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Il Fatto Quotidiano, i luoghi comuni e la tv spazzatura

Ogni tanto faccio l’errore di leggere roba come il fatto quotidiano e questo in genere si traduce in indicibili travasi di bile. Stamattina mi e’ toccato questo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/21/migranti-living-in-britain/1794309/

Un articolo sulla Gran Bretagna basato sui pregiudizi e le banalità assorbiti da un programma di tv spazzatura: uno di quelli che in UK stanno proliferando da un po’ al solo scopo di stigmatizzare chi per qualsiasi ragione non lavora e percepisce una qualche forma di sussidio. In pratica questa Antonia Di Lorenzo dice che i britannici non hanno voglia di lavorare e vivono benissimo grazie ai sussidi, mentre i volenterosi giovani italiani vanno a fare i lavoretti che gli inglesi sdentati possono evitare grazie alla generosità del welfare.
Non bastavano i pregiudizi di casa nostra, ci andiamo a puppare anche un po’ di quelli altrui. La tipa ha visto un paio di episodi di benefit street e ha capito al volo come funziona la Gran Bretagna. Veramente molto brava.
Vedi, cara Antonia, la roba che ti mostra la tv spazzatura inglese non è rappresentativa di un bel niente: ore e ore di trasmissione basate su casi estremi pescati ad arte, totalmente marginali, che non dicono assolutamente nulla sullo stato del welfare britannico, servono 
soltanto a legittimare la politica di tagli del governo fomentando l’odio verso queste fantomatiche orde di “parassiti” che camperebbero di benefit. Questo nella società più polarizzata e diseguale d’Europa, dove la povertà infantile ha ricominciato a crescere dopo
i miglioramenti degli anni 90 e l’indice di Gini è il più alto dell’Occidente, secondo solo a quello degli Stati Uniti. Perché non leggere un po’ di stampa vera, ogni tanto, invece di imbottirsi di tv spazzatura? Dai un’occhiata a questo magari, è proprio di oggi
http://www.theguardian.com/society/2015/jun/20/child-poverty-rise-uk-halts-progress-charities-claim.

La realtà dei fatti ovviamente è molto diversa da quella raccontata in questi programmi. Gli out-of-work benefit, quelli su cui insistono queste trasmissioni spazzatura sono in calo costante da anni, e anzi si calcola addirittura che la quantità di benefit NON riscossa, ovvero quella a cui le persone avrebbero diritto ma che neanche richiedono, superi di vari ordini di grandezza i benefit che vengono riscossi senza averne diritto, in maniera fraudolenta.
Quello che, semmai, è in aumento sono i tax credit, ovvero i sussidi che lo stato paga a chi lavora ma guadagna troppo poco (eh si, in Gran Bretagna esiste anche questo). Quelli sono esplosi negli ultimi anni e a beneficiarne sono anche moltissimi immigrati dall’Unione Europea che fanno i lavoretti del cazzo che piacciono tanto a Antonia. Sarebbe molto interessante un programma su chi a lavorare ci va e si fa pure il mazzo tanto, ma guadagna talmente poco da avere bisogno del sussidio, ma stranamente non esiste. L’esplosione degli in-work benefits è il segno più tangibile della stagnazione dei salari in GB perché, all’atto pratico, i tax credit non sono altro che sovvenzioni statali ai datori di lavoro perché possano continuare a pagare salari bassi. 
Questo è il vero problema e al dato dei tax credit agli stranieri si è appigliato Farage alle ultime elezioni per mostrare quanto realmente costino gli immigrati alla Gran Bretagna. Ma ovviamente il problema non sono i benefit che vengono riscossi, ma i salari che non crescono e di questo gli immigrati certo non hanno colpa.
Invece di stare a casa col sussidio di disoccupazione lo sdentato potrebbe andare a riempire gli scaffali di ALDI al posto di un polacco. In questo modo lui, invece della disoccupazione, prenderebbe il tax credit e il polacco dovrebbe cercarsi un altro “lavoretto” o tornarsene in Polonia come vorrebbe Farage. Un inglese in più e un polacco in meno farebbero un lavoro di merda, lo stato pagherebbe più o meno gli stessi soldi in benefit, e i profitti da record di ALDI sarebbero invariati. Capito qual è la questione, Antonia?

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