Quella di sabato è stata una giornata importante alla cui riuscita i militanti e le militanti della Rete dei Comunisti hanno contribuito non solo con la partecipazione alle due manifestazioni ma anche con iniziative di preparazione nelle settimane che le hanno precedute.
Mentre decine di migliaia di antifascisti dimostravano che Salvini e i fascisti nella capitale non sono bene accetti, a Milano il sindacalismo di classe gridava il suo no alla strage di diritti sancita dal Jobs Act, alla ulteriore precarizzazione del rapporto del lavoro, allo sfruttamento selvaggio, al lavoro precario e addirittura gratuito targati Expo, alla speculazione che divora i territori e aumenta l’esclusione sociale.
Due piazze ma una sola lotta. A Milano contro un governo come quello Renzi che distrugge i diritti dei lavoratori e dichiara la guerra contro le classi popolari applicando i diktat dell’Unione Europea, limitando fortemente la democrazia e l’agibilità dei sindacati conflittuali nei luoghi di lavoro, sdoganando i licenziamenti collettivi, negando il diritto alla casa e al reddito e alimentando il razzismo per evitare che la rabbia popolare si rivolga contro i responsabili di un attacco alle condizioni popolari senza precedenti. A Roma contro una falsa alternativa a Renzi e al sistema di potere Pd rappresentata da una Lega che si vorrebbe svincolare dalla dimensione localista per proporsi insieme ai fascisti come punto di riferimento nazionale della protesta, del malcontento popolare nei confronti delle politiche dell’Unione Europea. Peccato che il partito di Salvini abbia votato praticamente tutte le misure di austerity, i tagli e i trattati capestro imposti da Bruxelles, e che dove e quando governa non si discosti mai di un centimetro dal recinto imposto da quei poteri sovranazionali di cui pure afferma di essere nemica.
Le due manifestazioni di ieri hanno smascherato il gioco delle parti in atto tra il sistema Pd e il polo politico che la Lega sta costruendo insieme ad organizzazioni apertamente neofasciste (gravissimo il fatto che il numero due di Casapound abbia parlato dal palco di piazza del Popolo). Se Salvini e i suoi si appoggiano all’egemonia del Pd per legittimarsi come punti di riferimento della destra ormai divisa e orfana di Berlusconi, dall’altra parte il partito di Matteo Renzi negli ultimi mesi non ha fatto altro che tenere banco alla Lega, di fatto proponendola come proprio contraltare nel centrodestra. Il Pd ha bisogno di un nemico da indicare alla propria base elettorale e sociale, alla quale chiede di votare Renzi o chi per lui anche se ‘turandosi il naso’ per impedire l’affermazione del nuovo ‘uomo nero’ che ha sostituito Berlusconi come spauracchio nello strumentale discorso politico del centrosinistra.
Un’operazione, lo abbiamo denunciato più volte, irresponsabile, che contribuisce a costruire un blocco politico di destra e con pulsioni violente e autoritarie, con un relativo insediamento organizzativo e popolare finora nel nord del paese ma che potrebbe allargarsi ad altre regioni e che si sta ormai saldando con le organizzazioni più estreme del neofascismo che in cambio dello sdoganamento si propongono come mazzieri della Lega in versione nazionale e nazionalista. Nonostante la complicità di alcuni media, la marcetta di Salvini su Roma si è dimostrata un evidente flop dal punto di vista numerico, con una partecipazione al comizio di Piazza del Popolo assai inferiore alle aspettative degli organizzatori, ma il segnale dato ieri non va assolutamente sottovalutato, anche se è necessario non cadere nella trappola del “meno peggio” proposta dal Pd e dal suo sistema di propaganda e mediatico come diga all’avanzare di una destra di massa apertamente xenofoba e autoritaria.
Al fascismo, e la grande manifestazione di ieri lo ha dimostrato, occorre rispondere con una mobilitazione capillare che valorizzi l’alternativa al sistema in quanto tale e lavori, nei territori, nei posti di lavoro, nei luoghi di studio, per la rottura della gabbia rappresentata dall’Unione Europea. Una Unione Europea che impone governi illegittimi e ‘ladri di diritti’ e che dall’altra parte tollera e sostiene le false alternative rappresentate da movimenti di destra formalmente euroscettici ma nella sostanza del tutto compatibili con i diktat della troika e gli interessi dei poteri forti continentali. La via è quella della mobilitazione di ieri a Roma – una manifestazione grande, popolare, determinata – e di Milano, dove per l’ennesima volta è stato il sindacalismo di classe, ed in particolare l’Unione Sindacale di Base su iniziativa del Forum Diritti Lavoro, ad assumersi la responsabilità di denunciare gli interessi padronali e le strategie governative con un battagliero corteo di lavoratori, precari, migranti e inquilini, laddove il sindacalismo confederale e complice affoga sempre più nel proprio collateralismo nei confronti del governo e del padronato. Una iniziativa doverosa quella di Milano che ha indicato come controparti non solo il governo Renzi ma anche la pretesa della Lega e delle destre xenofobe e liberiste di rappresentare il crescente disagio dei lavoratori.
A Roma e Milano ieri si è respirata una voglia di conflitto e resistenza che non è proprio il caso di lasciar cadere nel vuoto.
Rete dei Comunisti
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