Come nel film “Bastardi senza gloria”, dove Hitler viene bruciato vivo dalla Resistenza francese, ci piacerebbe immaginare di vivere in un’Italia dove stragi, trame e complicità tra pezzi dello Stato e fascisti non siano state così oppressive e ingombranti; in un’Italia e in una Roma dove Valerio Verbano, Paolo Rossi, Walter Rossi, Maurizio Scialabba e tanti altri non fossero stati assassinati dai fascisti e stessero oggi nei loro affetti familiari, lavorando e parlando di sport con gli amici e probabilmente di passione politica.
E invece così non è stato e rileviamo anzi l’entourage dei fascisti assassini di quegli anni come vivo, vegeto e spavaldo.
Paolo Rossi
Il 27 aprile 1966, durante scontri violentissimi provocati dai fascisti romani, in cui si distingue la leadership de “Er Caccola”, Stefano Delle Chiaie, davanti alla Facolta’ di Lettere dell’Università di Roma, muore lo studente socialista Paolo Rossi. Inquirenti e Polizia sosterranno che si è trattato di un incidente causato da un caduta per le scale da attacco epilettico; la famiglia di Paolo negò sempre l’ipotesi della caduta per epilessia.
Rimangono le foto e le testimonianze su alcuni fascisti ripresi a picchiare, nei pressi della scala di Lettere, gli studenti nell’indifferenza della Polizia: tra questi giovanotti fascisti esuberanti Serafino di Luia, Loris Facchinetti, Mario Merlino (proprio lui, l’uomo dei contatti con il regime fascista dei colonnelli greci, il protagonista dei primordi del nazimaoismo e dell’infiltrazione nei circoli anarchici; Merlino, il pluriindagato per la strage di Pazza Fontana del 12 dicembre 1969, anche lui inopinatamente assolto….).
Dopo una vita di pestaggi di compagni, di infiltrazioni e depistaggi, pochi mesi fa ai funerali a Roma del leader nero Pino Rauti, Serafino di Luia sarà il rispettatissimo ciambellano dei funerali stessi nell’organizzazione degli slogan e del tripudio di saluti romani alla presenza del sindaco Alemanno, di esponenti del PDL e di FLI.
Ma Paolo Rossi non ha potuto partecipare ai matrimoni e ai funerali di chi gli stava caro.
Loris Facchinetti fonda e capeggia Europa Civiltà, dopo anni di esoterismo nazifascista, di passaggi nazimaoisti, di anomale affiliazioni di sette, sposa Elisabetta Rampelli, sorella del parlamentare romano Fabio Rampelli del PDL e diventa, con l’avvento al Campidoglio di Alemanno, “Delegato per il Mediterraneo”, nonché “esperto” di “Politiche internazionali” della Fondazione di Alemanno stesso; nessuno sembra accorgersi dell’ingombrante Facchinetti, neanche Israele che si affaccia sul Mediterraneo: mah!
Ma Paolo Rossi non ha potuto sposare nessuna né esser iniziato a niente, neanche al giuoco delle bocce.
Mario Merlino oggi presenta libri ed è Guest star e presenziatore nei sodalizi nazifascisti, vantandosi impudicamente del suo ruolo di provocatore infiltrato; nel quartiere Trionfale di Roma, mitico un tempo per il suo strenuo antifascismo, Mario Merlino è oggi un habitué delle iniziative a Via Caracciolo dell’associazione nazifascista e antisemita Zenit.
Ma Paolo Rossi non ha potuto presenziare neanche al battesimo dei suoi eventuali figli, perché è stato ucciso dai fascisti.
Walter Rossi
E’ il 30 settembre 1977. Viene ucciso Walter Rossi a pistolettate dai fascisti usciti dal covo nero dell’MSI di Roma Balduina. Walter stava volantinando a Balduina per informare che nella zona i fascisti avevano ferito a revolverate il giorno prima una giovane militante di sinistra.
La vicenda delle indagini è stata una bruttissima pagina nel diritto italiano.
Nel luogo dell’agguato a Walter Rossi erano presenti 10 poliziotti e in zona gravitava inoltre una volante. Per molti, moltissimi minuti, la PS non fece assolutamente nulla con Walter agonizzante e pieno di sangue: non fermò gli sparatori, non eseguì perquisizioni delle persone o del covo MSI di Balduina. Dopo circa un’ora dal delitto finalmente la PS opera 17 fermi tra i fascisti di Balduina, poi tutti scagionati.
I compagni di Walter hanno fatto una straordinaria opera di (contro)informazione sul depistaggio e sull’insabbiamento delle indagini. Fatto sta che alla fine della vicenda giudiziaria risulterà Alibrandi come unico assassino “ufficiale” di Walter: ma Alibrandi, inchiodato per l’omicidio di Walter, era già stato ammazzato qualche mese prima in un conflitto a fuoco con la Polizia!
Degli implicati nell’indagine sull’omicidio Cristiano Fioravanti, Massimo Sparti e Fernando Bardi furono giudicati solo per i reati concernenti il possesso di e armi e condannati a lievissime pene ça va sans dire.
Cristiano Fioravanti dopo il proscioglimento per il coinvolgimento nell’omicidio di Walter entra nei NAR come operativo; dopo qualche anno fa il pentito ed ora vive libero, tranquillo e defilato sotto protezione di garanzia dello Stato.
Anche Andrea Insabato di Balduina, in quegli anni tra MSI e “Voce della Fogna”/Quex, viene prosciolto dalle iniziali accuse.
Già…proprio Andrea Insabato, il biondino fascista di Balduina, che si faceva più biondamente ariano con l’acqua ossigenata ossessivamente sui capelli. Insabato quello che aveva sparato alla gente del PCI a via Tigré nel 1976. Pluricondannato e coinvolto in inchieste sui Nar, arrestato a Roma all’inizio degli anni ’90 per azioni razziste e antisemite, era quasi sempre in stato di libertà. Insabato, con regolare Passaporto rilasciato dall’Italia, quello che girava Europa e Asia per anni in cerca di avventure di sangue e polvere da sparo.
Invece Walter Rossi non potè girare, come molti di noi, l’Europa col sacco a pelo e con due soldi in tasca per conoscere persone e situazioni diverse dall’Italia; Walter non cercava i mercenari in Libano o Croazia, cercava di capire e di conoscere…
Proprio Andrea Insabato, quello che nel 2000 tenta di mettere una bomba a “Il Manifesto”; la bomba gli scoppia addosso e rimane gravemente ferito rimanendo storpio. Dopo qualche tempo ovviamente Insabato torna a piede libero ed è Guest star a molte iniziative neofasciste romane ancora oggi.
Noi invece non possiamo più avere il sorriso di Walter, mentre ormai panciuti cinquantenni consumiamo con lui le uniche bombe che conosciamo: quelle alla crema… magari davanti alla grattachecca di Sora Maria al quartiere Trionfale!
Roberto Scialabba
Il 28 febbraio 1978 in Piazza Don Bosco a Roma, con cameratesco coraggio militare (sic!), viene ucciso a revolverate Roberto Scialabba da un intero kommando NAR composto da Valerio e Cristiano Fioravanti, Franco Anselmi, Alessandro Alibrandi, Dario Pedretti, Francesco Bianco, Paolo Cordaro e Massimo Rodolfo. Un infame depistaggio per anni indica nel movente del delitto una lotta tra spacciatori, senza che potesse esistere una benché minima connessione tra Roberto e la droga! Anni dopo Fioravanti, uno dei killer, dirà la verità sul delitto… Francesco Bianco faceva da autista del kommando. Ne ha fatta di carriera e di cose movimentate Francesco Bianco, anche recentemente! Bianco nel 2006 presiede il cosiddetto picchetto d’onore ai funerali di Peppe Dimitri, il comandante nero pluripregiudicato e pluricondannato nonché compagno di cella a Rebibbia di Alemanno (il quale porterà a spalla proprio la bara di Peppe Dimitri). Con Alemanno sindaco, Bianco viene assunto per chiamata diretta all’ATAC, azienda pubblica dei trasporti romana. Nel 2010 durante l’orario di lavoro Bianco tweetta orrendi messaggi di antisemitismo e di odio, ma dopo qualche settimana di problemi torna tranquillamente al suo posto di lavoro. Nel gennaio 2012 Bianco subisce una gambizzazione, la Procura di Tivoli rinverrà gli attentatori negli ambienti neofascisti romani, i Giannotta’s tenutari del mito/reliquia della sede fascista di via Acca Larenzia.
Ma Maurizio Scialabba non ha potuto avere né una vita tranquilla né una vita movimentata. Di una cosa siamo certi con Twitter avrebbe mandato barzellette, battute ai suoi amici di Cinecittà, non gli sarebbe mai passato per la testa l’incitamento all’odio razziale!
Valerio Verbano
Molto è stato detto e scritto da parte di vari autori di sinistra sull’omicidio di Valerio. Sono circolate molte ipotesi, alcune molto fondate su dei nomi di neofascisti, “incriccati” con la Banda della Magliana e pezzi fascistici degli apparati dello Stato.
Alla fine incardinare tutte le responsabilità su piste fumose o su fascisti morti, come ufficiosamente viene riferito dagli inquirenti, è stato assai “utile”: non si possono fare i processi al nulla o ai morti!
Per anni è stata promettente la pista del cross over tra l’omicidio di Valerio Verbano avvenuto il 22 febbraio 1980 a Roma e quella di Fasto e Iaio a Milano. Per questi delitti sono stati imputati per anni e poi assolti Massimo Carminati e Mario Corsi.
Dopo anni di pestaggi, di attività coi NAR e di affari con Banda della Magliana e ndrangheta con una miriade di processi che lo vedono spesso assolto o prescritto, Massimo Carminati è oggi un imprenditore immobiliare romano importantissimo, riverito ma defilato.
Valerio Verbano non ha potuto invece finire il suo lavoro, quello di controinformazione, per es. sull’Internazionale Nera/Ordine nuovo: tanto… anche il Giudice Mario Amato che indagava sulle piste di Valerio viene d’altronde scannato dai fascisti il 23 giugno dello stesso anno a Roma!
Mario Corsi da parte sua svolge da anni la sua attività di tifoso ultrà, talvolta in torbidi giri con strani personaggi, diventando un cronista radiofonico romano affermato, cui il Campidoglio di Alemanno non nega certo cerimonie e premi.
Noi avremmo preferito sentire per radio anche oggi la viva voce di Valerio in diretta sugli argomenti della controinformazione: ma a Valerio hanno spento la sua voce per sempre.
Alcuni dei fascisti killer dei compagni romani hanno vissuto e avuto la loro vita nella continuità dello squallore infame che li caratterizza. Taluni tra questi infami sono stimati, ricchi e impuniti. Non per questo fanno meno ribrezzo e sono meno assassini.
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