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Operaia Fiat suicida alla fine della cassa integrazione

Mentre tutti si fanno drogare allegramente dallo spettacolo elettorale, in Italia si muore di mancanza di lavoro, di senso, di collettività.

Ad Acerra una donna di 47 anni, Maria Baratto, operaia in cassa integrazione del reparto logistico Fiat a Nola (più famoso come “reparto confino” cui erano stati destinati alcuni degli operai più combattivi di Pomigliano, prima ancora che Marchionne si inventasse il nuovo “modello”), si è uccisa nella propria abitazione martedì scorso, ma il cadavere è stato ritrovato solo quattro giorni dopo.
L'operaia era da circa sei anni in cig, in scadenza definitiva il 13 luglio prossimo. Era separata dal marito e viveva da sola.
Il 2 agosto 2011 aveva scritto sul sito del Comitato delle mogli operai Pomigliano D'Arco: "Non si può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti". In quel momento, infatti, faceva molto discutere il tentativo di suicidio di un altro operaio di Pomigliano D'Arco, che aveva tentato di togliersi la vita ferendosi più volte con un coltello.

"L'intero quadro politico-istituzionale – scriveva – che da sinistra a destra ha coperto le insane politiche della Fiat, è corresponsabile di questi morti insieme alle centrali confederali". Marchionne era esplicitamente accusato di "fare profitti letteralmente sulla pelle dei lavoratori che sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine ed a un futuro di disoccupazione".
"Il tentato suicidio di oggi di Carmine P., cui auguriamo di tutto cuore di farcela, il suicidio di Agostino Bova (ex operaio di Termini Imerese) dei giorni scorsi, che dopo aver avuto la lettera di licenziamento dalla Fiat per futili motivi è impazzito dalla disperazione ammazzando la moglie e tentando di ammazzare la figlia prima di togliersi la vita, sono solo la punta iceberg della barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori. Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell'occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l'intera società".

Lo scorso febbraio si è suicidato un altro operaio del reparto logistico fantasma di Nola.

Non basta sapere cosa sta accadendo e perché per trovare la forza di continuare a vivere e lottare. Serve essere parte di una vita collettiva, di essere riconosciuti come parte attiva, integrante, positiva. Serve non restare mai soli. Anche questo è un crimine da mettere in conto a Marchionne e ai tanti che ne magnificano il “modello”.

 

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