«E’ fatta!», grida dalla sua “Tribuna libera” (l’editoriale del giornale), Moissis Litsis, redattore economico e uno dei leader degli scioperanti di Eleftherotypia, uno dei più grandi quotidiani greci. Da oggi 15 febbraio, infatti, esce in tutta la Grecia Les Travailleurs à Eleftherotypia, il giornale autogestito dagli 800 lavoratori in sciopero e solidali con l’ondata di proteste che scuote il paese dopo le manovre ripetute di austerità imposte dall’Ue. Un giornale completo, al costo di un euro anziché un euro e trenta come gli altri, scritto dai suoi lavoratori che scioperano dal 22 dicembre perché l’azienda non gli versa più una dracma da sette mesi. Gli incassi serviranno anzitutto a sostenere la cassa di solidarietà. I lavoratori, di fronte alla richesta dell’editore di applicare l’articolo 99 del codice fallimentare greco, per proteggere il loro credito complessivo di 7 milioni di salari mai corrisposti, hanno scelto di autogestire il giornale, sostenuti da collettivi e singoli cittadini. parallelamente alle azioni legali.
La direzione non ha gradito l’impresa degli scioperanti e ha tagliato loro il riscaldamento e il collegamento informatico fino a minacciare ritorsioni gravi. Così il giornale è stato redatto come un foglio clandestino, in una redazione esterna e stampato con l’appoggio del sindacato dei poligrafici. Tuttavia, i lettori, non solo quelli di Eleftherotypia hanno atteso con grande interesse l’uscita di questo esperimento e hanno incoraggiato gli autogestionari sommergendoli di messaggi di solidarietà contro la dittatura del mercato che rende opaca la realtà greca. «Se non ci fosse stato un clima di consenso nella maggior parte dei media – scive Litsis – con la scusa che non ci sarebbe stata alternativa alla firma del primo catastrofico memorandum da parte di Papandreu nel 2010, può darsi che avremmo visto il popolo greco rivoltarsi in tempo per ribaltare una politica catastrofica per tutta l’Europa».
Il caso non è isolato: sono sempre di più le aziende hanno cessato da tempo di pagare i loro lavoratori e virtualmente abbandonate dai propri azionisti in attesa di tempi migliori. Nel settore dei media la situazione è anche peggiore. A causa della crisi, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito e i padroni non ci vogliono mettere una dracma di tasca propria così almeno un centinaio di testate hanno già preferito avviare il fallimento per guadagnare tempo in previsione del default greco e della fuoriuscita dall’euro. In questo contesto, Eleftherotypia (Libertà di stampa) prova con l’autogestione a recuperare un ruolo che aveva già svolto nel ’75 quando nacque come “giornale dei suoi redattori” sulla spinta della radicalizzazione che seguì la fine della dittatura dei colonnelli. «Oggi – conclude Litsis – abbiamo l’ambizione di divenire un esempio di informazione totalmente differente nell’epoca della dittatura della finanza, resistendo al terrore dei padroni dei media che non vorrebbero assolutamente che i lavoratori prendano in mano le sorti dell’informazione».
* IMQ
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