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I comunisti furono decisivi nella sconfitta del nazifascismo

Il 9 maggio verranno celebrati gli 80 anni dalla sconfitta del nazifascismo. L’icona più significativo di questo fatto storico rimane indubbiamente la bandiera con la falce e martello issata sulle rovine del Reichstag a Berlino. Eppure ormai è da anni che assistiamo al tentativo di cancellare il ruolo avuto dall’Unione Sovietica e dai comunisti nella sconfitta del nazismo.

Questa operazione di rovescismo storico – come la chiamerebbe il prof. D’Orsi – è stata in serie difficoltà fino alla fine degli anni Ottanta, ma poi è dilagata fino a tentare di coprire i fatti e riscrivere la narrazione storica e politica dell’era contemporanea in Europa.

Il processo di rimozione/demonizzazione del ruolo dell’Urss nella sconfitta del nazismo si è indubbiamente e ampiamente nutrito dell’ondata anticomunista di massa diffusasi in Europa dopo il biennio 1989/1991, ma ha raggiunto la sua prima sintesi con la Risoluzione del Parlamento Europeo del giugno 2019 che equipara il nazismo e il comunismo.

In primo luogo – e non certo casualmente – per quella risoluzione è stata scelta la data del settantesimo anniversario dell’inizio e non quello della fine della Seconda Guerra Mondiale. Una scelta che ha una sua capziosità e che merita di essere decostruita e smascherata.

Il problema delle forze liberali, reazionarie e socialdemocratiche europee è infatti quello di cancellare dalla storia le foto che mostrano i leader dell’alleanza antinazista che portò alla fine della guerra e alla fine del nazifascismo. In quelle foto a Teheran e a Yalta compaiono infatti il presidente statunitense Roosvelt, il cancelliere britannico Churchill ma anche il leader sovietico Stalin. A meno di non voler ritoccare le immagini di quelle foto, la storia ufficiale certifica quella alleanza, così come altre foto certificano che la prima bandiera non nazista a sventolare su Berlino fu quella sovietica. Come depotenziare e rovesciare dunque il messaggio delle prime e delle seconde?

Gli estensori della risoluzione del Parlamento Europeo del 2019 partono allora dall’inizio e non dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale affermando in premessa un falso storico: la causa della guerra fu il Patto Ribbentrop-Molotov.

Con questo presupposto – che nega una verità storica che ci parla dell’annessione dei Sudeti, dell’Anschluss in Austria o del Corridoio di Danzica come prodromi della guerra scatenata dal nazismo in Europa – i volenterosi rovescisti storici del Parlamento Europeo provano ad annullare ogni riconoscimento verso l’alleanza antinazista dell’epoca e ogni gratitudine verso l’Armata Rossa sovietica. Al contrario vengono a dirci che fu proprio l’Urss – e di conseguenza i comunisti – a intendersela con il nazismo e dunque a provocare la guerra.

Ne discende che nazismo e comunismo hanno pari responsabilità nella Seconda Guerra Mondiale e quindi l’Europa nulla deve all’Urss e al suo contributo nella sconfitta del nazismo. Ragione per cui l’Europa liberale e democratica non può che definirsi che come antinazista e anticomunista.

Ma è sufficiente grattare appena un po’ sotto la superficie di quella risoluzione del Parlamento europeo e dell’agire politico dei suoi estensori (liberali, conservatori, socialdemocratici), per verificare come in fondo siano molto più anticomunisti che antinazisti. E questo per due semplici ragioni:

a) nella storia recente dell’Europa è dimostrato che sono stati proprio liberali e conservatori (ed anche una parte delle socialdemocrazie) ad aver spianato la strada al fascismo in Italia e al nazismo in Germania in nome dell’anticomunismo e della “grande paura”

b)  liberali, conservatori e socialdemocratici temono e contrastano neofascisti e neonazisti sul piano della politica (minaccia alle libertà di stampa, riunione, espressione etc,) ma temono ancora di più i comunisti perché questi mettono in discussione i rapporti di proprietà, e i liberali tengono molto di più al diritto di proprietà che alla libertà in quanto tale. Anzi fanno discendere proprio dai rapporti di proprietà (privata) la libertà intesa in senso politico. I nazisti e i fascisti non mettono in discussione i rapporti di proprietà, anzi ne difendono apertamente il carattere di classe, ragione per cui sono sempre stati considerati “possibili alleati” contro i comunisti.

In tale contesto appare quasi impossibile pretendere da costoro il dovuto rispetto per i 20 milioni di civili e militari sovietici morti nella guerra contro il nazifascismo. E lo diventa ancora di più quando viene dovutamente sottolineato come questo altissimo numero di morti c’è stato perché la Germania nazista considerava quella contro l’Urss una “guerra di annientamento” contro un’intera popolazione, rispolverando una slavofobia/russofobia intrinsecamente espressione di quella di untermenschen (sotto popoli, subumani) con cui una parte della cultura europea ha sempre guardato al proprio est. Una visione di cui vediamo una drammatica estensione e applicazione nei confronti della popolazione palestinese.

E va anche sottolineato come la slavofobia in Europa l’abbiamo respirata di nuovo in occasione dell’aggressione della Nato (spacciata ancora come alleanza militare delle “democrazie”) contro la Federazione Jugoslava nel 1999 (la prima guerra in Europa che molti sembrano dimenticare) e che respiriamo pesantemente come russofobia in questi ultimi tre anni di guerra in Ucraina.

Viene infine quasi spontaneo chiedersi – e andarlo a verificare nei fatti – come questa visione anti-totalitaria che equipara nazismo e comunismo abbia prodotti degli effetti ben visibili agli occhi di tutti.

In Europa da almeno quaranta anni i comunisti sono indeboliti, frammentati, in molti paesi ampiamente metabolizzati dal sistema politico dominante per non contare poi quelli passati direttamente nel campo avverso. Eppure liberali, conservatori e socialdemocratici vivono ancora l’anticomunismo come una ossessione permanente.

Contestualmente, e proprio in Europa, stiamo assistendo alla crescita impetuosa di movimenti di destra, neofascisti e neonazisti anche se “ripuliti”. Una crescita che li rende nuovamente interlocutori appetibili e possibili di alleanze malsane, esattamente come avvenuto nei decenni precedenti. Insomma siamo in presenza di un rovescismo storico e di una equiparazione impropria che sta riproducendo solo un certo tipo di “mostri del passato”. Un risultato che dovrebbe porre molte domande e interrogativi e produrre risposte non banali.

Il tentativo di rovesciare la storia in corso da anni in Europa, non può e non potrà però cancellare un dato di fatto: il contributo dei comunisti alla sconfitta del nazifascismo non è certo stato l’unico, ma è stato decisivo. E lo è stato sia da parte delle forze sovietiche che nelle resistenze partigiane in molti paesi europei.

Per queste ragioni sono politicamente coraggiose e opportune le manifestazioni che lo riaffermeranno in questi giorni in diverse città italiane a ottanta anni dalla sconfitta del nazifascismo in Europa.

 

 

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5 Commenti


  • Cecilia

    tutto vero ormai si dimentica la st3


  • angelo

    contributo decisivo e va rispettato oggi più che mai


  • Mara

    Nella parata del 9 maggio svoltosi a Mosca sulla piazza rossa il Presidente Putin oltre a commemorare la vittoria del popolo russo contro il nazifascismo, con onestà intellettuale ha ricordato anche il contributo a questa vittoria dagli alleati occidentali, questa onestà intellettuale non l’hanno i burocrati che dirigono il parlamento europeo ed esponenti in vista nei paesi europei che., a dispetto della storia e della realtà, non hanno riconosciuto il ruolo maggiore, decisivo e l’enorme contributo eroico di vittime tra il suo popolo dato dall’ex Unione Sovietica comunista per la sconfitta del nazifascismo


  • Pasquale

    L’unica verità storica che niente e nessuno, neanche quella merdaccia chiamata IA potrà cancellare o anche modificare, è il determinante e fondamentale contributo che la grande armata rossa della grande URSS ha dato per la sconfitta del nazifascismo.


  • avv.alessandro ballicu

    dopo l’attacco all’urss in tutti i paesi occupati:francia, jugoslavia, grecia e poi Italia i partigiani comunisti presero le armi contro i tedeschi accellerando la sconfitta dei nazifascisti in europa,
    la guerra in ucraina oggi -ove i nazisti sono nella maggioranza di governo, dove i militari del battaglione azov hanno la svastica tatuata, dove il partito comunista è fuori legge- è la continuazione storica e ideologica della grande guerra patriottica, anche se la ue sembra voler seguire l’esempio di napoleone e hitler: una alleanza contro la russia, questa volta in nome del globalismo liberista e satanista

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