Il presidente francese Macron – vi ricordate l’entusiasmo per lui degli europeisti dei nostri palazzi? – ha preso due decisioni che in fondo hanno la stessa natura. Ha deciso di nazionalizzare i cantieri navali, attualmente al 51% in mano a Fincantieri, e di realizzare Hotspot, cioè campi di concentramento, di migranti nel deserto libico.
La prima decisione affonda la nostra cantieristica navale sul piano finanziario. Anni fa, assieme al mio compianto amico Sandro Bianchi, ho partecipato alla battaglia della Fiom per impedire che l’azienda pubblica, gioiello nella costruzione delle navi, venisse quotata in Borsa. Allora vincemmo e per qualche anno Fincantieri rimase fuori dalle follie della finanza, consolidandosi industrialmente.
Poi un’altra situazione, e anche un’altra Fiom, permisero la quotazione. Ora se ne paga il prezzo perché il governo francese chiarisce che libero mercato e libera concorrenza vengono dopo le gerarchie imperiali tra gli stati. L’Italia, come tutti i paesi del Sud, nella UE è colonia, mentre la Francia è paese coloniale. Le colonie possono solo vendere, ma non debbono comprare perché questo spetta solo ai colonizzatori.
Così Fincantieri sarà esposta ai contraccolpi di una Borsa che ha capito che sul piano imperiale essa è azienda di serie B. La sola risposta adeguata sarebbe la decisione dello stato italiano di ritirare l’azienda dalla Borsa e di rinazionalizzarla. Ma come fa ad assumere simile decisione un governo che sta svendendo Alitalia, Ilva, banche, anche a compratori francesi, solo per non nazionalizzare? Così Macron, nazionalizzando, ottiene due risultati: rilancia la cantieristica francese e dà un colpo a quella italiana.
Lo stesso risultato lo tenta costruendo lager per migranti nel deserto libico, tramite i capi locali da lui finanziati. Invece l’Italia gli Hotspot – sempre l’inglese per fregarci – li dovrà costruire qui; noi competiamo con la Libia mica con la Francia.
Noi non possiamo comprare i cantieri dei paesi che comandano nella UE, ma dobbiamo fare i lager per i migranti che gli altri respingono.
Noi siamo i popoli del Sud Europa, quelli che secondo le delicate parole del capo Euro Dijesselbloem, sono in crisi perché “hanno speso i soldi in vino e donne”.
Ancora una volta si dimostra che l’Unione Europea è un costruzione colonialista e razzista, e l’Italia, assieme a tutti gli altri PIGS, sta dalla parte sbagliata di quel tavolo ove i ridicoli politici nostrani vogliono battere i pugni.
Il compito che la UE assegna al nostro paese è quello di fare il guardiano alle frontiere dei paesi che contano. E così in un Hotspot ci è ora finita anche Fincantieri. Intanto i governi balbettano e i mass media trombettano fesserie.
O rompiamo con la UE, o siamo e resteremo una colonia.
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