La sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il referendum sull'articolo 18 era attesa ed era stata ampiamente preparata dalle "indiscrezioni" trapelate dalla stessa Corte sui suoi orientamenti. Il quesito referendario sarebbe stato bocciato perché "manipolativo", cioè perché sarebbe andato oltre la pura abrogazione del Jobsact, estendendo la tutela contro i licenziamenti ingiusti nelle aziende industriali e di servizio fino a i 5 dipendenti. Embè?
In Italia si sono già effettuati due referendum sull'articolo 18. Il primo promosso nel 2000 dai radicali per abolirlo, il secondo dalle sinistre sindacali e politiche, nel 2003, per estenderlo a tutti. Quindi non esiste cavillo che giustifichi ora la cancellazione di una consultazione sulla cui legittimità in tutte le forme, nel passato non ci sono state obiezioni. La sentenza della Corte è un puro uso di palazzo delle regole, uso nel quale è maestro Giuliano Amato. Nominato giudice costituzionale da Giorgio Napolitano dopo che Silvio Berlusconi non era riuscito a farlo eleggere presidente della Repubblica.
Nei referendum del 2000 e del 2003 non si raggiunse il quorum, ma il pronunciamento dei votanti fu chiarissimo e a maggioranza schiacciante: No all'abolizione della reintegra nel posto di lavoro, sola vera difesa contro il licenziamenti ingiusti; Si all'estensione di questo diritto cardine a tutto il mondo del lavoro.
I sondaggi ed il clima politico del paese dopo la vittoria del No al referendum costituzionale facevano intuire che questa volta il quorum sarebbe stato raggiunto e che il voto popolare avrebbe seppellito il Jobsact, come aveva fatto con la controriforma costituzionale. Il palazzo, non solo quello politico ma quello confindustriale e bancario con i loro protettori europei, avrebbe subìto un nuovo uppercut popolare e la via delle riforme liberiste sarebbe stata senpre più impraticabile. Ma proprio questa sua possibilità di successo ha condannato il referendum.
La Corte Costituzionale ha così scelto di difendere il palazzo, con una sentenza assurda sul piano della giustizia e del buonsenso stesso, ma sicuramente cavillosa a sufficienza per impedire il voto.
La stessa Cgil promotrice dei referendum ne esce male. La raccolta di firme era stata posta in alternativa alla mobilitazione dei lavoratori. Contro il Jobsact, così come prima contro la legge Fornero, il principale sindacato italiano non aveva fatto nulla di significativo, a differenza dei sindacati francesi contro la Loi Travail. Noi non facciamo lotte perdenti, noi vinciamo il referendum, dicevano i leader Cgil. Ecco il risultato, al quale ora si risponde con bofonchiamenti rassegnati, mentre ci si deve anche difendere dall'accusa di usare quei voucher che si vogliono abolire.
Oramai è chiaro che le riforme liberiste non hanno il consenso del popolo e il palazzo, che vuole continuarle, lo ha imparato. Per questo evita i pronunciamenti popolari come la peste. Dobbiamo saperlo, attrezzarci di conseguenza e finirla con chi non fa mai sul serio. Ci scandalizzano, ma non debbono sorprenderci.
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Daniele
Ho già commentato la sentenza della Consulta in altro articolo, ma devo correggere il compagno Cremaschi che stimo e ammiro: ponendo il quesito referendario con l'estensione alle aziende fino a 5 dipendenti, la CGIL, in maniera fraudolenta, ha cambiato il referendum da abrogativo a propositivo e la Consulta non aveva altra scelta che respingerlo, a meno di non violare le leggi sulla materia; chiediamoci piuttosto PERCHE' la CGIL ha posto così il quesito sapendo BENISSIMO (non penso che alla CGIL manchino gli avvocati) che sarebbe stato respinto. Come già detto altrove, tutto ciò è stato fatto ad arte per salvare il governo e soprattutto Poletti e rimandare le elezioni, come al solito la CGIL, da sindacato complice, va in soccorso del governo con un gioco di prestigio;ora purtroppo, e me ne rammarico, basterà qualche piccola modifica alla materia degli altri due quesiti e l'intero referendum andrà in cavalleria.
De Marco
Sulla formulazione camussiana del quesito referendario relativo al Jobs Act preferisco non elaborare per rispetto della storia della CGIL e dei suoi membri.
Nel caso del giudizio sul Porcellum la Consulta ha esteso, a parere mio in modo gravamene improprio, la regola di interpretazione della « continuità dello Stato ». Una improprietà verificata se non altro perché assicurando questa continuità non la Consulta non ha chiesto simultaneamente la tempestiva correzione delle conseguenze frontalmente anti-democratiche prodotte dalla legge elettorale incriminata e dalle nomine a varie livelli che ne sono scaturite. Con una tale interpretazione fuori luogo il sistema democratico non esiste più di facto: basterebbe legiferare un Italicum – o una altra legge malfatta e mal-intenzionata del genere – peggiore del Porcellum e poi salvarne le conseguenze anti-democratica in ossequio ad una fasulla continuità dello Stato … per altro in tempo di pace !
Lo stesso esproprio dei diritti democratici sanciti dalla Costituzione si sta mettendo in moto oggi con la pretesa di modificare – al margine – la legge sui voucher e gli appalti in modo da non permettere la consultazione referendaria.
Sempre a modesto parere mio, questo è costituzionalmente inaccettabile. Il referendum è un diritto costituzionale, non può essere aggirato in un modo così cavaliere. Se lo sarà malgrado tutto, allora sarà soppressa il principio di responsabilità del governo. Ora questa responsabilità del governo davanti ai rappresentanti eletti del popolo, oppure davanti al popolo stesso nel caso dei referendum, costituisce il cuore del sistema democratico.
Speriamo che il governo e le istituzioni democratiche, incluso la Consulta e gli altri garanti, saranno degni della nostra Costituzione ancora vigente, e vieteranno perciò la tentazione di aggirarne la lettera e lo spirito solo per bassi calcoli elettoralistici.
Paolo De Marco, ex-professore di Relazioni Internazionali – Economia Politica Internazionale.
Redazione Contropiano
Un grazie sincero per il tuo intervento… Più passa il tempo e più si sente nostalgia per gli studi ben fatti e i docenti preparati…
Un saluto
Red.