Quattordici anni che hanno cambiato il volto del Venezuela e dell’America Latina e che stanno influendo sulle relazioni internazionali e nello scontro tra le classi a livello internazionale.
Il Presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), Tibisay Lucena, ha annunciato la vittoria del compagno Nicolas Maduro con il 50,7% dei voti contro il 49% ottenuti da Henrique Capriles, il candidato della destra golpista che per queste elezioni ha adottato da un lato un linguaggio “populista” e dell’altro le provocazioni più o meno aperte contro la democrazia.
Secondo i dati diffusi dal CNE la vittoria di Maduro sarebbe netta, con un vantaggio di circa l’1,7% dei voti, ma questo non è bastato a Capriles che sta invece avviando una nuova e violenta campagna tesa a scatenare la tensione nel paese. A queste minacce avevano già risposto nei giorni scorsi in maniera unanime le massime istituzioni della Repubblica, dal CNE, alla Consulta Costituzionale, ai Vice Presidenti Arreaza e Giordani e un fermo richiamo alla difesa dello Stato dalle ingerenze interne ed esterne era venuto dai Ministri della Difesa e degli Interni. Lo stesso Maduro nei giorni scorsi aveva più volte richiamato l’opposizione a rispettare il voto popolare e la Repubblica parlamentare anche nel caso di una sua vittoria, e di non sottoporre il paese a un clima di esasperazione e violenza.
Nel corso di questi quattordici intensi anni, l’azione del governo bolivariano ha ristabilito l’ordine democratico nel paese, attraverso le riforme del sistema elettorale, dando trasparenza alle istituzioni parlamentari, e soprattutto rivitalizzando la democrazia reale con la partecipazione e il protagonismo di ampi settori popolari dei giovani e delle donne. Questa è la reale risposta del fronte popolare che sostiene il governo del PSUV ed il neo eletto Presidente Nicolas Maduro alle forze del blocco reazionario di Capriles. La destra guidata da una borghesia compradora ha fondato le sue fortune sul patto con le multinazionali e sulla rapina delle ricchezze del paese. Si tratta di un’oligarchia che ha guidato la piramide sociale utilizzando la corruzione della società e la passività delle masse. Un ordine tipico politico comune, fin a pochi anni fa, a molti paesi latino americani, interrotto dalla vittoria del movimento bolivariano che irruppe nella scena politica del paese, così come negli altri paesi rivoluzioni dell’ALBA le forze progressiste e rivoluzionarie, grazie al quale il popolo degli esclusi, degli sfruttati e dei vessati dalle politiche del FMI ha cominciato a riscrivere la storia.
L’azione della rivoluzione bolivariana e del PSUV è stata tenacemente indirizzata a costruire il potere popolare basato sul blocco sociale che fino ad allora era stato marginalizzato, un blocco ampio composto da contadini senza terra, masse urbane proletarie e sottoproletarie, lavoratori, piccoli commercianti, professionisti, tecnici, intellettuali, militari che si rifiutavano di puntare le armi contro il popolo.
La rivoluzione venezuelana non ha mai smesso di combattere il nemico interno e a costruire il socialismo, prova ne è la realizzazione delle missioni che stanziano fondi per la sanità, la costruzione di case e l’istruzione, la nazionalizzazione del settore petrolifero, la promozione del SUCRE e del Banco SUR. Impegni fondamentali che sono invece costantemente contrastati dagli apparati in mano alla destra.
Visti i trascorsi golpisti, le dissennate affermazioni di Capriles e le azioni degli apparati reazionari suonano come inquietanti minacce, tanto più che in questi giorni esercito e servizi di sicurezza hanno sventato tentativi di infiltrazioni terroristiche.
Attacchi netti al processo rivoluzionario in Venezuela e a tutti quelli dell’ALBA, che tragicamente ripropongono la sanguinosa stagione dei golpe, che non si è mai chiusa, finanziati e sostenuti dalle amministrazioni USA. Ricordiamo come negli ultimi quattro anni il governo statunitense, in concerto con l’UE ed il FMI, ha sostenuto diversi tentativi di colpo di Stato, alcuni sventati come in Bolivia e in Ecuador, anche grazie al sostegno di Chavez, altri purtroppo riusciti come in Honduras e Paraguay.
La decisa condanna delle minacciose affermazioni dell’opposizione si è levata unanime da tutto il Sud America e gli organi elettorali venezuelani sono stati nettamente chiari: il Presidente della commissione elettorale dell’UNASUR e il CNE hanno invitato Capriles ha riconoscere la sconfitta, i Presidenti di Argentina, Brasile, Uruguay, Bolivia, Ecuador e delle massime autorità di Cuba hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla chiara vittoria di Maduro.
Maduro ha inequivocabilmente vinto, spetta a lui, al PSUV, a tutti i partiti e movimenti sociali che lo sostengono iniziare fin da subito il lavoro di prosecuzione dell’opera di Chavez e di continuare nella costruzione del Socialismo del e nel XXI Secolo in Venezuela.
Nei prossimi giorni la rivoluzione socialista bolivariana attraverserà una fase importante che dobbiamo sostenere, ci sentiamo chiamati in causa dall’appello all’appoggio rivoluzionario lanciato dal Presidente Maduro, dal PSUV e dal PCV.
Il professor Luciano Vasapollo e la dottoressa Rita Martufi della delegazione della Rete dei Comunisti, stanno continuando in queste ore gli incontri con importanti membri del Governo venezuelano, dai quali emerge chiaramente l’assoluta unità del Governo, del popolo, e delle Forze Armate a difendere la volontà popolare espressa nella chiara vittoria del Presidente Maduro.
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