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Troppa grazia sulle Pussy Riot

che partono spesso da posizioni manichee, per cui si fa semplicemente il tifo per la Russia (il suo Governo e il suo sistema giudiziario) o per le tre ragazze condannate.
Cominciamo col dire che le Pussy Riot sono un gruppo formato da attiviste per i diritti dei gay e femministe e sono, dal punto di vista di classe, variegate (fra di loro vi sono anche donne d’affari, come dicono in quest’intervista: http://video.repubblica.it/dossier/pussy-riot/parlano-le-pussy-riot-vi-spieghiamo-chi-siamo/103032/101412); la loro lotta è concentrata contro l’oscurantismo putiniano (ed il maschilismo e il patriarcato che da esso, a loro dire, ma anche secondo chi scrive, promanano) e per la libertà di espressione, che sarebbe diffusamente violata in Russia sempre per colpa del Presidente. Pertanto, le loro battaglie esprimono valori generali che, seppure in determinate circostanze e con determinate declinazioni possono essere abbracciati da un punto di vista di classe e di sinistra, sono di per sé interclassisti e non di diretta emanazione dalle culture comunista e socialista, classicamente intese.

Nel caso delle Pussy Riot, c’ è da dire che hanno affiancato le loro proteste (che, come si sa, consistono in “performance” anche a sfondo sessuale, pornografico o profondamente provocatorie) al vasto e variegato movimento anti-Putin che ha riempito le piazze delle due principale città russe a cavallo fra le scorse elezioni per la Duma nel novembre scorso e quelle presidenziali di marzo; questo movimento comprendeva formazioni comuniste e di sinistra, formazioni liberali, formazioni russo-brune e formazioni apertamente nazionaliste di estrema destra. Ad esso, giova dirlo, non ha partecipato il Partito Comunista della Federazione Russa perché sosteneva, giustamente a giudizio di chi scrive, che esso era egemonizzato da forze cosiddette “arancioni”, cioè forze filo-USA e filo-NATO che vogliono sostituire, ai vertici della Russia, l’attuale blocco di potere, dominato da un capitalismo di tipo prevalentemente nazionale (i famosi oligarchi), con un capitalismo legato all’imperialismo americano.

Le “performance”, se così possiamo chiamarle, del collettivo sono andate avanti, a quanto pare, indisturbate, non represse e senza alcuna risonanza internazionale fino alla famigerata schitarrata in Chiesa del febbraio scorso; a quel punto, il grande potere ideologico e temporale del clero ortodosso ha presentato il suo conto salato e tre delle “performanti” sono state arrestate per poi essere condannate. C’è da dire che tale condanna è sicuramente ingiusta e non condivisibile (per altro, per reati simili, anche gli articoli 404 e 405 del Codice Rocco, in vigore in Italia, prevedono pene simili, a dispetto della paventata superiorità civile occidentale), tuttavia il caso sarebbe rimasto nel dimenticatoio se i media occidentali, in combutta con Amnesty International USA, di recente passata di mano a Suzanne Nossel, ex assistente della Clinton, non avessero colto la palla al balzo per costruirvi su una campagna mediatica ben orchestrata e di grandi dimensioni che ha fatto delle tre prigioniere (e in particolare di una delle tre, per chiari motivi d’immagine e di avvenenza fisica) delle paladine della giustizia contro il regime. Da allora il punk rock, nella versione pessima del gruppo in questione, è stato sdoganato dai media mainstream (quando mai era stato citato prima?) ed esibizioni spesso pornografiche (l’ “Unità” ha proposto, senza i rimproveri che ci si poteva aspettare per la mancata censura, la seguente“performance”: http://video.unita.it/media/Mondo/L_orgia_anti_Medvedev_della_leader_Pussy_Riot_5472.html,   http://video.unita.it/immagini/mondo/L_orgia_anti_Medvedev.1085/17042.html) e show musicali improvvisati in Chiesa sono stati anch’essi improvvisamente sdoganati per diventare altere espressioni di lotta per la democrazia e per la libertà contro il cattivo Putin.

Inevitabilmente , in Occidente, in sostegno di queste attiviste della Rivolta della Figa, si è creato un “movimento di opinione” che le vede come profetesse della libertà di espressione e riconosce loro la capacità politica di aver toccato chissà quale nervo scoperto del regime dittatoriale russo, il quale, sentitosi colpito, le avrebbe fatte arrestare. E’ mai possibile tutto ciò? E’ mai possibile che qualche protesta del tipo di quelle che mettono in scena le ragazze russe (non certo aventi base di massa) possa dar fastidio agli oligarchi e alla Chiesa Ortodossa? Sicuramente, senza la campagna mediatica che ne è seguita non saremmo a conoscenza di nulla, come nulla sappiamo di mille altre forme di contestazione, anche simili a quelle delle Pussy Riot, che hanno luogo in Russia. A tal proposito, mi preme dire che sostenere l’esistenza di tale campagna mediatica ad hoc non vuol dire in nessun modo sostenere tesi complottiste, poiché i media appartengono agli stessi monopoli finanziari che vorrebbero sostituire o mettere sotto pressione (magari per far togliere il veto in seno al Consiglio di Sicurezza ONU su un intervento militare in Siria) l’oligarchia putiniana, per cui è ai loro interessi che essi rispondono. Con buona pace delle prediche che parlano del sistema massmediatico come di una sorta di quarto potere che vive una vita propria e condiziona tutti gli altri poteri.

Tornando all’ambito del movimento antagonista, largamente inteso, purtroppo si constata che in esso molti hanno fatto propria la causa delle Pussy Riot come testimoni di libertà e di rispetto dei diritti umani, in grado di spaventare il granitico regime russo. Riguardo ciò, chi scrive è d’accordo con coloro che sostengono che alla base di tutto vi sia una serie di verità date per scontate all’interno del movimento, le quali, invece, nascondono analisi carenti (da leggere, in tal senso: http://www.militant-blog.org/?p=7514 e http://www.militant-blog.org/?p=7531) .

In effetti, negli anni, all’interno del movimento, alla lotta di classe si è sostituito, grossomodo, un diritto-umanismo di maniera euro-centrico; vale a dire, si è passati da una concezione classista e collettiva dei diritti, ad una individuale , tendente alla democrazia formale. In forza di ciò, qualsiasi causa che riguardi presunti diritti individuali violati, vera o falsa che sia, viene diffusamente appoggiata in maniera poco critica ed ingigantita di pari passo con l’onda mediatica, indipendentemente dalla sua connotazione di classe. Così, ogni qual volta, negli ultimi decenni, si è condotta una guerra imperialista sotto il vestigio del rispetto dei diritti umani, prima si rispondeva in prevalenza con un pacifismo astratto, che, sull’altare, appunto, del rispetto dei diritti umani, attenuava le colpe dell’aggressore rispetto all’aggredito, ora non c’è più neanche quello a quanto pare.

Parallelamente a tale visione, se ne è sviluppata un’altra che sostiene la condanna inflitta alle Pussy Riot in quanto espressione della forte volontà della Russia di respingere le ingerenze imperialiste, poiché le tre ragazze sarebbero direttamente al libro paga della CIA e agirebbero sotto sua direzione. Chi propugna tale punto di vista è spesso sostenitore acritico della Russia di Putin e delle sue politiche, in quanto “baluardo antimperialista”. Anche questa concezione, a mio modo di vedere, soffre di una carenza di analisi per quanto concerne la categoria dell’imperialismo ed è, in tutta evidenza, fortemente influenzata dalla situazione più semplificata del secolo scorso, quando effettivamente il mondo era diviso in due campi, quello capitalista a guida USA e quello socialista a giuda URSS (anche se, giova ricordare, quest’ultimo, a partire da inizio anni ’60, fu a sua volta diviso in due dalla scissione cinese e anche nel campo occidentale non mancavano increspature, anche se di portata minore). A scanso di equivoci, chi scrive non è sostenitore di Putin, ma ha già qualificato più sopra il regime russo come un sistema capitalistico a forte caratterizzazione nazionale (quindi confliggente con i poli USA e UE), che ha spesso tensioni aggressive; anche se non è ancora giunto allo stadio di sviluppo imperialista (opinione strettamente personale).
Si noti, ma dovrebbe essere chiaro di per sè, che dal computo del vaglio delle posizioni escludo i rossobruni, che hanno un’aberrante visione etnico-culturale dell’imperialismo.
Insomma, anche riguardo l’imperialismo c’è una divisione manichea fra chi vede bianco e chi vede nero, fra chi lo ha deliberatamente escluso dalle proprie categorie di analisi e chi lo fa coincidere con la geopolitica astratta, a scapito di una visione di classe. Ciò accade proprio in un momento in cui, con la crisi e con gli scenari mondiali in mutamento (vedi rafforzamento dell’Europolo ed emersione dei paesi BRICS), ci sarebbero da rilevare e da studiare le varie sfumature di grigio che inevitabilmente si presentano.


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7 Commenti


  • Mic

    Ricordo un vecchio filmetto con Cannavale in cui si diceva che “l’ingroppata è artistica”… Adesso, a quanto pare, l’ingroppata è anche rivoluzionaria…


  • antonella

    Ho già inviato un commento due giorni fa, ma a quanto pare non è pervenuto. Spero che almeno questo perverrà, visto che si arricchisce di un altro elemento a sostegno della mia tesi, cioè che quando si tratta di figa, la stragrande maggioranza dei compagni, o presunti tali, parlano la stessa lingia di quelli di Stormfront e Casapound. Ne sono riprova le “troie” e l'”ingroppata” che leggo tra i commenti di sopra e che testimoniano quanto sia radicata, anche tra chi legge un quotidiano che si definisce comunista, una mentalità piccolo-borghese, segnata a vita da una moralità di stampo catto-fascista, che non trova niente di meglio che termini denigratori appena vede un po’ di pelo femminile agitarsi in forme non consuete dalla sessualità tradizionale. Ma complimenti vivissimi, compagn*.


  • Mic

    OK, Antonella, rettifico il termine incriminato: si legga dunque “la penetrazione posteriore è rivoluzionaria”. La sostanza non cambia: piazzate come queste, secondo me, non c’entrano un tubo con la lotta.
    Catto-fascista, poi, te lo rimando al mittente.


  • LUCIANO

    L’arroganza sanguinaria dell’imperialismo euro americano, dalla Libia alla Siria, tanto per stare sull’attualità, dovrebbero angosciare compagni e compagne un milione di volte di più di quel che succede in Russia (ma CHE COSA succede, effettivamente? NULLA!). Alla compagna marxista-femminista-comunista-libertaria ecc. di cui sopra chiedo: quanto tempo dedichi per informarti da fonti non inquinate su quante donne (ma anche uomini!) vengono quotidianamente torturate o sgozzate in Siria dai terroristi al servizio del Quatar, della Francia, UK, USA e ora anche Italia? Senza dimenticare la triste sorte delle donne libiche, che dopo aver perso i loro figli, padri e mariti hanno perso tutti i diritti di cui prima godevano…Sei mai intervenuta in qualche blog per esprimere la tua angoscia (ammesso che la provi) per queste tragedie o la voglia di parlare ti viene solo per quel che succede in Russia?
    Ricordi il caso Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per uxoricidio (ma la sentenza non fu esguita) per la quale si mobilitarono le femministe d’America e d’Europa (a fianco di Sarkozy e di tanta altra bella gente…)? Negli stessi giorni una sventurata americana (della quale ovviamente non ricordo il nome) per lo stesso reato veniva impietosamente giustiziata, ma le femministe dei due mondi e Sarkozy non se ne accorsero nemmeno! Al contrario le Pussy riot valgon bene una messa!


  • antonella

    @Luciano
    Cortesemente, non spostare l’attenzione dalla sostanza del mio commento. Io non sono entrata nel merito della vicenda Pussy Riot, non ho difeso loro, non ho contestato l’articolo, nè mi sono lanciata in un’arringa anti-Putin. Io ho contestato l’uso di alcuni termini da parte di alcuni commentatori, termini che sono chiaramente inscritti in una sottocultura piccolo-borghese e cattolica e che sono utilizzati anche dai fascisti di casa pound. Questo è innegabile, puoi verificare sul loro sito e su quello di Stormfront come vengono definite in alcuni commenti le Pussy Riot: troie, esattamente come qui. E’ la stessa lingua dei fascisti, non c’è specchio che tenga su cui arrampicarsi.
    Ti pregherei poi di evitare il ricorso alla “triste sorte delle donne libiche che hanno perso i FIGLI, i PADRI, i MARITI “per rispetto verso le stesse, strumentalizzate da te nello stesso modo in cui le donne con il burqa vennero strumentalizzate per convincere l’opinione pubblica della necessità di un intervento militare in Afghanistan o come i casi Sakineh e Neda vennero usati per mobilitare l’occidente contro l’Iran. Trovo veramente insopportabile il ricorso alle donne in lacrime per colpire alla pancia e piegare l’interlocutore e soprattutto l’interlocutrice alle proprie tesi. Vedo che dall’arroganza dell’imperialismo euro americano hai imparato molto più di quanto tu stesso immagini, visto che non disdegni di usare le stesse leve emotive. Per inciso, il nome della “sventurata americana” era Teresa Lewis, io il nome me lo ricordo eccome.


  • Tosca

    Scusate, ma che c’entra il commento di Antonella con le morti in Siria o con Sakineh? Il fatto che non condanniamo in maniera bacchettona le pratiche delle Pussy Riot per il loro contenuto sessuale, e che abbiamo delle riserve sul considerarle delle prezzolate della CIA, coincide con essere disinformate e magari anche noi prezzolate? si sta spostando il discorso dal suo fulcro, ovvero che appena vedete una donna agire una protesta senza chiedervi il permesso vi sale il sangue agli occhi, e siete lì a infangare e congetturare e sventare complotti ancora tutti da dimostrare e a rivendicare ortodossie e masse che stanno solo in testa a voi… e state ancora a filosofeggiare da settimane chiedendovi che posizione prendere davanti a 3 ragazze condannate a 2 anni di galera (diventati di lavori socialmente utili, ma resta una pena spropositata) per aver detto “Maria diventa femminista” in una chiesa?


  • mase

    Tra queste donne c’è qualcuna che dovrebbe prendersi prima delle responsabilita’ personali prima di fare dimostranze nn hanno un ca…da fare ,lasciano i figli in istituti incuranti del delle loro fragilita’ ,in cambio della vana gloria …..le femministe ????quelle le avrebbero gia’ ampiamente sputtanate e da subito …pure detto come va detto senza aggiungere altro, poi le teorie del menga che associno ancora la Russia al Comunismo mi fanno ridere …..oggi di comunisti in Russia son rimasti solo i ladri di biciclette.

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