Venerdì 10 aprile si è tenuto a Pisa il primo di una serie d’incontri che la Rete dei Comunisti sta promuovendo in varie città, al fine di ravvivare il dibattito e la mobilitazione contro i focolai di guerra che circondano il continente
europeo e ben più in là, come dimostra l’escalation in atto in Yemen di questi giorni, a causa dell’aggressività di quello che abbiamo definito “polo islamico”, soggetto politico/militare a leadership saudita che agisce da tempo nell’area mediorientale ed asiatica.
Svoltosi presso la nuova sede della RdC di Via sant’Andrea, il dibattito è stato caratterizzato dalla presenza di John Catalinotto, Caporedattore del giornale statunitense Workers World dal 1982, co-fondatore dell’International Action Center, l’organizzazione di Ramsey Clark che negli USA ha dato impulso alle manifestazioni nazionali contro la guerra.
Insieme con lui hanno preso la parola e si sono confrontati Manlio Dinucci, saggista e giornalista de Il Manifesto, Giovanni Bruno del PRC pisano e Valter Lorenzi della Rete dei Comunisti.
Dopo una breve presentazione sui temi dell’incontro, che ha evidenziato come la pace in Europa non sia più un dato scontato, a causa delle minacce del polo imperialista europeo e di un’instabilità generale determinata dall’indebolimento strategico del “dominus” statunitense a livello mondiale, l’intervento di Catalinotto ha immerso la folta platea accorsa ad ascoltarlo nella dimensione politica, sociale e culturale del suo immenso paese, attraversato da lotte ignote alla maggioranza dell’opinione pubblica mondiale, a causa della scientifica opera di nascondimento massmediatica. Dalla riflessione del militante statunitense, è emerso come la questione razziale, che si compenetra strettamente con quella di classe, continui a determinare parte importante del conflitto in atto negli Stati Uniti, soprattutto in questi ultimi tempi, a causa della serie impressionante di omicidi perpetrati dalla polizia bianca contro giovani e cittadini neri. Catalinotto ci ha parlato di un movimento di massa enorme contro questa serie di omicidi, all’interno del quale si muove una nuova generazione di militanti, scesi recentemente in piazza in oltre 100 città con manifestazioni, scontri di strada, presidi e altre forme di resistenza contro un razzismo mai sopito nella società statunitense, che evidenzia il fallimento dell’amministrazione democratica, proprio nell’era Obama, primo Presidente nero nella storia degli Stai Uniti.
Altro elemento sul quale lo storico militante statunitense si è soffermato è il movimento ambientalista, che recentemente si è sviluppato nella battaglia contro il metodo di “fracking” (fratturazione idraulica), tecnica per estrarre gas naturale da sorgenti non convenzionali, come le rocce di scisto o i depositi profondi di carbone. Negli USA questa tecnica estrattiva si è ampiamente sviluppata negli ultimi anni, generando un crescente movimento di opposizione.
Catalinotto ha chiarito l’obiettivo del Workers Party, partito in cui milita: ricomporre il fronte di classe unendo le lotte civili e ambientali sui più generali temi dell’immanente scontro di classe, che anche negli USA assume sempre più i connotati di vera e propria guerra sociale contro le classi lavoratrici.
Entrando più nel merito delle vicende internazionali, Catalinotto ha poi evidenziato il ruolo che l’imperialismo a stelle e strisce continua a svolgere a livello mondiale, soprattutto attraverso la NATO, alleanza usata come strumento di pressione e ricatto contro gli alleati/competitori europei nei vari scacchieri di guerra, indicando come elemento centrale della lotta comune il rilancio della battaglia contro un’alleanza militare retaggio della guerra fredda, mantenuta in vita solo a fini egemonici, nei nuovi scenari determinatisi dall’89 sino ad oggi.
Nella parte finale del suo intervento, Catalinotto ha evidenziato una comunanza di vedute sull’analisi del polo imperialista europeo, soprattutto nelle sue politiche interne contro i paesi dell’Europa meridionale, terminando con un appello a unire le forze contro le nuove tendenze alla guerra in atto.
Giovanni Bruno, esponente del PRC pisano, nell’incipit del suo intervento ha evidenziato la vera e propria guerra interna in atto in Europa e in Italia contro il mondo del lavoro e le classi sociali più deboli, che vede i lavoratori immigrati assumere il ruolo di “esercito industriale di riserva”, utilizzati ad arte ai fini della massimizzazione dello sfruttamento della forza lavoro complessiva, ma anche per dividere la classe stessa, attraverso campagne xenofobe e razziste orchestrate a tal fine. Bruno ha poi evidenziato l’involuzione autoritaria in atto in Europa, portando ad esempio le dichiarazioni della banca d’affari statunitense Jp Morgan, che in un documento ufficiale ha evidenziato come limite strutturale delle economie dell’Europa meridionale “le Costituzioni adottate in seguito alla caduta del fascismo, a causa della forte influenza delle idee socialiste in esse contenute, che le rendono inadatte – a detta di questi pescecani della finanza – all’integrazione economica”. Parlando del polo imperialista europeo, Bruno ha evidenziato il rapporto stretto dell’UE con l’imperialismo statunitense e l’interazione militare all’interno della NATO, rapporto e interazione che determina una comunanza d’interessi e obiettivi tali da non rendere autonomo il progetto d’integrazione europeo. Infine, l’esponente del PRC ha sollecitato la ripresa della battaglia antimilitarista, indicando la campagna No Guerra No NATO come ambito possibile di ricomposizione a livello nazionale.
Nell’intervento conclusivo di Valter Lorenzi per la Rete dei Comunisti, sono stati evidenziati gli elementi essenziali che sorreggono le tesi sul polo imperialista europeo e le analisi che ci fanno parlare di nuove tendenze alla guerra, fenomeni prodotti dalla crisi sistemica del capitalismo, che ha imposto alle borghesie europee un processo d’integrazione (attraverso l’Unione Europea e la sua moneta, l’euro) adatto a sostenere l’attuale, durissima competizione internazionale.
Gli esempi riportati per suffragare la tesi della competizione interimperialista in atto, soprattutto tra UE e USA, sono stati diversi, a partire dalle fortissime tensioni interne alla NATO. Il conflitto più paradigmatico all’interno dell’alleanza atlantica è stato quello in Georgia nel 2008 nel quale è emersa chiaramente la divaricazione tra gli USA – disponibili a ricorrere all’art.5 della Nato per farla intervenire militarmente al fianco della Georgia – e Germania, Francia e Italia che hanno negato tale misura per evitare un conflitto diretto con la Russia. Che dire poi dello scontro in atto tra diplomazie europee e statunitensi in Ucraina?
A livello economico, la guerra tra le monete è apparentemente meno “esplosiva” di quella guerreggiata, ma evidenzia ancor di più il potente scontro d’interessi in atto. In questo caso l’esempio utilizzato nell’intervento è stato quello della costituzione dell’AIIB, la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture, un’iniziativa prevalentemente della Cina, per il 75% delle azioni asiatiche e per il restante 25% di altri continenti. All’AIIB hanno aderito Brasile, Russia, India, Australia, Corea del Sud, Arabia Saudita, Francia, Germania, Italia, Austria, Svizzera, Lussemburgo, Danimarca, Olanda, Spagna e Gran Bretagna. Un progetto evidentemente antagonista alla Banca Mondiale statunitense e all’Asian Development Bank, di influenza nordamericana oltreché giapponese.
L’intervento del compagno della RdC di Pisa si è concluso sul tema della rottura dell’Unione Europea, polo imperialista in costruzione che nel suo incedere produce guerra e fascismo, contro il quale è necessario scagliare tutte le forze attualmente a nostra disposizione, a partire dall’opposizione organizzata contro qualsiasi interventismo militare. In questo senso, la sollecitazione contro la NATO e per la ricostruzione di un forte e determinato movimento contro la guerra nel paese rientra a pieno negli obiettivi della campagna “Guerra alla guerra”.
Rete dei Comunisti – Pisa (Via Sant’Andrea 31)
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