Il popolo egiziano comincia a respirare aria di libertà dopo 30 anni di oppressione e sottomissione. Tutti i popoli oppressi del Medio Oriente hanno visto e hanno capito cosa vuol dire la determinazione e la forza di un popolo. Nel Medio Oriente ci sono ancora tanti popoli sotto regimi oppressivi, dittature corrotte che speriamo e ci auguriamo siano arrivate al tramonto.
Certamente, il popolo egiziano non ha ancora raccolto il successo della sua rivoluzione!
È stato centrato solo il primo obiettivo, quello di cacciare il dittatore Mubarak, simbolo della oppressione e della dittatura in Medio Oriente, amico e alleato dell’Occidente, che fingeva di non accorgersi di avere un macellaio per amico.
La rivoluzione aveva anche un obiettivo più importante, quello di abbattere il regime, ma per conseguirlo necessitano ancora tempo, vigilanza e determinazione. La gioventù della Rivoluzione egiziana ha capito tutto questo.
Infatti è ben presente il timore che i generali dell’esercito egiziano sequestrino e controllino la rivoluzione innescata dai giovani, diventata rivoluzione di tutto il popolo, per svuotarla dei suoi contenuti, nonostante le belle parole dei militari che hanno annunciato le dimissioni del dittatore.
I giovani della rivoluzione hanno deciso di non allentare la pressione finché non otterranno tutti i risultati che la rivoluzione aveva fissato già dal primo giorno, altrimenti sarebbe un fallimento totale.
Dai comitati e dai leader popolari della rivoluzione sono state annunciate nove richieste essenziali al Consiglio Superiore dell’Esercito, altrimenti il presidio della piazza AL TAHRIR ( La Liberazione) ritornerà a ricostituirsi per tutto il tempo che sarà necessario al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
1) La sospensione immediata della legge di emergenza cha dura da 30 anni ( 1981).
Tutti sanno che questa norma, nata in nome della sicurezza dello Stato, è stata usata come legge bavaglio, di censura e di oppressione contro il popolo egiziano.
Questa legge era stata inasprita sotto richiesta del criminale Bush figlio – in nome della “guerra al terrorismo” – per eliminare l’opposizione interna al regime di Mubarak, cancellare qualsiasi forma di associazione civile, sindacale o politica in tutto l’Egitto. Si tratta di una legge che serviva al progetto statunitense di costruzione del cosiddetto Grande Medio Oriente, con alla testa i fantocci-dittatori Mubarak- e simili al servizio degli interessi americani in Medio Oriente, contro gli interessi delle loro popolazioni.
2) Lo scioglimento immediato del Parlamento e del Senato egiziano( eletti attraverso brogli, truffe e la falsificazione delle elezioni) e di tutte le giunte comunali e regionali, tutti controllati dal vecchio partito corrotto di Mubarak e &., il PDN – Partito Democratico Nazionale, che non nulla ha di Democratico, tanto meno di Nazionale.
3) La costruzione di un potere di transizione costituito da un “Consiglio di Presidenza” formato da 5 personalità (uomini onesti e capaci) , 4 personalità civili + 1 militare, nessuno di costoro legato al vecchio regime, per traghettare il Paese verso elezioni democratiche entro e non oltre 9 mesi di tempo. Di queste 5 personalità, nessuna deve presentare la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali.
La formazione di un governo di transizione costituito da personalità civili ed esperte e di alta preparazione professionale, soprattutto da persone non legate al vecchio regime corrotto-repressivo. (Purtroppo, attualmente il potere passa in mano del Consiglio Supremo dell’Esercito, che si ha assunto il compito di garantire l’ordine pubblico, la transizione verso elezioni democratiche e il passaggio del potere nelle mani dei civili. Ma chi si fida di costoro? Sono soprattutto generali dell’esercito, molti di loro collusi con il vecchio regime, altri facevano parte dell’apparato militare -poliziesco repressivo della dittatura di Mubarak e & .
Il rischio reale è che le forze armate approfittano della situazione!).
4) La cancellazione della vecchia Costituzione e la creazione di una Assemblea Costituente formata da giudici costituzionali, personalità della società civile, esperti di diritto costituzionale, per creare una nuova Costituzione democratica. ( La vecchia Costituzione era stata modificata dal regime di Mubarak a suo piacere ed immagine, per permettere il controllo totale del regime su ogni aspetto della vita dell’Egitto).
5) Assicurare immediatamente la libertà di espressione e la libera circolazione delle informazioni, senza alcuna limitazione.
6) La legalizzazione di qualsiasi tipo di associazione democratica di natura civile, sindacale e di formazione politica; quindi la possibilità di istituire forze politiche e partiti in modo libero e democratico, che possano partecipare alle prossime elezioni politiche, dopo il periodo di transizione. ( Durante la dittatura Mubarak era vietata qualsiasi forma di raggruppamento civile, sindacale o politico) .
7) La liberazione di tutti i detenuti politici, di tutti i leader politici dell’opposizione e di tutti i cittadini arrestati durante la rivoluzione del “25 gennaio” contro il regime dittatoriale di Mubarak.
8) L’abolizione dei tribunali militari, strumenti del vecchio regime e simbolo della repressione contro la popolazione, le opposizioni, i sindacati o le associazioni civili, che il regime di Mubarak aveva proibito.
9) L’indizione di elezioni libere e democratiche dopo il periodo di transizione, (che non deve protrarsi oltre 9 mesi), con la partecipazione di tutte le forze politiche in rappresentanza di tutta la cittadinanza, senza distinzione alcuna.
La Rivoluzione egiziana ha come obiettivo “Cambiare il Regime” ( tutto il sistema marcio di Mubarak) – certamente non cambiare solo le persone al potere, mantenendo saldo il Regime: Mubarak eguale a Suleiman – il suo Vice dopo 30 anni- paragonabile a qualsiasi ministro legato al vecchio sistema corrotto.
La Rivoluzione deve propagarsi contro tutti i regimi corrotti e le dittature brutali del Medio Oriente. Libertà e dignità a tutti i popoli oppressi del Medio Oriente.
Viva la Vittoriosa Rivoluzione Egiziana.
Purtroppo l’inizio di questo periodo di transizione non lascia ben sperare.
Infatti, il capo della polizia militare egiziana ha immediatamente intimato ai manifestanti di smontare le tende che da oltre quindici giorni sono diventate uno dei simboli delle proteste in piazza Tahrir, dove sono rimasti circa 2.000 manifestanti.
“L’esercito vuole uccidere la rivoluzione” afferma Abu Tasneem, professore di francese di Alessandria. Intanto si è appreso che il governo egiziano, nominato quando Mubarak era in carica, rimarrà per il tempo necessario alla transizione politica.
Colpi d’arma di fuoco in aria, a scopo di avvertimento, sono stati sparati dall’interno del Ministero dell’Interno, al centro del Cairo, per disperdere poliziotti che manifestavano. A quanto si è appreso i poliziotti chiedevano a gran voce l’arresto dell’ex ministro dell’Interno, Habib El Hadly – già sotto inchiesta da parte della magistratura – ed il pagamento dei loro stipendi degli ultimi mesi.
I manifestanti raccolti davanti al Ministero sarebbero circa un centinaio, ma il numero starebbe aumentando e solleciterebbero aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro.
Con una dichiarazione costituzionale in nove punti trasmessa dalla tv, il Consiglio Supremo delle forze armate segna le tappe della transizione in Egitto.
È stata formata una Commissione per emendare la Costituzione, sospesa ieri.
Il Consiglio Supremo delle forze armate gestirà il Paese per i prossimi sei mesi o fino allo svolgimento delle elezioni legislative e presidenziali. Il comunicato dell’esercito è stato letto non da uno speaker militare ma da un’annunciatrice televisiva, con l’intento evidente di dare il senso del ritorno del Paese alla normalità.
Il documento specifica che il presidente del Consiglio Supremo, il maresciallo generale Hussein Tantawi, «assumerà la rappresentanza del paese all’interno e all’estero», mentre il primo ministro Ahmed Shafiq resterà alla guida del Consiglio dei Ministri fino alla formazione di un nuovo gabinetto.
Sciolto il parlamento, dominato dal partito di Mubarak, sarà il Consiglio Supremo ad emanare leggi per decreto e a decidere la formazione di una commissione per emendare la Costituzione: la nuova Carta sarà poi sottoposta a referendum popolare.
Il dissidente egiziano Ayman Nour, candidato dell’opposizione contro Hosni Mubarak alle presidenziali del 2005, ha dichiarato che i passi annunciati oggi dalla nuova leadership militare del Paese dovrebbero soddisfare i manifestanti. «Si tratta di una vittoria per la Rivoluzione», ha detto Nour.
Meno convinto Mohammed El Baradei, leader del Movimento per il cambiamento, che ha invece sollecitato la creazione di un consiglio presidenziale civile e di un governo di tecnocrati.
Il suo portavoce, George Issak, ha affermato che un periodo transitorio di gestione militare di sei mesi è troppo breve. «Non abbiamo fretta – ha spiegato -. Vogliamo una nuova Costituzione e non emendamenti, un consiglio presidenziale di tre persone, composto da un militare, un politico e un giudice, e la formazione di un nuovo partito che rappresenti i giovani».
Secondo Abdel Menaim Kato, generale dell’aeronautica, esperto di strategia, il congelamento della Costituzione significa automaticamente l’annullamento dello stato di emergenza in Egitto e delle leggi collegate. Entrate in vigore dall’assassinio del presidente Anwar el Sadat, nell’ottobre 1981, ma già utilizzate altre volte negli anni precedenti, le leggi sullo stato d’emergenza prevedono tra l’altro la possibilità di arrestare persone senza notificare i capi d’accusa, né fornire assistenza legale, e senza informare i familiari del detenuto.
In attesa di messaggi più espliciti dal Consiglio Supremo, migliaia di manifestanti restano ancora in piazza Tahrir, determinati a proseguire la protesta fino alla scarcerazione di compagni arrestati nei giorni scorsi e comunque fino alla fine dello stato d’emergenza.
* Soccorso Popolare (Padova)
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa