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Brexit, e adesso?

Il senso più profondo della vittoria della Brexit riguarda il fatto che il terrorismo politico mediatico non riesce più a condizionare la rabbia popolare contro quell’istituzione profondamente antidemocratica che è la UE: una struttura burocratica non eletta, strumento di dominio del capitale globale e delle élite ordoliberiste.
Era già successo con il referendum greco, ma Tsipras non ha avuto le palle di rispettare la volontà del proprio popolo di riconquistare la sovranità sul proprio destino.
Oggi succede in Uk, purtroppo grazie a un movimento egemonizzato dalle destre, a causa dell’ottusità di una sinistra (inglese ed europea, riformista e radicale, con pochissime eccezioni) che si ostina a vedere nell’Europa una garanzia di pace!? (e la guerra in Ucraina? e l’accordo con la Turchia fascista per deportare i migranti? e i muri eretti dai membri fascistoidi della Ue? e il TTIP? e le feroci politiche antioperaie e antisindacali? e lo smantellamento del welfare? Bisogna essere idioti per vedere in tutto ciò degli “errori di rotta” correggibili dall’interno con adeguate riforme.
E bisogna essere irresponsabili per consegnare alle destre il monopolio della rivolta contro la tecnocrazia europea. Agitare lo spettro della catastrofe novecentesca che portò alla vittoria del nazifascismo non è un argomento: è un ulteriore sintomo di imbecillità e di difetto di analisi storica: allora fu proprio l’incapacità delle sinistre di egemonizzare la rabbia popolare per gli effetti della grande crisi a spianare la strada alle destre, e pensare che oggi possa tornare il fascismo nelle sue forme classiche è un altro sintomo dell’incapacità di cogliere l’essenza del nostro tempo: il vero rischio non è il ritorno del fascismo ma che un eventuale trionfo delle destre populiste non servirebbe in alcun modo a contrastare il dominio del finanzacapitalismo (abbiamo dimenticato che il vero nemico è questo?).

Questo dovrebbe essere compito nostro, se e quando ci sbarazzeremo del ciarpame ideologico di una sinistra mummificata e ci metteremo a lavorare per un’alterativa populista di sinistra.

Carlo Formenti

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E Brexit fu

E Brexit fu, nonostante la mobilitazione dei poteri forti inglesi ed internazionali. E hanno deciso di uscire senza essere nell’euro!!
Ora, non essendo riusciti a spaventare i britannici,
si cerca di spaventare tutti gli altri affinché non ne seguano l’esempio.
Si dice che l’uscita è dovuta ai vecchi che avrebbero votato la nostalgia. A nessuno viene il dubbio che le classi popolari dell’Inghilterra del nord e del Galles abbiano invece visto il peggioramento dovuto al combinato disposto liberismo e Unione!? Non viene in mente che questi sono settori che per motivi materiali e culturali fanno più fatica a stare nella globalizzazione liberista perché ne sono le vittime designate?

In realtà è un voto di classe senza un partito di classe. Questo è il dramma. E, diciamocelo, il buon Corbyn, come gran parte della sinistra continentale, della questione non ci ha capito una mazza. Purtroppo. Per altro verso, si è ripetuto quello che, facendo le dovute distinzioni, è accaduto in Italia alle amministrative. Le periferie hanno votato “leave” in Gran Bretagna e M5S in Italia. Questi ultimi, tuttavia, ammorbati dalla logica dei sondaggi, sulla Brexit hanno toppato. Impareranno?
Si dice altresì che i giovani abbiano votato di rimanere. Certo i giovani di Londra vivono diversamente la globalizzazione da quelli sopra citati. Costoro, inoltre, hanno conosciuto solo questo mondo fatto di opportunità precarie e flessibili. Hanno votato il conosciuto. Ma chi li ha resi precari? Chi ha loro tolto il futuro se non l’Unione liberista di cui la Teacher fu antesignana!
A sinistra, t
utti additano lo spettro di Farage, nessuno vuol vedere dove erano schierati i poteri forti, la Finanza. Qualcuno pensa che siano forze progressiste!? Purtroppo sì, a sinistra qualcuno lo pensa in quanto la Finanza costruisce un mondo senza frontiere. É il malefico prodotto del sinistrismo.
Qualcuno fino a ieri affermava che non si può tornare ai confini, alla nazione ecc ecc. Ebbene si può. Costoro però parlano di unire i popoli. Ma cosa sono i popoli se non una storia, un territorio , dei confini, una cultura!? E dentro i popoli ci sono i proletariati. Ma di cosa parlano costoro!!
Tutto cambia in continuazione, ma non si va sempre verso il meglio come pensa il sinistrismo. Il progressismo è un errore storico e filosofico (anche il marxismo ne è stato coinvolto). A volte si torna indietro come in questi ultimi decenni: molto indietro. Certo non si torna all’uguale, ma indietro si torna.

L’unica cosa che invece non sembra cambiare è l’ideologismo astratto, l’ignoranza di chi vuole rimanere tale.

L’Unione Europea è ad un punto di svolta Il voto inglese, però, potrebbe paradossalmente portare a “più Unione”. Più Unione più danni.

Allora è meglio scartare dalla vecchia strada e ricominciare da un’altra parte.

Avremmo bisogno di idee nuove per non buttare via il bambino dell’auspicata unità fra i popoli con l’acqua sporca del liberismo e dei suoi strumenti: Unione ed euro. Avremmo bisogno di ripartire dai popoli europei riconoscendoli come diversi e che, dunque, si possono unire con relazioni reciprocamente vantaggiose senza rinchiuderli in gabbie monetarie come l’euro o un super stato come l’Unione. L’antiliberismo, la difesa della Costituzione devono inserirsi in queste contraddizioni e non pensare di cambiare tutto, tutto in una volta, senza cambiare i contenitori.


Prendiamo dunque atto che uscire si può. Che l’Unione e l’euro possono essere rotti dai popoli. Che l’Unione per i popoli è fallita. Già nei referendum consultivi francesi e olandesi l’Unione fu già bocciata. I greci hanno detto no al Memorandum.

Rompere l’Unione è implicitamente un primo passo per combattere il liberismo.

Concentrandoci su cosa fare di diverso e di migliore a cominciare dal qui ed ora.

Se gli inglesi avessero aspettato tutti gli altri per dire: “leave”, non saremmo qui a parlare. Avrebbe vinto la Finanza, la tecnocrazia europea, Merkel, Hollande, Renzi.

Ugo Boghetta

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