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Con il popolo greco, contro Monti e il trasformismo

Intervistato a lungo e senza particolare contraddittorio nella trasmissione Piazza Pulita, il Presidente del Consiglio Monti si è lasciato andare a un diluvio di banalità politichesi bocconiane. Su una cosa però il suo intervento è stato chiaro e brutale, quando ha accennato alla Grecia. In quel paese tra breve si terranno nuove elezioni e al centro della campagna elettorale c’è la politica economica e il “memorandum”, cioè l’accordo capestro di liquidazione di ogni diritto sociale, sottoscritto dal governo travolto dalle ultime elezioni. Il popolo greco è soggetto a un ricatto simile a quello degli operai di Pomigliano con Marchionne. Se voti contro il memorandum, se vorrai ancora avere dei diritti sociali ti toglieremo l’euro. Questo è il succo della campagna elettorale, in parte attenuato in Europa dal fatto che appena si è ventilata l’ipotesi dell’espulsione della Grecia dalla moneta unica, tutte le borse sono crollate e tutti gli spread sono volati verso l’alto. Per questo i governi delle banche usano oggi un linguaggio più cauto, ma il ricatto è lo stesso.

Così Monti ha dichiarato brutalmente e candidamente che è sperabile che in Grecia non vincano i partiti estremi, che sono contro il memorandum, perché altrimenti anche il Portogallo e poi la Spagna potrebbero essere tentati di dire di no alle clausole capestro dettate a tutta Europa dalla Bce e dal governo tedesco. Magari!

Monti non ha chiarito cosa succederebbe in Italia, come se da noi quelle clausole non fossero il programma del suo governo. Il Presidente del Consiglio, può parlare così, chiamando l’Italia fuori dall’Europa e dal confronto politico e sociale che attraversa tutto il continente, per il trasformismo politico che governa il nostro paese. Guardiamo cosa sta succedendo dopo le elezioni amministrative, che hanno – secondo noi giustamente – distrutto la destra  e punito le forze politiche che sostengono il governo. Tutto il dibattito è su altro. La crisi economica, l’Europa, l’articolo 18, le pensioni, la disoccupazione, tutto questo è affidato a Monti. Le forze politiche parlano di centrosinistra classico o sincopato, di nuova destra, Montezemolo, doppio turno e così via cazzeggiando. E’ questo che sta portando l’Italia fuori dall’Europa, non il debito, non lo spread, ma un sistema politico che nel centrodestra come nel centrosinistra delega a Monti l’infame ricatto sul popolo greco.

Se vogliamo uscire dalla crisi con giustizia e democrazia dobbiamo dire almeno due cose chiare. La prima è viva la lotta di liberazione del popolo greco. Speriamo che alle elezioni vinca il no al “memorandum”. Così come speriamo che in Irlanda il 31 maggio ci sia una valanga di no contro il fiscal compact, il patto di stabilità che strangolerà per vent’anni tutte le economie europee. Speriamo davvero nel contagio, che prima o poi arriverà anche da noi, della ribellione dei popoli contro i governi delle banche. La seconda è che non possiamo più considerare, prendere sul serio, sostenere magari turandosi il naso, forze politiche che parlano d’altro e che, se non fermate, rischiano di fare delle elezioni del 2013 le più inutili della storia della Repubblica. Vogliamo rimettere in discussione la controriforma del lavoro, sia nella versione Fornero sia in quella accettata da Cgil Cisl Uil, vogliamo la pensione di vecchiaia a 60 anni, come si appresta  a decidere la Francia. Vogliamo tasse per i ricchi e soldi per i poveri e i lavoratori. Vogliamo pubblico e stato sociale e non privatizzazioni. Questo bisognerà dire e gridare, costringendo tutte le forze politiche – nessuna esclusa – a dire quello che pensano su questi temi. Tutto il resto sono chiacchiere e trasformismo.

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