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Che succede in Campidoglio?

Ieri i movimenti di lotta per la casa sono tornati a manifestare in Campidoglio chiarendo, se mai ce ne fosse stato il bisogno, che non esistono sindaci amici. Come dicevamo a suo tempo, mentre qualcuno gioiva della presunta “liberazione di Roma”, nel nostro piccolo cercavamo di mettere in guardia rispetto alle evidenti continuità politiche ed economiche con le precedenti giunte. Il rozzo tentativo del sindaco di affrontate la questione dell’emergenza abitativa ne è la conferma.

Qualche giorno fa, dietro sparata mediatica del sindaco, la giunta ha approvato nel corso di una notte una delibera che prevede la chiusura dei centri per l’emergenza abitativa (i famigerati residence), a cui dovrebbe seguire un accompagnamento del Comune verso l’autonomia abitativa. In realtà, come hanno smascherato ieri i movimenti, questo non è che l’ennesimo regalo del Comune di Roma ai palazzinari, i veri grandi elettori di ogni sindaco. Infatti, la politica di Marino è quella di spostare le famiglie in graduatoria dai centri di assistenza al mercato degli affitti. L’escamotage del sindaco dovrebbe essere l’ennesimo ritorno al “buono casa”, un contributo all’affitto, a  fondo perduto, che il Comune si impegnerebbe a dare agli affittuari per un periodo determinato di tempo, garantendo così la copertura economica della locazione. Se non fosse che qualcuno – dalle nostre parti – in campagna elettorale ci è pure cascato, ci sarebbe da prenderla a ridere.

Solo una giunta in cui governa l’ignoranza – o la malafede – può pensare di risolvere il problema della casa con uno degli strumenti che quell’emergenza l’ha creata. Infatti, gran parte delle famiglie in emergenza abitativa sono rinchiuse nei centri di assistenza proprio perché vennero ingannate dalla favola del buono casa, toppa che sarebbe dovuta andare a coprire l’abolizione dell’equocanone, e che invece si rivelò peggiore del buco. Dopo qualche mese di mancia elargita a fondo perduto, il Comune, per sempiterne esigenze di bilancio, abolì il contributo all’affitto, e la gente che stava in affitto andò incontro allo sgombero per morosità. Oggi tutto questo si ripete, in apparenza. La realtà, invece, è addirittura peggiore di quella descritta fino ad ora.

La nuova giunta comunale di centrosinistra, con soldi pubblici e a fondo perduto, vorrebbe costringere le famiglie in assistenza ad andare nuovamente in affitto nel mercato impazzito gestito dai palazzinari. Consentendo così ai veri padroni di Roma di occupare quelle migliaia di case lasciate sfitte dalla crisi economica, che impedisce a decine di migliaia di famiglie a Roma di pagare un affitto privato. Insomma, l’accordo è smascherato completamente: c’è una crisi del mercato degli affitti, e i palazzinari cercano di uscirne col contributo pubblico (modello Fiat). Non potendo affittare ai prezzi esorbitanti imposti da loro stessi in questi anni, il prezzo di quegli affitti rimarrà uguale, ma una parte verrà pagato direttamente dal Comune. La restante parte, cioè in media altri 700 euro, sarà a carico delle famiglie, che  però stanno in assistenza alloggiativa proprio perché non avevano quei soldi per pagare l’affitto.

La chiusura dei centri di assistenza alloggiativa è sempre stata una battaglia storica dei movimenti per la casa. Ma la chiusura deve avvenire con un passaggio da residence a casa popolare, non da residence a casa privata, perché è proprio quel mercato privato degli affitti che ha creato l’attuale emergenza abitativa. Purtroppo, però, nessuno della giunta, e tantomeno Marino, si sogna di mettere su un piano di edilizia residenziale pubblica, visto  che unicamente questa sarebbe la politica che toglierebbe potere ai costruttori, consentendo al denaro pubblico di creare un circolo virtuoso che consentirebbe al Comune di risparmiare e  alla città di risolvere la sua decennale emergenza sociale. Ma questo significherebbe scontentare i grandi elettori del sindaco, e questo, come sappiamo bene, non si può fare.   

Da http://www.militant-blog.org

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