Primo presupposto politico: credo che presentare alle elezioni una lista alternativa di sinistra, alternativa, anticapitalista e di classe sia un’opportunità importante ma non rappresenti la soluzione a tutte le aspettative ed i bisogni di una fascia di cittadini e lavoratori sempre più ampia. E’ uno strumento e non il fine.
Secondo presupposto personale: non sono interessato a candidature. Dopo aver fatto sindacato per quasi 40 anni ed aver contribuito alla costruzione di quella reale alternativa a cgilcisluil che è USB, ho deciso di passare la mano a chi è più giovane o ha più energie di me. Politicamente iscritto a DP dal 1979 e poi a Rifondazione Comunista sino al 2006, quando ho assunto un ruolo di responsabilità nel sindacalismo di base, indipendente e di classe., oggi aderisco a Eurostop.
Allora… provo a sintetizzare alcune riflessioni personali su aspetti che sicuramente sono oggi all’ordine del giorno della discussione intorno e dentro la costruzione del progetto che si sta cercando di realizzare.
1. Non credo ci siano grandi problemi sui principali punti del programma… chiaramente dando per scontato che ognuno deve lasciare un 20% dei propri punti “irrinunciabili ” per costruire un percorso unitario. Che i partiti e le formazioni organizzate presenti, importanti per ciò che rappresentano, facciano però un passo indietro, di lato, avanti… insomma che si spostino dalla linea retta che si vuole seguire in questa partita e si mettano al servizio di un progetto o, come spesso è accaduto, prevarrà la divisione e la parzialità ancor prima di far comprendere alla gente che cosa vuole essere veramente questa ipotesi di lista alternativa.
2. Le candidature non devono essere costituite ed “imbottite” di organigrammi delle formazioni politiche. Senza nascondersi dietro un dito facendo finta che su questo aspetto specifico i problemi non esistano, si deve però necessariamente trovare un equilibrio tra la rappresentanza delle singole formazioni e la necessaria introduzione di una novità radicale, non solo generazionale, ma anche delle esperienze proposte.
3. Ho sentito parlare di simboli “necessari”, “indispensabili”, di falce e martello quasi come soluzione a qualsiasi problema… non prendiamoci in giro – e lo dice un comunista – nessun simbolo sostituisce la pratica e la lotta quotidiana. Servono militanza, idee chiare, intelligenza politica e valori per costruire l’alternativa e non certo la loro rappresentazione grafica.
4. Se questa vuole essere una lista popolare, alternativa, di sinistra, radicale nei contenuti e nel metodo, deve parlare con la lingua della gente e non in politichese. Il linguaggio e la comunicazione possono realmente essere lo strumento fondamentale in una campagna elettorale che non darà certo spazio a questa lista. Dobbiamo parlare ed esprimerci in modo tale da farci comprendere e scegliere da chi non ci conosce e non utilizzare il linguaggio e la propaganda che si usa da sempre all’interno dei partiti e dai movimenti di sinistra e comunisti, spesso compresa solo dai militanti.
5. Proprio perché si lavora in salita e con la certezza di essere ignorati da stampa e televisioni, la campagna deve orientarsi essenzialmente su due fronti: il primo è quello dell’azione diretta, della militanza, della propaganda strada per strada, posto di lavoro per posto di lavoro; il secondo strumento da utilizzare al massimo è la rete, i social, i siti, ecc.
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Franco Astengo
Fabrizio dimentica un particolare importante: il finanziamento. E’ necessaria una massiccia iniziativa in questo senso perchè i costi di un minimo di visibilità saranno alti e le elezioni non sono una gara decoubertiana. E’ necessario raggiungere comunque, ben oltre l’affanno del “battiquorum” un risultato che significhi la presenza di una base sociale capace anche di portare al voto almeno l’appartenenza. Quel voto di appartenenza cioè che è comunque il grande dimenticato ormai da decenni in favore del voto di opinione (difficilissimo da raggiungere senza TV e socail adeguati) e di scambio. Per quel che riguarda il voto di scambio vale però la massima di un vecchio compagno operaio : Vpto comunista per interesse”. Ovverosia perchè i comunisti tutelano i miei interessi. Quindi, ultimo punto: non temerere le eventuali accuse di populismo: il linguaggio semplice deve accompagnarsi all’enucleazione di temi che interessano direttamente la condizione materiale dei lavoratori: quindi la precarietà ma anche – ad esempio – l’idea del rilancio di un mecxcanismo di adeguamento dei salari al costo della vita reale: una nuova scala mbile, per itnenderci, ma è soltanto un esempio.
Fabrizio Tomaselli
Condivido le tue osservazioni Franco.
Fabrizio Tomaselli
francesco
Io penso che l’alternativa elettoralistica sia oramai tramontata. Intanto è stato fatto un sistema elettorale che se non hai almento il 5% dei voti non vai da nessuna parte, poi si è fatto un errore , il solito, che quando si aderisce un movimento non si sciolgono le associazioni di appartenenza. Rifondazione mantiene la sua struttura per esempio e così altri e questo non garantisce un effettivo “potere al popolo”. L’idea di un movimento alternativo va benissimo e mi piace anche, un grosso contenitore di tutte le istanze dell’area antagonista va bene, ma non in chiave elettoralistica. Io a queste elezioni non mi presenterei, affilerei le armi, mi organizerei nei territori, aspetteri qualche altra occasione , ma non questa.
Vittorio Andreini
Umile proposta per il nome: PARTITO dei LAVORATORI.