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L’odio di classe

Non credevo mi odiassero così tanto. Come la incartapecorita nobildonna di Tutti a Casa, la sera del referendum monarchia repubblica ”Perchè? perchè? vogliono così male al re?”.

Questo è il punto che ha reso il discorso di addio di Matteo Renzi un sunto esemplare della sua rapidissima parabola politica. Non capire, non sapere, non vedere. Nulla al di là della propaganda, e della piaggeria dei corifei del mio mestiere. Nulla al di là delle slide e degli adoranti convegni confindustriali.

Pensare che gli slogan recitati colle aspirate toscane o con l’improbabile inglese, fossero la realtà percepita dal resto del paese. Che gli hashtag, le cifre gonfiate, perfino alla fine dire 1% di crescita suvvia, i paragoni fatti scegliendo fior da fiore il momento giusto per cinguettare l’Italia riparte, le megalomanie provinciali del paese leader in Europa, schierato col broncetto sulla tolda della Garibaldi, della cosa fantastica della cena finale di gala con Obama, fossero la verità.

Che la sua sola presenza, l’attivismo frenetico, il priapismo egoico automaticamente avessero restituito al disoccupato il lavoro e allo stagista la dignità. Colpa sua che come tanti prima di lui si è intossicato col suo stesso prodotto, che ha collocato tutti gli scettici nella categoria dei gufi, cioè degli iettatori.

Il peggio che ha fatto però lo ha fatto ai suoi sostenitori. Eroici estensori di decine di domande al vecchio porcone di Arcore, dileggiatori del commercialista assiso al tesoro, sputtanatori delle squinzie elevate ai laticlavi, sono stati zombizzati dal suo morso. Silenti, ammirati.

Col sorcio in bocca dell’articolo 18, del licenziamento dichiarato illegittimo dal giudice monetizzato da quattro soldi nel più emblematico esempio della ingiustizia di classe, milioni di ex comunisti, innamorati di Berlinguer si sono trasformati in agit prop di Marchionne, proclamando a gran voce il loro essere sinistra moderna.

Oggi pure loro, incartapecoriti in appena tre anni si chiedono, perchè? perchè? vogliono così male al re?

Ma qui sono in 19 milioni a vederlo nudo per quello che è stato, non un singolo ragazzino. Ve lo ricordate Totti, con le quattro dita alzate con la Juventus? Ecco, zitti e annatevene.

da http://www.ilcontropelo.it/

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1 Commento


  • luca massimo climati

    Gentilissimo compagno estensore dell'articolo, segnalo a beneficio collettivo, che il "film della nobildonna" indicata

    era UNA VITA DIFFICILE,  di Dino Risi ( sceneggiato dal partigiano Rodolfo Sonego ) . Raccontava Albertone ( Sordi), perfetto protagonista del film insieme alla bella Lea Massari, che venne incontrato in trattoria da Palmiro Togliatti, che lo abbracciò e ringraziò per la ottima interpretazione di un personaggio che non rinunziò alla sua dignità,mai , nono stante le asperità . Una vita da….comunista vero.

    C'era una volta il cinema, prima dei minimalisti leccaculo del PD

    Luca Massimo Climati

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