Fu una rottura drammatica che alla fine portò alle sconfitte successive, ma prima di tutto voglio dire che Luciano Lama ed il PCI che aveva organizzato il comizio avevano torto, e gli studenti che contestarono ragione. E non solo perché l'iniziativa stessa del comizio nel cuore della università dove gli studenti erano in rivolta era un atto di rottura, non di confronto. Nel 1968 il PCI con Luigi Longo segretario aveva saputo capire e confrontarsi criticamente con il movimento degli studenti, rifiutando la linea di rottura allora già proposta da Giorgio Amendola. Nel 1977 invece quella linea aveva conquistato il gruppo dirigente del partito guidato da Enrico Berlinguer, che sosteneva il governo Andreotti e la politica di unità nazionale e compromesso storico con la DC. Questa politica aveva il suo corrispettivo nella svolta moderata della CGIL, che guidata da Lama accettava la politica dei sacrifici dei lavoratori, le compatibilità, l'avvio di quella che poi sarebbe stata chiamata la restaurazione liberista.
Tutto questo fu poi sancito nel 1978 con l'assemblea sindacale tenutasi all'EUR. Nel 1977 Lama ed il PCI non andarono nella Università per discutere, confrontarsi, capire, ma per imporre una linea che era contestata dagli studenti, ma anche da una parte vasta di mondo del lavoro. E la rottura all'università fu usata per rafforzare la politica di unità nazionale e criminalizzare il dissenso verso di essa. Nel 1979 Berlinguer, forzando la mano ad un gruppo dirigente politico e sindacale che invece voleva andare avanti per quella via, ruppe con la DC e riportò il PCI al conflitto, ma era troppo tardi. Oramai la rottura del 1977 aveva fatto i suoi danni sia dal lato degli studenti, sia verso il mondo del lavoro. La lotta armata era stata la via di fuga sbagliata presa da una parte di quei giovani, che avevano visto chiudersi tutto attorno a loro e che l'11 marzo del 1977 avevano pianto Francesco Lorusso ucciso dalla polizia a Bologna. La rottura con gli studenti e la politica dei sacrifici indebolirono il movimento operaio e furono tra le cause della sconfitta alla Fiat nel 1980. Tutta la crescita democratica del paese avviatasi con le lotte studentesche ed operaie del 68/69 fu bloccata, ed un intero decennio, il migliore della storia repubblicana, fu criminalizzato dalle forze e dal potere della restaurazione.
La storia non si fa con i se, ma a volte pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente aiuta. Se il PCI e la CGIL avessero fatto la scelta di un vero dialogo con gli studenti che li contestavano, come avevano fatto nel 1968, penso che le cose sarebbero andate diversamente, meglio.
E poi il passato non è passato, perché oggi a Bologna il sindaco ed il PD assieme alla destra si scagliano contro gli studenti in lotta e plaudono alla repressione poliziesca.
Se guardiamo alla società in cui viviamo, alle sue terribili ingiustizie, alla distruzione di futuro che colpisce prima di tutto i giovani, bisogna aver il coraggio di dire che Lama aveva torto e chi lo contestava ragione. Vale per ieri e ancora di più per oggi.
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silvia de angelis
IL Movimento del ’77 ,anche se è passato tanto tempo,rimarrà sempre nella storia italiana l’esempio di un antagonismo sociale indomito,lucido nell’analisi della realtà e conseguenziale nelle azioni.Quel giorno freddo di febbraio avevano ragione gli studenti e torto Lama ed i suoi accoliti.E tutti i killer che hanno strozzato il movimento sono finiti male. Kossiga è diventato pazzo, Dc e Pci si sono liquefatti,i loro dirigenti o presi colle mani nel sacco in Tangentopoli o suicidatesi politicamente.ed hanno lasciato le macerie attuali..Ah,se avevamo ragione!Ci prendevano in giro perchè facevamo assemblee lunghissime,interminabili,ma nessuno ci pagava,lo facevamo gratis,guarda un po’,per passione,per rabbia per furore,però mai per opportunismo o per far carriera.Se c’è una cosa di cui mi vanto è di esserci stata e di aver condiviso con tanti altri un sogno.