Le condanne sono arrivate anche solo per “compartecipazione psichica”, cioè per essere presenti sul luogo della devastazione e saccheggio. Un chiaro messaggio nell’epoca delle misure di austerità e dei licenziamenti di massa: attenti, non andate a manifestare.
LA REPRESSIONE NON FERMERA’ I MOVIMENTI!
La sentenza della Corte di Cassazione nei confronti dei manifestanti del contro G8 di Genova del 2001 ha confermato le condanne per 5 compagni/e mentre altri/e cinque vengono rimandati in appello ma solo per vedere se potranno avvalersi di una riduzione di pena. Poco più di 24 ore dopo la sentenza vengono eseguiti gli arresti di Alberto e Marina mentre altri due compagni condannati rispettivamente a 13 e 15 anni di galera si sono resi irreperibili.
Il reato che ha reso possibile queste spropositate sentenze è stato quello di devastazione e saccheggio (419 c.p.), reato scritto dal fascismo sul famigerato codice Rocco ancora in gran parte in vigore nella giurisprudenza italiana. Su 21 sentenze comminate per questo reato 11 sono state eseguite negli ultimi dieci anni e spesso in seguito a manifestazioni. Un capo di imputazione odioso che prevede pene abnormi in alcuni casi perfino superiori a quelle emesse per omicidi. Questa sentenza segue di una settimana quella contro la Polizia in seguito all’irruzione nella scuola Diaz. Il confronto tra le due sentenze fornisce l’idea della sproporzione di trattamento tra manifestanti e poliziotti. Alcuni poliziotti sono stati condannati ma le pene non prevedono in nessun caso la reclusione in carcere. Per i dirigenti è stata comminata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici ma si tratta di una procedura amministrativa per cui nessun poliziotto pagherà penalmente per quello che ha compiuto a Genova. Oltretutto ad oggi i poliziotti condannati non sono neanche stati sospesi dal servizio ed è impossibile fare a meno di notare che in questi undici anni passati dal G8 genovese i poliziotti allora presenti hanno fatto carriere notevoli all’interno del Ministero dell’Interno; alcuni di loro sono andati in pensione (come il famigerato Vincenzo Canterini) e c’è addirittura chi, sfuggito alle condanne, è diventato sottosegratario e capo dei Servizi Segreti (l’allora capo della Polizia De Gennaro). Per i carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti di polizia penitenziaria che hanno torturato, massacrato di botte, seviziato, umiliato i manifestanti c’è una sostanziale impunità. Questo avviene anche perchè in Italia non esiste il reato di tortura e perchè gli agenti non hanno sulle divise dei codici identificativi. Viceversa chi ha rotto una vetrina o chi si trovava semplicemente nei pressi di chi rompeva una vetrina è stato condannato a molti anni di carcere. Infatti diversi compagni sono stati condannati per compartecipazione psichica, una sorta di concorso morale in devastazione e saccheggio; come a dire che bastava essere presente al corteo per essere condannato per tutti i reati che sono stati commessi durante la manifestazioni.
Questo rappresenta un fatto gravissimo per due motivi, il primo perchè per un reato è (o meglio sarebbe) punibile solo chi lo commette dato che la responsabilità penale è individuale, secondo perchè questa sentenza potenzialmente colpisce qualsiasi manifestante colpendo quello che dovrebbe essere il diritto di manifestare.
Siamo convinti/e che non sia un caso che la repressione attuata da forze dell’ordine e dalla magistratura si faccia più brutale proprio in questo momento in cui la borghesia nazionale (confindustria) ed europea (Banca Centrale Europea) spalleggiata in maniera bipartisan da quasi tutte le forze politiche istituzionali si appresta ad attuare delle politiche di macelleria sociale. La spending review di Monti è un passo sostanziale verso i licenziamenti di massa (fino a 250.000!!) e verso la cancellazione di quello che resta del welfare con la definitiva distruzione del sistema sanitario pubblico e della scuola.
A Genova nel 2001 abbiamo manifestato consapevolmente e con determinazione la nostra opposizione ai piani dei cosidetti grandi della Terra e alle loro politiche ultraliberiste. E in questi undici anni abbiamo visto cosa hanno rappresentato queste politiche: dalle guerre in Asia e Africa (Irak, Afganistan, Libia), alle privatizzazioni selvagge, fino alle speculazioni immobiliari e finanziarie. Oggi non ci stupiamo della repressione e delle tendenze autoritarie ma vogliamo ribadire la nostra solidarietà a tutti e tutte coloro che rimangono colpite dalla violenza delle forze dell’ordine e dai linciaggi giudiziari. Il nostro pensiero va prima di tutto a compagni e compagne condannate il 13 luglio scorso, ma anche ai manifestanti sotto processo in seguito ai cortei del 14 dicembre 2010, del 14 settembre e del 15 ottobre 2011 e compagni e compagne del movimento No Tav.
Oggi più che mai è necessario organizzarsi e lottare per un società libera dal profitto, in cui si produca solo il necessario e in cui tutto venga equamente distribuito.
ALBERTO E MARINA LIBERI!
LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE!
CARLO GIULIANI VIVE!
ABOLIAMO IL REATO DI DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO!
COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA AL CAPITALISMO!
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