* Il Manifesto 19.02.2013
La caporetto del movimento 5 stelle di Beppe Grillo si chiama Paip, acronimo di «Polo ambientale integrato di Parma». È il nuovo inceneritore cittadino, sulla cui eliminazione i grillini avevano basato la loro campagna elettorale e che invece sta mettendo fortemente in crisi la credibilità del movimento. Avevano promesso che lo avrebbero bloccato. Invece il Paip entrerà regolarmente in funzione tra qualche settimana, dimostrando che dai proclami ai fatti ce ne passa.
Questa «caporetto» è diventata una questione nazionale, che per tanti motivi può far perdere la faccia all’intero movimento, se il conducator in persona, Beppe Grillo, qualche giorno fa nella città emiliana, in un comizio ha riacceso le speranze dei suoi assicurando: sarà «la Corte di Cassazione!» a bloccare l’inceneritore.
Alla vigilia delle politiche non è solo la disfatta del Paip che ha messo in allarme il comico genovese. Tutta la gestione della città emiliana del sindaco grillino Federico Pizzarotti fa acqua.
È pure emersa un’oscura convergenza d’interessi tra l’associazione grillina Gcr, che da anni si batteva contro l’inceneritore, e Luigi Giuseppe Villani, ras del centro-destra e vicepresidente dell’Iren, la società proprietaria dell’inceneritore stesso. Dopo il recente arresto per peculato e corruzione di Villani e dell’ex sindaco di Parma Pietro Vignali, da intercettazioni risalenti addirittura all’ottobre del 2010 è emerso che per questioni elettorali i due erano anche loro favorevoli a bloccare i lavori dell’inceneritore. Per questo avrebbero appoggiato le battaglie dell’associazione Gcr, dove militavano l’attuale vicesindaco Nicoletta Paci e l’assessore all’ambiente Gabriele Folli.
In questi giorni due avvocati, Arrigo Allegri e Pietro De Angelis, in prima fila nelle lotte ambientaliste e paesaggiste, hanno inviato a Pizzarotti una lettera di diffida intimandogli di intervenire e di mettere i sigilli al termovalorizzatore entro 60 giorni. Secondo i due legali il permesso di costruzione del termovalorizzatore sarebbe scaduto e l’opera sarebbe abusiva.
Perché allora un sindaco che ha costruito la sua fortuna elettorale sulla «morte» del termovalorizzatore sembrerebbe ora tergiversare e temporeggiare? I rapporti con i «poteri forti» sono complessi e l’eredità lasciata dalla precedente giunta di centro-destra è oggettivamente pesantissima: 870 milioni di debiti. Non a caso Pizzarotti ha scelto come suo «Richelieu» e assessore al bilancio Gino Capelli, esperto in curatele fallimentari.
Molti segnali però fanno pensare a una sorta di continuità con il «Sistema Parma». Un esempio recente è la vicenda del «Ponte Nord», che nelle fantasie di Elvio Ubaldi, l’allora sindaco e ideologo del «Sistema Parma», doveva diventare il terzo ponte coperto d’Italia, dopo Ponte Vecchio a Firenze e il ponte di Rialto a Venezia. Marco Ablondi, il consigliere comunale che con le sue interpellanze e le sue denunce ha fatto crollare la giunta Vignali, sostiene che una parte del manufatto lungo 160 metri e costato 25 milioni è contro la legge. «Pizzarotti vorrebbe investire più di 4 milioni di euro in una struttura abusiva che andrebbe invece smontata. La legge vieta di costruire edifici abitabili o commerciali sui torrenti e sui fiumi. E poi il ponte è in parte costruito su un’area demaniale. Invece di denunciare i responsabili di questa opera abusiva e chiedere i danni all’ex sindaco, al costruttore Paolo Pizzarotti (omonimo), al progettista Vittorio Guasti, ex senatore del Pdl ed ex vicesindaco di Parma e ai tecnici comunali, il sindaco vorrebbe investire altri quattrini pubblici per un’opera inutilizzabile».
È un fatto molto curioso che un sindaco espressione di un movimento che ha fatto della difesa dell’ambiente il suo cavallo di battaglia, invece di far smontare una costruzione a forte impatto ambientale e paesaggistico, voglia ora chiedere al futuro consiglio dei ministri un’apposita legge per legalizzare l’opera.
Altro indicatore preoccupante della gestione Pizzarotti-Capelli arriva dalla questione Spip, una società pubblica che ha accumulato debiti per più di 100 milioni di euro, dopo aver acquistato in un oscuro intreccio di società fiduciarie e immobiliari dei terreni agricoli a un prezzo quadruplo rispetto a quelli di mercato. Tra questi, anche i 150mila metri quadri di un podere di Ismaele Conforti, padre di Paolo, allora responsabile «qualità urbana» del comune ed esponente del centrodestra, passati di mano con un incasso principesco di 7,5 milioni di euro.
Le banche, che hanno imprestato i soldi alla Spip senza accertamenti sul vero valore dei terreni ricevuti in garanzia, ora rivogliono indietro i soldi. Ma invece di far fallire la Spip facendo emergere le responsabilità degli amministratori, Pizzarotti-Capelli stanno cercando di salvare la società con un concordato che annullerebbe tutto.
Anche nel caso della società Stt, il pozzo senza fondo di tutte le partecipate del comune di Parma (400 milioni di debiti), Pizzarotti-Capelli hanno agito nel segno della continuità smantellando poco o nulla. Stt dovrà essere venduta «almeno in parte» a partire dal 2015. E nel frattempo per pagare i fornitori il comune ha dato in pegno alle banche le sue preziose quote di Iren. Nessuna novità anche nella macchina comunale. I megadirigenti assunti dalle giunte di centrodestra sono ancora lì, solo in parte «rimansionati».
Atti contrari a norme e regolamenti sono stati fatti anche dalla giunta grillina. È il caso del monumento all’eroe delle Barricate di Parma, Guido Picelli (che nel 1922 sconfisse 10mila fascisti che assediavano la città), dove pur di non sbaraccare una pista abusiva di pattinaggio su ghiaccio, Pizzarotti e il suo assessore Alinovi hanno preferito far «girare» il monumento di 180 gradi, come se fosse un manichino.
Altro disastro, la sbandierata nomina degli assessori e degli amministratori delle società comunali sulla base dei famosi curricula. Laura Ferraris, specialista di arte tessile, ad esempio, è stata scelta come assessore alla cultura nella città di Antelami, Correggio, Parmigianino, di Atanasio Soldati e di Ettore Colla. E quanto al glorioso Teatro Regio – ormai scosso da polemiche quotidiane (anche per nomine a chiamata) e da inchieste per ammanchi di centinaia di migliaia di euro – la città di Giuseppe Verdi, Ildebrando Pizzetti e di Arturo Toscanini qualche settimana fa si è lasciata sfuggire una cospicua e importante serie di cimeli del grande direttore d’orchestra parmigiano, finiti all’Archivio di Stato di Milano per soli 120mila euro. Il sindaco Pizzarotti sembra avere poche idee e molto confuse. Alcuni giorni fa è stato anche contestato, come già avvenne per il suo predecessore Vignali, da una folla urlante di indignados per l’aumento generalizzato delle tasse locali e delle rette degli asili.
Grande insomma è il caos sotto il cielo di Parma. E le 5 stelle di Grillo sembrano non aver portato fortuna alla città, uscita malamente dallo tsunami economico ed etico delle giunte di centro destra di Ubaldi e Vignali. Il teorema di Grillo «anche una casalinga con tre figli potrebbe fare il ministro dell’economia» a Parma assomiglia a un vero e proprio incubo.
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