Ieri in Grecia si è verificato un fatto politico importante le cui ripercussioni si vedranno in tutto il continente. Per la prima volta un partito di sinistra dichiaratamente in opposizione all’austerity ha vinto le elezioni in un paese europeo e potrà quindi governare, seppure in alleanza con una forza di destra. E’ molto positivo anche il fatto che, pur essendo stato l’elettorato greco polarizzato dallo scontro tra Syriza e Nuova Democrazia, il Partito Comunista di Grecia abbia aumentato la sua base di consenso e la sua forza parlamentare, a dimostrazione che l’organizzazione sociale e di classe giocano un ruolo fondamentale.
La vittoria di Syriza evidenzia che dopo anni di imposizioni e diktat improntati ai sacrifici, ai tagli, ai licenziamenti di massa e al commissariamento dei singoli paesi da parte della Troika i popoli reagiscono e si orientano verso quelle forze politiche che, da una prospettive di sinistra, contrastano l’austerity e i meccanismi di massacro sociale. La vittoria di Syriza dimostra che un’inversione di tendenza è possibile e potrebbe fare da apripista ad un’affermazione di partiti di sinistra antiausterity anche in altri paesi europei, innanzitutto la Spagna e l’Irlanda (dove Podemos e Sinn Fein guidano i sondaggi) ma non solo.
Di fronte alla vittoria di Syriza in Grecia l’establishment politico ed economico dell’Unione Europea sta reagendo sulla base di due strategie. Da una parte i capi delle istituzioni continentali e internazionali – Bce, Commissione Europea, Fmi – minacciano e avvertono Atene che se violerà patti e trattati verrà punita e ne subirà le conseguenze.
Dall’altra alcuni ambienti comunitari hanno cominciato a blandire Syriza, in particolare mettendo in evidenza che la vittoria di Tsipras – di cui si evidenzia la svolta moderata e responsabile – non solo non costituisce un ‘pericolo’ per l’UE ma addirittura potrebbe rappresentare un’opportunità per rilanciare la coesione continentale. Sono soprattutto i partiti dell’Internazionale Socialista – in particolare i francesi del Ps e gli italiani del Pd – ad aver diffuso in queste ore dichiarazioni esultanti rispetto ai risultati elettorali greci, come se a vincere fosse stato il Pasok e non invece una formazione politica che i socialisti greci li ha contrastati nelle istituzioni e nelle piazze.
A parte gli evidenti aspetti di strumentalizzazione e opportunismo ai quali i partiti liberali e socialisti ci hanno in questi anni abituato, è evidente che l’accesso di Syriza al governo di Atene concede una nuova opportunità di rafforzarsi ad alcune forze politiche e ad alcuni governi che fanno parte del nucleo duro dell’Unione Europea – che non si sognano affatto di contestare – nel loro scontro con la Germania e gli altri paesi rigoristi. E’ evidente che Francia e Italia – nelle loro versioni di centrosinistra ma non necessariamente – considerano Tsipras un possibile alleato nello scontro in atto con Berlino, a condizione naturalmente che Syriza una volta avuto accesso al governo abbandoni ogni ambizione di cambiamento radicale per entrare in un gioco tutto interno all’establishment.
In questo quadro ciò che rappresenta un fatto politico positivo – la vittoria di Syriza – rischia, in mancanza di una strategia chiara e di una politica di organizzazione popolare e di alleanze sociali che vada oltre il mero aspetto istituzionale, di essere riassorbito e cooptato all’interno di queste logiche che nulla di buono produrranno per il popolo greco e per quelli del continente. L’annuncio del varo del nuovo governo con un partito di destra, seppure antiausterity, mette ancora più in evidenza questo rischio ed il fallimento del governo di Syriza in Grecia avrebbe effetti disastrosi e potrebbe aprire la strada al dilagare dell’estrema destra populista o apertamente neonazista.
Auspichiamo quindi che Syriza tenga la barra dritta e sia capace di rispondere con fermezza e lucidità alle trappole e alle provocazioni provenienti dai poteri forti e dalle oligarchie europee, e di resistere ai richiami alla moderazione e alla responsabilità che verranno anche dal suo interno oltre che da diversi settori delle classi dominanti elleniche.
Sono evidenti allo stato sia le potenzialità che l’affermazione di un partito di sinistra comporta sia le contraddizioni e le ambiguità di un progetto politico che, pur ponendosi in contrapposizione con l’austerity e le imposizioni della troika, non mette apertamente in discussione un’architettura politica, economica e istituzionale, quella dell’Unione Europea, che è per sua natura autoritaria, antidemocratica e, a nostro avviso, irriformabile. Che l’austerity possa essere cancellata senza rompere con i meccanismi che l’hanno fin qui prodotta, imposta e gestita contro la volontà dei popoli e dei lavoratori è tutto da vedere.
Per quanto ci riguarda continuiamo a ritenere che l’unica strategia possibile per interrompere il massacro sociale e l’involuzione autoritaria in atto a livello europeo in conseguenza dell’approfondimento della crisi e del processo di rafforzamento del polo imperialista europeo, sia quello della rottura di questo meccanismo e della creazione di una alleanza e di un’area euro mediterranea basata sulla solidarietà e l’eguaglianza. La Grecia, se la sinistra ellenica non tradirà le aspettative del suo popolo e di quelli del resto dei Pigs, potrà svolgere un ruolo importantissimo in questa battaglia quanto mai urgente e necessaria.
26 Gennaio 2015 Rete dei Comunisti
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