Esistono, lo stanno scrivendo in tanti, due punti di vista attraverso cui guardare la vicenda. Uno di metodo e uno di merito.
Il metodo bisogna dirlo, è tutto sbagliato. Dalla A alla Z.
Certo lo è dentro un campo da gioco scelto dal Governo e con le regole del gioco scritte direttamente a Roma, da una legge nazionale che si chiama Sblocca Italia e che (è bene ricordarlo) è stata convintamente votata da tanti parlamentari che ora troviamo adoperarsi per la ricostruzione della sinistra.
Certo lo è dentro un quadro che all’origine prevedeva l’espropriazione assoluta della decisione su quel pezzo di città da parte del Governo nei confronti del Comune, con l’arrogante intenzione di imporre un progetto che guardava solo al business, al profitto, alla speculazione e con nessuna attenzione alle bonifiche e più in generale alla salute.
Certo. Tutto vero.
Ma questo non assolve del tutto l’Amministrazione e soprattutto non risolve l’aspettativa democratica che proprio attorno al metodo, in città e fuori dalla città, si era creata su questa vicenda importantissima.
Così importante che stiamo all’oggi in attesa che la Corte costituzionale si esprima sui 4 comma dell’articolo 33 che riguardano proprio questa espropriazione di sovranità.
Eppure viviamo in un tempo in cui la democrazia è vezzo di pochi e le scelte vanno prese rapidamente guardando solo all’efficacia e alla pratica dell’obiettivo.
Anche se c’è chi non si rassegna a questa rapidità decisionista.
Qui subentra allora la questione del merito, vale a dire del contenuto dell’accordo.
Innanzitutto la cornice del contenuto, è la sconfitta che subisce la città sulla proprietà dei suoli, che di fatto resta nelle mani del Governo attraverso Invitalia.
Proprietà pubblica certo ma la stessa che voleva trasformare senza se e senza ma Bagnoli nella cittadella del lusso. Quindi garante di un bel niente.
Ciò che è stato effettivamente arginato è il piano di speculazione con cui si presentò Invitalia.
Elenco alcune cose, senza pretesa di esaustività.
La spiaggia, come previsto dalla delibera comunale “una spiaggia per tutti” sarà pubblica e lunga 2 km. Niente più spiaggia attrezzata e resort.
Al miglio azzurro (una orribile costruzione destinata ad attività produttive non ben identificate) viene sostituito una parte del parco urbano.
Le cubature destinate all’edilizia residenziale non aumentano, anzi diminuiscono leggermente.
Nell’area ex Eterrnit non si potrà progettare nulla finché non si conosceranno i livelli specifici di inquinamento.
A Nisida il porto si farà, per 800 imbarcazioni e per le strutture ricettive (a Nisida) saranno utilizzati cespiti già esistenti.
Le bonifiche dovrebbero iniziare, a seguito delle caratterizzazioni, a gennaio del 2018, con i soldi stanziati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ad agosto di quest’anno. (E questo sarà un primo banco di prova).
E questa è la priorità assoluta, ciò di cui ha innanzitutto bisogno Bagnoli e soprattutto ciò che merita Bagnoli.
Ebbene, questo quadro cosa ci racconta?
Innanzitutto che dobbiamo ringraziare la reattività della città e dei territori se è esistito lo spazio per ridiscutere praticamente tutto.
Un’amministrazione comunale non avrebbe mai retto tutti i No che sono stati detti a Renzi se al suo fianco non ci fossero stati i movimenti di tutta Italia oltre che cittadini.
Questo non significa che domani qualcuno vince ma solo che il destino dei territori può essere riscritto. Sempre.
La domanda che mi assilla in queste ore e alla quale non trovo purtroppo risposte esaustive è: chi ci garantisce che queste linee programmatiche verranno rispettate? Come si esercita il controllo dal basso di un piano che cambierà il volto di un pezzo importantissimo di città? Il Comune è fuori dalla cabina di regia, giustamente, ma basteranno le conferenze dei servizi e i tavoli tra tecnici di parte per monitorare le bonifiche e che gli accordi presi vengano rispettati?
O c’è qualcuno che aspetta dietro l’angolo di appuntarsi la medaglia dell’addomesticamento della città ribelle e che sa che tutto può cambiare negli anni soprattutto quando un progetto ha bisogno di tempi di realizzazione lunghissimi?
Ho troppa poca fiducia nell’imprenditoria affamata del nostro paese e nel trasformismo opportunista dei governi nazionali per tirare un sospiro di sollievo… ma spero stavolta di essere smentita.
Staremo a vedere.
* consigliere comunale di Napoli
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