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Quando sarebbe meglio tacere

Non sono di certo una “rottamatrice” io…
anzi, penso che è dall’esperienza,che si apprende, da chi sta al mondo e vive e studia più di te. Ma di fronte all’ennesima dichiarazione della prof.ssa Margherita Hack non posso che dire che il riposo e la pensione per alcuni è d’obbligo.
La professoressa mi aveva già colpita con le sue dichiarazioni a favore del nucleare, dichiarazioni a dir poco stupefacenti dette da lei che di scienza è una delle massime espressioni viventi del nostro paese, che senza il pur minimo senso critico di fronte ad un ritorno indientro di anni rispetto alle scoperte in campo scientifico, si riproponeva e si ripropone una scelta energetica già fallita scientificamente, nonchè dal punto di vista della salute umana.
Ci volle il terremoto di Tokio e le esplosioni dei reattori nucleari di Fukushima, con relative perdite di vite umane presenti e future, nonchè la devastazione ambientale di territori di enorme vastità, a far tornare la Professoressa sui suoi passi.

E va bene, mi dissi allora “errare umanum est”  per consolarmi da una delusione cocente, per la donna, la scienziata, la compagna Margherita.

Ma la professoressa Hack, dall’alto dei suoi venerandi 90 anni è tornata a parlare…Orbene ci si aspetta che a quell’età non avendo più nulla da perdere, in termini di credibilità, ma anche di compatibilità politiche si possa cominciare a non aver peli sulla lingua, a dire tutta la verità, su una scienza assoggettata al potere economico delle multinazionali così come al PIL, che nulla hanno a che fare con l’umanità e la gente, al punto da sacrificarle in nome dell’accumulazione del profitto. Ci si aspetta che la scienza, rappresentata dalla Hack, illuminata e di sinistra, parli e denunci finalmente le nefandezze del momdo scientifico e metta al centro quel piccolo nel numero di parole ma immenso nel significato giuridico e sociale, e di per sè fondamentale a che la specie umana, animale e la natura abbiano finalmente il ruolo primario che meritano, rispetto al cosiddetto “progresso scientifico”  in nome dell’economia di mercato e che di chiama “principio di precauzione”

La professoressa, in una intervista ad un notissimo e patinatissimo magazine, rilascia una discutibilissima intervista nella quale si dichiara contro la sentenza dell’Aquila, come del resto tutti i suoi eminenti colleghi della scienza ufficiale e “ben pagata” e risponde testualmente alla domanda della giornalista sulla notizia che l’aveva colpita di più : “la sentenza dell’Aquila. Ma sono pazzi. Si sa benissimo che i terremoti non sono prevedibili. se avessero invitato la gente a lasciare le abitazioni li avrebbero denunciati per falso allarme”.

I terremoti non sono prevedidibili? Creare il panico? Falso allarme? Ma scusi prof. ma di fronte allo sciame sismico verificatosi in quelle terre è meglio il principio di precauzione o veder morire centinaia di giovani, come all’Aquila è successo.

E meglio il panico (giustificato dagli eventi sismici e dalla loro entità, ma anche dalla profonda conoscenza del territorio, delle speculazioni e della corruttela delle autorità preposte alle verifiche ai controlli e alle autorizzazioni edilizie)? o il dolore incommensurabile per la perdita di vite umane?

Finalmente una sentenza ha ridato giustizia a quelle giovani vittime ed allo strazio dei loro parenti. Finalmente mettiamo un punto a che, chi è preposto a ruoli di tanta professionalità e conoscenza deve applicare quel concetto tanto semplice e civile del “principio di precauzione”.

Cara professoressa la scienza deve tener conto delle vittime e non del PIL o dei profitti. Abbiamo esempi alle spalle che hanno contato e contano ancora vittime innocenti, tra i lavoratori e i civili. Uno di questi si chiama ASBESTO  o meno scientificamente AMIANTO e Lei non può dimenticarlo.

Si riposi, prof. i pazzi siete voi.

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