Sono stato tanti anni nella FIOM, ho vissuto momenti esaltanti, ma anche dure contrapposizioni che a volte sono sfociate in atti di autoritarismo. Ma mai il Comitato Centrale della FIOM aveva deliberato contro operaie e operai in carne ed ossa. Ora è avvenuto.
Maurizio Landini ha fatto votare alla sua grande maggioranza la messa al bando dei delegati che lottano in Fiat contro l’autoritarismo e le dure condizioni di lavoro imposte da Marchionne. Questi delegati e militanti della FIOM rischiano ogni giorno provvedimenti disciplinari perché organizzano proteste contro i turni di lavoro e i ritmi massacranti. E naturalmente lo fanno assieme a tutti quei militanti sindacali di altre organizzazioni disposte a lottare. Non possono mica farlo assieme a coloro che stanno con la Fiat.
Tra questi militanti FIOM condannati da Landini ci sono Antonio Lamorte e Marco Pignatelli. Sono due dei tre delegati FIOM , il terzo era Giovanni Barozzino ora senatore di SEL, che la Fiat Sata di Melfi licenziò nell’estate del 2010. Avevano organizzato un sciopero di notte sulle linee di montaggio, per le gravissime condizioni di salute e sicurezza cui erano sottoposti gli operai.
Furono licenziati in tronco e allora salirono sulla porta antica di Melfi per protesta. Là sotto si formò una assemblea permanente di centinaia di operai che solidarizzavano con loro. A quel presidio partecipò tutto il gruppo dirigente di una Fiom molto diversa da quella di oggi e Landini, appena eletto segretario, espresse il sostegno di tutti. Poi il tribunale, grazie all’art 18 ancora in pieno vigore, annullò i licenziamenti.
Ora è il Comitato Centrale della FIOM che dichiara che quei due operai non rappresentano l’organizzazione. La Fiat ha via libera. Nello stesso giorno in cui in cui il Comitato Centrale cacciava questi operai, sul Corriere della Sera compariva un articolo che raccontava di un convegno ove il segretario della FIOM avrebbe fatto l’elogio di Marchionne. Mi pare che questo atto del Comitato Centrale sia più di un elogio, sia una resa alla Fiat fatta nel più infame dei modi, espellendo dall’organizzazione chi continua a lottare nei reparti di produzione.
Il trasformismo politico e sindacale italiano ci ha abituato a molte giravolte dei leader, ma permettetemi di esprimere un particolare disgusto per questo atto che colpisce persone per bene, limpide e coraggiose, che si sono sacrificate per i diritti dei loro compagni di lavoro. Questa del 7 marzo è una grave macchia per la FIOM e una vergogna particolare per Maurizio Landini e per tutto il suo gruppo dirigente.
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