Avevamo ragione. L’uomo nuovo della politica napoletana, quel Luigi De Magistris che tanti consensi ha raccolto nella società civile partenopea e non solo, perché alimentava una speranza di cambiamento, è più vecchio del vecchio. E, come un democristiano da prima Repubblica, si lava pilatescamente le mani scaricando sul resto della Regione, solo per salvare il proprio consenso, i problemi di Napoli, dopo una campagna elettorale basata su tante promesse del tutto irrealizzabili fino a quando le tasche del Comune resteranno vuote.
L’accordo dell’altro ieri con il Presidente della Regione Caldoro, il Presidente della provincia Cesaro e il chiacchierato Ministro dell’Ambiente Clini, con l’avallo del vicesindaco Sodano, che riconferma tutta l’ambiguità dimostrata anni or sono a Serre, è tutt’altro che un buon accordo. Il generico impegno del governo per lo sblocco dei fondi FAS, per l’adozione di misure di incentivo alla raccolta differenziata e alla realizzazione di impianti di compostaggio, che in un altro contesto potrebbero apparire anche un passo avanti nella direzione giusta, si scontrano con la decisione di portare avanti in ogni caso il piano inceneritorista della Regione. E di farlo prevedendo la realizzazione a Giugliano di un megaimpianto di incenerimento che oltre a bruciare i milioni di ecoballe stoccati nel territorio campano dovrebbe servire anche per i rifiuti della città capoluogo.
Questo, fatto assai più grave, è avvenuto, nonostante, nel corso dell’incontro Caldoro si fosse dichiarato pronto persino a «ritirare il piano regionale ma a patto che si individui un’alternativa valida», segno di quanto siano più vicini alla propaganda piuttosto che a profonde convinzioni le proclamate opposizioni di De Magistris e Sodano all’incenerimento dei rifiuti. Tutto ciò conferma che, come affermammo già nel nostro comunicato stampa del 21 giungo scorso, le promesse da campagna elettorale sul 70% di raccolta differenziata erano pura propaganda.
Se poi a tale situazione si aggiunge che la Provincia di Caserta ha deliberato di portare da 90.000 a 250.000 le tonnellate di capacità dell’impianto di incenerimento previsto a Capua si comprende come ancora una volta sia il resto della Campania a fare le spese, sul piano ambientale, di un mai sconfitto napolicentrismo.
L’assenso del Sindaco di Napoli apre oggi la strada all’approvazione definitiva (con le richiamate modifiche peggiorative) del pessimo Piano regionale redatto dal gruppo capeggiato dal Prof. Umberto Arena, consulente in carriera fin dall’epoca Bassolino.
A tal proposito appare quantomeno velleitario che il governo italiano e la Regione Campania possano pensare che il ricorso a costosi e complessi impianti d’incenerimento costituisca una risposta adeguata alla lettera di messa in mora dell’Unione Europea. I tempi richiesti per la realizzazione degli impianti (stimabili in non meno di 7-8 anni) procrastinerebbero nel tempo una situazione di crisi mai risolta e richiederebbero, come confermano le stesse previsioni di Piano, enormi volumi di discarica (8.800.000 mc nei prossimi dieci anni) aggravando ancor più la situazione di devastazione del territorio campano. Molto meno costosa (meno di un decimo della somma prevista per gli inceneritori) e decisamente più rapida (12-18 mesi al massimo), oltre che compatibile sul piano ambientale, sarebbe la scelta di convertire gli impianti STIR esistenti in impianti per il recupero di materia. Si sottrarrebbero così materiali alla destinazione in discarica e si risponderebbe efficacemente e rapidamente ai rilievi mossi dalla Commissione Europea.
Ancor più grave, poi, il fatto che il governo e la Regione ipotizzino di prevedere la concessione degli incentivi CIP6 sui rifiuti che verranno bruciati nell’impianto di Giugliano. Si tratta di una misura finanziata con le bollette energetiche pagate dai cittadini, contraria alla normativa europea, per la quale l’Italia era già stata oggetto di una procedura di infrazione comunitaria. Eliminata nel 2007 e poi ripristinata dal governo Prodi e confermata da quello Berlusconi nel 2008 per gli impianti di Acerra, Napoli est e Salerno, è l’unico motivo per cui ancora oggi si continua a puntare sugli inceneritori. Riproporla oggi per Giugliano, al di fuori delle stesse previsioni normative, significherebbe ancora una volta esporsi al rischio di una procedura di infrazione comunitaria ma soprattutto continuare a consentire a imprese private di lucrare sulla pelle dei cittadini campani, e dell’area flegrea in particolare, senza consentire una soluzione adeguata del problema rifiuti.
Le patetiche autodifese di Sodano, lette ieri in rete, e le dichiarazioni pubbliche di De Magistris e dello stesso Sodano al cinema Modernissimo contro discariche ed inceneritori non sono dunque altro che l’ennesimo smentir se stessi, l’ennesimo atto di propaganda da parte di politici che mostrano ai cittadini un volto mentre sui tavoli che contano firmano tutt’altro.
Napoli 6/12/2011
Coordinamento Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.Ri)
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