Il Governo Monti, incarnazione di uno dei governi “tecnici” più autoritari e antipopolari visto negli ultimi anni, esecutore delle misure “lacrime e sangue” imposte da gruppi finanziari, banche e speculatori, continua con la linea dura lanciando l’ennesima offensiva contro i lavoratori con il tentativo di introdurre, tra le misure contenute nelle riforme del mercato del lavoro, il cosiddetto “licenziamento economico”, che di fatto cancella le tutele garantite dall’Art.18.
Facendo così il paio con le misure già introdotte dal piano Marchionne, che fa carta straccia dei diritti dei lavoratori, del CCNL e del principio di rappresentanza sindacale all’interno delle fabbriche. Misure imposte con il pretesto di uscire dalla crisi in cui sono coinvolti ormai (quasi) tutti i settori dell’economia.
L’unico settore che non sembra conoscere crisi è rappresentato dai morti sul lavoro: in media 4 al giorno con un inquietante aumento di suicidi tra lavoratori e imprenditori strangolati dai debiti (anche qui lo zampino delle banche). Mentre le misure repressive colpiscono sempre più pesantemente chi si batte per vigilare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: emblematico il caso di R. Antonini, licenziato da FS per aver prestato opera di consulenza in favore dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e al quale va tutta la nostra stima e solidarietà. E sono già in preparazione nuove misure legislative (decreto legge 5/2012 art. 14) che smantellano i già inesistenti controlli nei luoghi di lavoro, sostituiti da semplici autocertificazioni rilasciate da enti esterni.
Per fortuna la risposta dei lavoratori a questi scempi non si è fatta attendere: assemblee, presidi, scioperi selvaggi e blocchi stradali hanno imposto un ripensamento al Governo che, dalla decretazione d’autorità, ripiega sulla discussione in Parlamento (disegno di legge).
Al di là del risultato che la discussione politica raggiungerà importante è rilevare il fatto che la mobilitazione dei lavoratori per la salvaguardia dei propri diritti (sanciti dalla Costituzione) è la giusta strada su cui occorre proseguire per contrastare tutte quelle misure antipopolari che il governo Monti ha approvato e per tutte quelle che tenterà di attuare in seguito per scaricare sui lavoratori tutto il peso della crisi.
La crisi non si risolverà certo con le misure adottate finora dal governo: tagli ai servizi, privatizzazioni e liberalizzazioni sfrenate, rispetto dei patti di stabilità, realizzazione di opere pubbliche inutili e dannose come la TAV, risanamento del debito pubblico creato dai pescicani della finanza e non certo dai lavoratori, maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Essa si risolverà nella misura in cui la mobilitazione popolare, a partire dalla difesa dell’Art.18 – e più in generale per quella dei diritti, della democrazia e delle libertà democratiche – porrà la questione del lavoro sicuro e dignitoso per tutti come unica misura per uscire dalla crisi e della cacciata del governo Monti.
Per riprendere in mano l’iniziativa e toglierla a Marchionne, Monti e la Fornero aderiamo e invitiamo ad aderire, partecipare e promuovere in tutte le forme possibili l’importante giornata di mobilitazione Occupy Piazza Affari del 31 marzo a Milano indetta dal Comitato No Debito.
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francesco
Non solo a Milano si protesta. Per il 31 marzo sono previste manifestazioni in tutta europa. vedi il sito: march31[dot]net