La ‘rottura’ fra Merkel e Trump al G7 di Taormina viene analizzata in questi giorni in tutto il mondo. Non è la prima volta che Germania e Usa hanno interessi divergenti; è la prima volta dal 1945 che i loro leader si mandano pubblicamente a quel paese. È il punto di arrivo di un lungo processo.
La rottura vera è avvenuta sul commercio internazionale, in riferimento al quale Trump ha detto: “I tedeschi sono cattivi, molto cattivi”, toccando corde sensibili. Lo stereotipo del ‘tedesco cattivo’ risale al 1945, e allude alle guerre di aggressione e ai genocidi commessi in quel periodo. Ma i tedeschi hanno riflettuto più di chiunque altro su molti “errori” del passato; e ritengono – a ragione – di essere una nazione profondamente democratica, priva di ambizioni militari, e con una visione ambientalista più illuminata di quella americana.
Ciò detto, le politiche commerciali (in senso ampio) depressive della Germania ed i surplus senza precedenti, l’accumulo di riserve, crediti, e titoli esteri, l’inflazione media 2000-16 all’1,35% (lontana dal 2% concordato), il deliberato mercantilismo stanno facendo strame delle regole di pacifica convivenza (economica) nate intorno al 1945, che persino i cinesi rispettano. Basta ricordare il fondamentale Art. I dell’Imf in difesa del “balanced international trade”; e l’Art.IV(1)(iii) che vieta ogni: “unfair competitive advantage over other members”; dove “unfair” significa ogni “excessive and prolonged official or quasi-official accumulation of foreign assets” o “large and prolonged current account… surpluses”. La Germania per la prima volta si ribella all’ordine mondiale post-1945.
Merkel cela il proprio isolamento internazionale nascondendosi dietro “l’Europa”, che pure più di altri soffre le politiche tedesche. O dietro i sogni federalisti degli europei, non privi di un perché. Gioca sul lato folkloristico di Trump, dei protagonisti del Brexit, dei populisti europei, sulla scarsa credibilità dei greci… E manda un messaggio: “Il resto del mondo… è isolato!”. Ma l’Europa sta perdendo l’appoggio di Usa e Uk: chi è davvero estremista e chi moderato in questo gioco? La ribellione tedesca non è basata su alcun principio etico, solo sul “faccio come mi pare”, figlio del crescente potere nella zona Euro, di istituzioni e regole spacciate per neutrali e in realtà profondamente asimmetriche. I tedeschi hanno riflettuto molto sul passato: forse non su tutto. Man mano che i ricordi del 1945 impallidiscono emerge l’insofferenza per le regole, la tendenza egemonica che in Europa fece vincere molte battaglie e perdere molte guerre.
Ma Merkel è un politico razionale: calcola sempre le sue mosse e le sue dichiarazioni. Se oggi ‘sovra-reagisce’ a Trump, non è tanto per motivi legati al rapporto con Trump, ma perché gli USA (e il resto del mondo) mettono in discussione l’ideologia con cui la Germania domina l’area dell’euro. Un autarca non può tollerare di essere sbeffeggiato, proprio sui punti sacri all’origine del suo potere: “Il mio surplus non è un problema! Il mio surplus è frutto del mio lavoro. Ne ho diritto!“. Similmente, Merkel nell’agosto del 2014 bloccò immediatamente Draghi – che a Jackson Hole, di fronte ai suoi professori americani, aveva cominciato a dire la verità sulla crisi europea: non è stata causata dai troppi debiti pubblici o dalla stasi nella produttività di alcuni paesi, ma dagli errori di politica economica imposti dai Trattati dell’Euro. “Taci o salti”, fu il messaggio.
L’ideologia è il primo collante dell’egemonia: ricompatta gli ‘utili idioti’ che ci credono, e offre un alibi a chi – per interesse o per forza – finge di crederci. Per salvarla, Merkel deve ‘rompere’ con l’America, deve accentuare la repressione del dissenso e stringere i nodi scorsoi nell’Eurozona. O dovrà rinunciare all’egemonia. Ma questo la Germania non è in grado di farlo: riproporre un’Euro(pa) di pari dignità fuori di Maastricht. Le superstizioni di Maastricht, per quanto confutate ripetutamente dalla Storia drammatica di questi anni, sono il meccanismo auto-assolutorio dei tedeschi. Perciò sono state servite ai e-lettori tedeschi con accenti moralistici e la compattezza tipiche di quel paese. Ora sono diventate parte dell’identità nazionale. Perciò non saranno corrette (per quanto molti amici vogliano illudersi) se non con la forza (speriamo stavolta non militare).
Quest’ideologia di dominio da noi si rovescia e diventa ideologia di sottomissione. “Con i nostri politici corrotti e incompetenti, il popolo ignorante che non vota le riforme buone e giuste di Renzi, il debito pubblico alle stelle, la Pubblica amministrazione piena di fannulloni, non saremo mai in grado di governarci” … E quindi di essere liberi (ma questo rimane sottinteso).
Quanto all’Europa federale che ci preparano Merkel & friends, come ho spiegato su Aspenia – in assenza di una vera Costituzione europea o Trattato (con relativi check and balances, specie sulla BCE) che stabilisca i diritti inalienabili dei popoli/nazioni europei a cui capita di trovarsi in minoranza – emergerà un super stato leviathan dove la maggioranza filo-tedesca (i paesi potenti e in surplus come la Germania hanno più potere di coalizione) ridurrà in briciole chi oserà sfidarla, e terrà per il collare gli altri. ‘Vae victis’ sarà il motto di chi penserà di noi: “Oderint dum metuant”.
1 giugno 2017
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