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Roma e Milano: due piazze dello stesso conflitto

Sabato 28 febbraio si terranno due importanti manifestazioni a Milano e Roma, rispettivamente contro i provvedimenti in materia economica e sociale del governo Renzi, e contro la presenza a Roma della Lega Nord di Salvini che, in combutta con i neo-fascisti prova a sdoganarsi grazie ad un diffuso e complice sostegno mediatico, come forza d’opposizione nazionale.

Due piazze radicalmente antagoniste quelle di Roma e Milano, con al centro i protagonisti del conflitto sociale e di classe alle prese con tematiche riconducibili ad un identico proposito: lo svilimento della capacità di resistenza, sia sul versante sociale che sul versante politico, delle classi subalterne alle imposizioni della troika.

La incessante richiesta di attuazione delle ”riforme strutturali”, leggasi predominio assoluto dell’impresa nella gestione della forza-lavoro, inveratesi con i decreti attuativi del Jobs Act , la fine di ogni effettiva residua tutela in tema di licenziamenti, nonché gli accordi sottoscritti con i sindacati complici in tema di rappresentanza volti ad espungere il conflitto dai luoghi di lavoro, certificano in modo drammatico lo stato dei rapporti tra le classi e gli esiti disastrosi per il mondo del lavoro salariato e precario “della lotta di classe dall’alto” condotta con ostinata protervia dal governo Renzi in totale sintonia con i diktat di Bruxelles.

La piena assunzione da parte dei promotori della manifestazione di Milano di questi temi non solo costituisce una risposta alla preoccupante gravità dei provvedimenti adottati, ma indicano la rottura verticale tra gli interessi sociali scaraventati al di fuori del quadro di mediazioni, anche concertative, e riproposti sul piano dei rapporti di forza generali.

A seguire, la vicenda dell’Expo compone in maniera esemplare il quadro degli interessi dominanti a cui va subordinato il contesto sociale, interessi finanziari/speculativi che a partire dall’esproprio di centinaia di ettari di terreno sottratti alle attività agricole, dalla cementificazione del territorio, dalla realizzazione di opere complementari pressochè inutili, dallo sfruttamento di migliaia di “lavoratori volontari” chiamati a prestazioni lavorative gratuite, definiscono un modello di città esclusivamente funzionale ai processi di valorizzazione del capitale, con benefici assolutamente marginali alla città reale.

Un modello di messa a profitto del territorio che vede all’opera comitati d’affari clientelari-affaristici non esenti, al pari di quanto emerso a Roma nell’inchiesta mafia-capitale e con analoghe modalità gestionali, da infiltrazioni mafiose.

In questo quadro la Lega Nord, alla guida della Regione Lombardia e con un ruolo di punta nella gestione dell’affare Expo, tenta “la calata” a Roma. La stessa Lega coinvolta nei governi di centro-destra e attiva sostenitrice delle politiche di privatizzazione neo-liberiste e di sostegno alla piccola e media borghesia imprenditoriale del Nord, asse portante del suo consenso elettorale, per cui vagheggiava un ruolo autonomo della “Padania” nell’ambito della costruzione europea, da conseguirsi attraverso una, in realtà, solo evocata secessione. Un progetto che non ha tenuto conto della forza distruttrice di capacità produttiva della crisi, abbattutasi con virulenza proprio sul suo principale referente sociale e aggravata dal ruolo di oggettivo competitore con il capitale del Nord Europa di cui è stata vittima predestinata con lo strangolamento creditizio messo in opera da banche e pubblica amministrazione. Il passaggio dal localismo padano al nazionalismo attraverso il tentativo di ricomporre la rappresentanza sul piano nazionale della componente della borghesia marginalizzata dal processo di costruzione europea, costruendo alleanze con reazionari di vario genere dalla Meloni ai fascisti del terzo millennio, è la cifra del progetto leghista.

La portata del disegno leghista è stato ampiamente analizzato dai promotori della contro-manifestazione del 28 Febbraio a Roma, la costituzione di un blocco reazionario di massa con forti venature razziste e fasciste è un pericolo serio che insidia direttamente i settori popolari e di classe duramente segnati da una profonda crisi di sistema.

La torsione razzista e xenofoba degli effetti della crisi istigata da settori della destra nei quartieri periferici contro la forza-lavoro immigrata, strumentalmente indicata come la causa dello scadimento delle condizioni di vita; unitamente alla propaganda anti Bruxelles e antieuro, proposte in chiave nazionalista e xenofova, un allargamento su scala nazionale dello slogan “padroni in casa nostra”, rischiano di costituire il volano dell’insediamento sociale della destra. In questo senso, il nostro blocco sociale di riferimento appare ancora, per ragioni che qui non menzioniamo, molto più sensibile al vento di Parigi che a quello di Atene. Ed è questa malefica influenza che va spezzata sia sul piano di una alternativa generale (la rottura dell’Unione Europea e dell’Eurozona) sia sul piano di una piattaforma e coalizione comune anticapitalista per chi agisce nel territorio come nel mondo del lavoro.

La comprensione del nuovo dato politico rappresentato dal progetto della neo-destra, al di la della sua effettiva realizzazione, è la posta in gioco della manifestazione di Roma, da cui è importante attendersi non solo una riconferma della capacità di risposta antifascista e antirazzista della città ma anche il consolidamento, ben oltre il 28 febbraio, dei processi politici di costruzione unitaria della rappresentanza sociale e politica.

Il combinato disposto delle mobilitazioni di Milano e Roma evidenziano le potenzialità del conflitto di classe nel nostro paese e le possibilità del processo di ricomposizione del nostro blocco sociale, ma ne denunciano anche le inadeguatezze rispetto alla dimensione dell’attacco messo in campo dall’avversario di classe, sia sotto le spoglie governative che dell’opposizione fascio-leghista.

Le dinamiche del conflitto sono spesso imprevedibili dotarci di una capacità organizzativa di recezione e coordinamento e qualora possibile di pianificazione, sia locale che nazionale, è in questa fase un obiettivo minimo imprescindibile per chi intende muoversi sul terreno della rappresentanza sociale e politica altrimenti abbandonata alla deriva reazionaria.

L’assunzione piena della complementarità delle due piazze di Roma e Milano e l’impegno a fare del 28 Febbraio una giornata di mobilitazione unitaria è alla base della decisione di Ross@ di adesione alle due manifestazioni con l’unico criterio di partecipazione per i propri militanti della vicinanza geografica.

 * Ross@ Roma

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