dovere di attaccare Putin? Non è il presidente di uno Stato sovrano? E allora ditemi cosa avrebbe fatto qualunque altro capo di Stato, di qualunque Stato, nelle condizioni di minaccia perpetuate da decenni e sottoposto a continue, crescenti provocazioni ai confini e all’ interno del suo stesso territorio. Mi dispiace, ma finchè si continua a mettere sullo stesso livello Stati Uniti e Russia passi avanti non se ne fanno.


  • Aldo

    Scusa Antonio, dove è che nell’articolo si cita la Russia o di Putin?

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