Cinque minuti sono pochi per la complessità del tema, ma devono bastare e vi prometto che ci riuscirò. Sono venuto a questa assemblea senza preparare alcun discorso, come faccio solitamente quando capisco che quello di cui dobbiamo discutere non è qualcosa che si possa preparare, ma ti viene dal cuore, ti viene dall’anima nel momento in cui lo pensi e lo dici.
Cosa stiamo facendo? Stiamo lanciando una proposta politica. Da un punto di vista storico, una proposta politica ha un valore, se risponde a una necessità della storia, se cioè c’è un problema che è obbligatorio affrontare e tu proponi qualcosa che lo possa risolvere. Io penso che mai come in questo momento ci sia stata tanta corrispondenza tra quello che i ragazzi dell’ex OPG ci sono venuti a dire negli ultimi due, tre giorni e quella che è la condizione del Paese. Vorrei, se me lo consentite, disegnare un breve quadro del tempo in cui viviamo. Devo dire che, dopo le parole della ragazza italiana di colore che è intervenuta prima di me, è difficilissimo parlare senza sentire che la voce ti trema. Io mi vergogno. Mi vergogno di vivere in un Paese come questo. Mi vergogno, mi indigno e quindi dico fino in fondo quello che penso.
Noi parliamo spesso di regime, di fascismo, come di un pericolo che incombe, ma il fascismo sta tornando. E’ un fascismo moderno, ma è già tornato. Ciò che abbiamo ascoltato, quello che stiamo sentendo è, nei fatti, la condizione di un Paese in cui la democrazia è stata ammazzata, in cui la Costituzione, che si è tentato di cancellare ufficialmente, è poi morta ed è stata sepolta dalle leggi della repubblica. Molte, tante delle leggi di che si sono fatte negli ultimi anni sono leggi fasciste. Voglio fare un esempio da storico, da studioso quale penso di essere. Il decreto Minniti sul decoro urbano – vi invito a verificare negli archivi – è datato1934 ed è alla lettera, non nello spirito, ma spesso alla lettera, la fotocopia di un decreto fascista. Di fronte a tutto questo, leggo sui giornali che si lavora per fare un centro sinistra. Scusate, ma quale sarebbe il centro? Quale? Vorrei che qualcuno me lo dicesse. Il PD? Ma il PD oggi è il pilastro di questo sistema autoritario. Il PD è la destra! E’ inutile che ci giriamo attorno.
Da qui, da questa amara realtà, nasce la risposta alla iniziale considerazione che ho fatto: la nostra proposta politica risponde a una necessità della storia? Sì. E’ necessaria perché c’è un gigantesco problema . Nel Paese la Sinistra non ha più una rappresentanza, a meno che non mi vogliate venire a dire che sia Sinistra chi è uscito all’ultimo momento dal PD dopo di aver approvato tutte le leggi che ci hanno portato in questa condizione.
Non mi meraviglio che la proposta di cui discutiamo sia partita dalla mia Napoli. Io ci vivo e so che Napoli oggi è una piccola avanguardia, un coraggioso avamposto. C’è un modello di governo della città. I Comuni sono le ultime Istituzioni legittimate da un voto popolare e laddove provano a mettersi di traverso, fanno parlare i movimenti, governano insieme la città, ecco che provano a farli fanno fuori, come accade a Napoli. Li stanno facendo fuori. Come si risponde a un simile attacco? E’ ancora possibile pensare, come facevamo in tanti della mia generazione ai tempi della mia giovinezza, che con le Istituzioni non ci si sporca le mani? Ma le Istituzioni se le sono prese, dalle Istituzioni ci hanno cacciato a pedate con leggi che sono un imbroglio e ci dobbiamo ritornare.
Tutto questo è diventato molto più chiaro dopo il risultato del Referendum, per tutto quanto è accaduto in quest’ultimo anno. Il Parlamento che ci porta a votare con cinque voti di fiducia sulla legge elettorale, è un Parlamento sul quale pesa una sentenza della Corte Costituzionale. Su questo gravissimo dato non si può tacere: i partiti hanno mandato in Parlamento i loro uomini con una legge incostituzionale! Non sono deputati, sono nominati dei Fasci e delle Corporazioni. E sono loro, questi signori, che hanno costruito una nuova legge truffa per perpetuare il loro potere. Questa legge fa schifo, è una sfida e la sfida va accettata. Noi ci dobbiamo entrare in questo Parlamento, noi ci possiamo entrare, perché la gente che ha votato in massa no al referendum si è trovata subito dopo senza riferimenti. Abbiamo sbagliato a sciogliere i Comitati per il No. Quei Comitati dovevano essere in piedi, dovevano assediarlo il Parlamento e questa gente se ne doveva andare. Adesso si permettono di chiederci il voto? Noi dobbiamo trovare il modo di far entrare una Sinistra in Parlamento. E per me Sinistra vuol dire qualcosa che ha non niente da spartire, è incompatibile con liberismo e con neo liberismo. Da qualunque parte la vogliamo guardare. Ed è incompatibile con questa Unione Europea. Questa Europa infatti è il pilastro di questo sistema e con queste cose bisogna fare i conti.
Un’ultima cosa e chiudo. E’ necessario che ci sia una fortissima unità di base, ma quando dico unità di base, intendo che le Segreterie dei partiti non c’entrano niente, perché sono questi partiti che ci hanno ridotto in questa condizione. Quindi, compagni, mettiamoci insieme, andiamo nei territori, facciamo assemblee. C’è mezza Italia che non vota. Il risultato di questa iniziativa potrebbe essere una Waterloo, ma potrebbe anche essere qualcosa che gira la pagina della storia. Ci vuole il coraggio di farlo. Tutto qua.
Voglio terminare così, con le parole che i propagandisti del primo socialismo utilizzavano per svegliare le masse: “Siete piccini perché siete in ginocchio. Alzatevi e diventerete dei giganti!”.
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