Tra i trentadue destinatari degli avvisi di garanzia, inviati dalla Procura d’Ariano Irpino, in seguito all’azione di lotta pacifica e non violenta messa in atto il 15 ottobre di due anni fa, finalizzata ad impedire il ritiro d’alcuni pullman giacenti nel piazzale dello stabilimento Irisbus, e a difendere la fabbrica da una criminale dismissione, compaiono anche compagni militanti di Resistenza Operaia e Rifondazione Comunista, tra i quali Rossella Iacobucci all’epoca portavoce provinciale della Federazione della Sinistra. Rossella non è un’operaia, non lavorava in quello stabilimento, è una giovane studentessa, precaria, figlia dell’entroterra meridionale, comunista, che subisce sulla propria pelle le conseguenze di scelte politiche disastrose e la voracità di un sistema economico iniquo. Rossella, pur consapevole di vivere in una Provincia sottoposta ed indifferente, ha deciso di non migrare, non abbassare la testa, non togliere il cappello di fronte ai padroni, di lottare, ha scelto di mettere a disposizione dei senza voce, degli sfruttati la sua cultura, la sua intelligenza, i suoi affetti, il suo tempo. Quel giorno, come i precedenti cento e i successivi,era davanti ai cancelli, insieme agli operai e ai pochi ufitani disposti a difendere il territorio, doveva essere con noi, che partecipammo, a Roma, ad un’oceanica manifestazione nazionale,volle restare per presidiare il territorio, per non lasciare soli gli operai, uomini e donne che ha imparato a conoscere e voler bene, ascoltando le loro storie, guardandoli negli occhi. L’ha vissuta tutta questa vertenza tutt’altro che conclusa, ed è cambiata, è più severa. Affrontare le ipocrisie, le strumentalizzazioni, e i personalismi di chi non si cimenta a vedere oltre il proprio naso, ti logora nel profondo delle viscere.
Il sostituto procuratore d’Ariano Irpino “l’avvisa”, parimenti a 31 operai, di aver concluso le indagini, avviate in seguito alla denuncia presentata dai vertici del gruppo Fiat, che dopo aver lacerato la vita di centinaia di lavoratori e minato il futuro della Valle con una violenza inaudita, pretende di criminalizzare persone perbene sol perchè lottano con dignità e rivendicano il diritto al lavoro. L’obiettivo è dissolvere l’esperienza del Movimento che ha dimostrato a tutto il Paese capacità di lotta e determinazione, colpirne uno per educarne cento.
E’ un paradosso inaccettabile, che dovrebbe provocare indignazione in ogni angolo della Provincia, sollecitare uno sciopero generale, svegliare le coscienze dei tanti in intellettuali, sovente concentrati a controllare il tono di voce per non infastidire i manovratori.
Noi non ci pieghiamo, eravamo presenti e ci saremo fino a quando non finiranno le angherie.
* Federazione Irpina Prc,
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