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Democrazia allo stato puro

E’ vero che tre milioni di palestinesi dei territori occupati nel ’67 non godono di nessun diritto politico, nazionale, sociale e subiscono un’occupazione brutale, però questo accade perché noi dobbiamo difenderci da quelli che ci vogliono sterminare.

Siamo una democrazia che si difende. E se il 20% della popolazione israeliana – ma sono sempre arabi e sempre più liberi che gli arabi di Siria o Sudan – è un po’ discriminata è perché simpatizza con quelli che ci vogliono sterminare. Per esempio i nostri problematici beduini che vogliono continuare a vivere come beduini e non accettano che le loro terre siano confiscate per fare spazio alla modernizzazione occidentale e… giudeo-cristiana?
Siamo l’unica democrazia del Medio Oriente però siamo costretti a difenderci da orribili pacifisti che vogliono sbarcare via mare a Gaza, e quando riusciamo a bloccare tutta quell’orda di antisemiti (che cercano perfino di ingannarci arruolando una signora di 80 anni truccata da sopravissuta dell’olocausto e altri ebrei traditori), ecco che cercano di arrivare con gli aerei dal cielo per dimostrare a favore dei palestinesi che vogliono sterminarci.
Per fortuna li abbiamo espulsi tutti, come avevamo già fatto altre volte con altri personaggi equivoci, come Noam Chomski e Luciana Castellna.
Dal momento che siamo una democrazia, questa settimana è arrivato in Israele Glen Beck, un equivoco americano di estrema destra legato ai peggiori fondamentalisti del suo paese che non esita a paragonare il suo presidente Barack Hussein Obama con Hitler e con i comunisti. Beck dice di voler organizzare per agosto una grande manifestazione in favore dei buoni. Loro li lasciamo entrare, non c’è nessuno meglio di qualche buon fascista per appoggiare l’unica democrazia.
L’unica democrazia avanza a passi da gigante anche nel nostro parlamento. Una legge permette di respingere nei piccoli centri chiunque non corrisponda ai criteri degli abitanti di quel determinato centro; un’altra legge stabilisce che organismi che celebrino la naqba, la catastrofe palestinese (per esempio un municipio arabo d’Israele) non potranno ricevere finanziamenti ufficiali; un’altra determina che chi chieda un finanziamento per fare un film, debba giurare fedeltà a Israele come stato ebreo e democratico.
E adesso ecco una nuova legge per difendere la democrazia: come tutti sanno sono ormai decenni che ci sono traditori israeliani – che collaborano con i nostri peggiori nemici che ci vogliono sterminare – impegnati a fomentare il boicottaggio ai prodotti che si producono negli insediamenti israeliani nei territori occupati. Da qualche giorno chi di noi faccia appello a questo boicottaggio sarà chiamato a risponderne davanti alla magistratura civile (con relativi indennizzi per anni).

Per evitare che ci sterminino, Israele ha già piazzato quasi mezzo milione di israeliani nei territori palestinesi occupati e più di 300 imprese producono in quei territori ogni tipo di prodotto. Visto che siamo una democrazia moderna si può trovare la lista su internet (https://sites.google.com/site/buynoevil/).

Logicamente, però, devo ricordare a me stesso che sebbene tutti questi prodotti siano prodotti nei territori occupati – un atto del tutto illegale -, mi è proibito fare appello a non comprarli perché questo contraddice una legge democraticamente approvata da un parlamento democratico. Visto che Gush Shalom ha già presentato un ricorso alla Corte suprema perché annulli la legge, l’estrema destra si è subito mobilitata per condizionare i giudici.
Nell’unica democrazia la settimana prossima si discuterà alla Knesset sulla creazione di una commissione parlamentare che passi al setaccio le ong di sinistra visto che esse di frequente collaborano con il nemico. Nell’unica democrazia sono già all’opera gruppi di zelanti studenti che si dedicano a rivedere i nostri programmi di studio e a denunciare ai media le deviazioni anti-patriottiche dei docenti. La prova di queste deviazioni perniciose è che alcuni di quei docenti si sono uniti, ieri a Gerusalemme, alla manifestazione comune con i palestinesi in favore di due stati per due popoli.

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